Ford #cityoftomorrow presenta il suo TEDx intitolato alle città del domani
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Ho vissuto a Londra per una giornata grazie a Ford. E già mediamente per un’italiana che vive fra Bergamo e Milano è come essere sbalzata nel futuro. Ma Ford ha pensato bene di creare un TEDx dedicato alle città di domani, intitolato proprio Ford #cityoftomorrow.
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Che cosa ha di speciale un TED, se non ne hai mai visto uno o non ne hai mai sentito parlare? Un TED racchiude in un evento professionisti e persone che hanno qualcosa da dire sulla tematica scelta. Il claim di TED è infatti, in inglese, “ideas worth spreading” ovvero “idee che vale la pena diffondere“.
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Il TEDx di Ford- dove la X sta per “versione locale di TED” – ha portato alla luce una tematica estremamente interessante. Non è stata trattata la città del futuro dal punto di vista robotico o delle scienze. Non si è parlato di auto, perché come è stato ribadito sul palco “tutti sanno che Ford fa automobili“. Ciò di cui ho sentito parlare ieri pomeriggio è stata la città del futuro dal punto di vista dell’essere umano.
Come interagiremo tra di noi?
Come potremo essere nuovamente padroni della città?
Come potremo conquistare il territorio e non farci inglobare dalla tecnologia che pian piano sta trasformando molti in zombie?
All’interno di questo straordinario evento infatti non ho ascoltato un solo professorone saccente, ma esseri umani brillanti ed entusiasti pronti a mettersi in gioco per gli altri. Uno degli interventi che più mi ha colpito è stata l’artista Candy Chang. Ha creato in giro per il mondo delle installazioni di condivisione dedicate alla vita, per riscoprire il valore della morte senza esserne colpiti. Non è sicuramente il classico quadro d’artista, bensì un luogo di condivisione di pensieri e momenti delle persone.
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Ho scoperto come nelle grandi città sia impossibile guidare. A Londra la velocità media è 8,3 mph (miglia all’ora) e gli incidenti sono all’ordine del giorno. Non solo è utile ripensare a come si interagisce quindi sulle strade, e Joachim Mitchell ha mostrato delle auto di gomma che rimbalzano l’una contro l’altra.
Ma anche le case potrebbero essere studiate diversamente. In considerazione del fatto che “impieghiamo 10 anni per aspettare un buono scotch, perché non possiamo aspettare 7 anni per crescere le nostre case?“, chiede sempre Mitchell?
È stata poi la volta di Ben Hamilton-Baillie che ci ha ricordato di come gli esseri umani debbano riconquistare gli spazi che una volta erano di loro “proprietà“. Se infatti si provasse, come già fatto in altri posti, a ripensare alle città senza i segnali stradali, dovremmo essere noi a riadattarci e riconquistare gli spazi, anche fra di noi.
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