Filippo Poletti, top voice di LinkedIn
“Professional branding”, parole chiave per lavorare oggi, grazie a contenuti online: +600% opportunità di business
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«“Professional branding” sono le due parole chiave per trovare lavoro e fare business oggi. Di fronte all’attuale crisi economica e finanziaria e a un mercato occupazionale in difficoltà occorre costruire una rete solida di relazioni digitali, condividendo le competenze e le soluzioni che possiamo offrire. La pianificazione e la messa online di contenuti professionali, focalizzati sulla sfera lavorativa, ci permette di essere visibili, arrivando a raggiungere persone potenzialmente interessate al nostro profilo digitale fino a sei volte in più rispetto ad altri professionisti che non adottano questa strategia di condivisione in rete». Lo dice Filippo Poletti, giornalista professionista, indicato da LinkedIn come “top voice” d’Italia: attivo quotidianamente sul social media dedicato ai professionisti con 15 milioni di utenti nel nostro Paese, da 5 anni cura ogni mattina sullo stesso LinkedIn alle ore 8 la “Rassegna quotidiana del cambiamento” riservata ai trend del lavoro e ogni giovedì alle 18 conduce dal 2020 il talk sull’attualità del mondo del lavoro “New Normal Live” assieme a Monica Bormetti.
«Se da un lato esiste il problema legato al venir meno di posti di lavoro, dall’altro lato dobbiamo fare in modo di far arrivare il nostro cv e il nostro “saper far” a chi offre lavoro», sottolinea il professionista milanese, candidato all’EMBA del MIP Politecnico, che giovedì 11 marzo ha intervistato sul tema del lavoro e della formazione, in diretta sul suo profilo LinkedIn @filippopoletti, il giornalista e divulgatore scientifico Piero Angela. Il riferimento è alle statistiche dell’Istat diffuse lo scorso febbraio, dalle quali emerge come le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione, registrate l’anno scorso tra il mese di marzo e giugno, unite a quella di dicembre, abbiano portato l’occupazione a un livello più basso rispetto a quello segnalato a dicembre del 2019 (-1,9%, pari a -444mila unità).
Asimmetria informativa
«Di fronte a questa grave crisi occorre superare il problema della cosiddetta “asimmetria informativa”, come direbbe il Nobel George Akerlof, lasciando in rete segnali distintivi relativi alle nostre esperienze professionali e al nostro “saper fare”. Ciò che dobbiamo fare è farci trovare nel miglior modo e più esaustivo possibile dai responsabili del personale, dai “cacciatori di testa” e da nuovi partner commerciali». “Professionista” – ricorda Poletti, autore del recente libro “Tempo di IoP: Intranet of People” dedicato alla comunicazione interna aziendale – è una parola di origine latina, al cui interno troviamo il verbo “parlare”: «Professionista è colui che “racconta” cosa sa fare in ambito lavorativo. Presentiamo in rete, dunque, ciò che siamo in grado di fare e come potremmo essere utili a una o più imprese così da dare al nostro potenziale datore di lavoro o a futuri partner tanti più elementi che orientino la loro scelta su di noi».
Hänsel e Gretel
Per spiegare tutto questo il top voice di LinkedIn in Italia usa la metafora dei “sassolini” seminati da Hänsel e Gretel nella foresta, protagonisti del celebre racconto scritto dai fratelli Grimm: «Ogni nostro contenuto condiviso in rete, come ad esempio un post o una story costituiti da un contenuto scritto, audio o video, rappresenta una “briciola di pane” che, unita ad altre “briciole” digitali, servirà a comporre un sentiero utile ad altri professionisti e compagnie per arrivare fino a noi. Per questa ragione, mai come oggi, dobbiamo fare attenzione alle “breadcrumbs”, per usare il gergo degli sviluppatori informatici, ossia alle “briciole di pane”». I risultati della nostra strategia di condivisione di contenuti premieranno gli sforzi compiuti: «La società statunitense Aberdeen – sottolinea Poletti, promotore del portale Rassegna lavoro – ha stimato come nell’ambito del business aziendale l’adozione del cosiddetto “content marketing” porti a “tassi di conversione” fino a sei volte superiori rispetto ai concorrenti che non l’adottano. Allo stesso modo, la condivisione di contenuti di qualità tramite i social media, un nostro sito e altri portali incrementa la nostra visibilità in rete, creando le condizioni necessarie per nuove opportunità di lavoro».
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Se fino all’altro ieri “personal brand” erano tra le parole più usate dagli spin doctor, oggi – secondo Poletti – «è tempo di concentrarsi sul “professional brand”, ossia sulla produzione e la messa in rete di contenuti dedicati al mondo del lavoro. Vale, in particolare, su un canale come LinkedIn. Curiamo il nostro “professional brand” e usiamo al meglio la rete come un’opportunità per condividere il nostro “know how”, il nostro “know where”, il nostro “know when” e il nostro “know why”».
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