Festival di cinema a St. Moritz: eventi esclusivi in una sala intima di 108 posti
St. Moritz e il suo festival cinematografico di nicchia
La terza edizione del St. Moritz Film Festival, dedicato quest’anno al tema della relazione tra il tempo e l’immagine in movimento, conferma l’evento come un progetto di nicchia tailor made, che sfrutta il coinvolgimento di curatori e autori internazionali in una comunità che per quattro giorni si riunisce e dibatte. Midnight Histories è il titolo di questa tornata che ha portato in Engadina 40 titoli e altrettanti autori.
Il festival diventa sempre più noto e rispettato dagli artisti e per me è importante perché sono loro la bussola dei nostri tempi; se apprezzano SMAFF e vogliono tornarvi, è per me motivo di orgoglio. In termini di organizzazione, il team si rafforza e la visibilità internazionale aumenta. Dei tre film vincitori, due sono arrivati tramite l’open call e ciò è il segno di un successo.
Per le dimensioni contenute e per la sua atmosfera familiare e comunitaria, SMAFF si è ritagliato un ruolo di “chicca” nel panorama festivaliero. Si utilizza un piccolo cinema molto sofisticato da 108 posti ed è evidente come il successo dell’evento non si debba misurare con il numero di spettatori, ma attraverso la qualità dei suoi contenuti, sui quali possiamo essere radicali, evitando qualsiasi compromesso.
Il successo del festival di cinema e filosofia SMAFF
Il festival SMAFF si distingue per la sua capacità di attrarre artisti di rilevanza internazionale e per la sua crescita in termini di visibilità e rispetto all’interno della comunità cinematografica. Un primo giudizio su questa terza edizione di SMAFF è sicuramente positivo; il festival diventa sempre più noto e rispettato dagli artisti e per me è importante perché sono loro la bussola dei nostri tempi. Se apprezzano SMAFF e vogliono tornarvi, è per me motivo di orgoglio. In termini di organizzazione, il team si rafforza e la visibilità internazionale aumenta.
Dei tre film vincitori, due sono arrivati tramite l’open call e ciò è il segno di un successo. Questo dimostra l’efficacia della call aperta nel trovare talenti emergenti e opere di qualità, contribuendo a far sentire il festival come un punto di riferimento per nuove voci nel panorama cinematografico. La scelta di un piccolo cinema, con soli 108 posti, crea un’atmosfera unica e intima, permettendo un’interazione diretta tra gli autori e il pubblico.
È evidente come il successo dell’evento non si debba misurare con il numero di spettatori, ma attraverso la qualità dei suoi contenuti, sui quali possiamo essere radicali, evitando qualsiasi compromesso. Questo approccio permette al festival di mantenere la sua identità distintiva, focalizzandosi su temi significativi e stimolando un dibattito critico.
Un’atmosfera familiare e comunitaria
Il St. Moritz Film Festival è molto più di un semplice evento cinematografico; è un’esperienza che offre un’atmosfera familiare e comunitaria che raramente si trova in festival di maggiori dimensioni. Questo ambiente intimo consente un’interazione unica tra i partecipanti, creando un legame speciale tra autori, spettatori e organizzatori. Il nostro cinema, con solo 108 posti, diventa un luogo di scambio e dialogo, dove la qualità dei contenuti supera di gran lunga il numero di presenze.
Grazie a questo approccio, SMAFF riesce a calibrare la sua offerta culturale su ciò che conta di più: i film e le discussioni che ne derivano. Qui, l’idea di cinema non è solo quella di intrattenimento, ma di stimolo al pensiero e alla riflessione condivisa. L’atmosfera familiare incoraggia gli spettatori a sentirsi parte attiva della comunità, promuovendo conversazioni significative e scambi di idee che arricchiscono l’esperienza del festival.
In un contesto così raccolto, ogni film diventa un’occasione per un dibattito approfondito, dove le opinioni vengono messe a confronto e le visioni degli autori si intrecciano con le reazioni del pubblico. Non c’è paura di esprimere opinioni forti o di affrontare temi controversi; al contrario, queste dinamiche contribuiscono a dare vita a un dialogo aperto e sincero.
Il team organizzativo di SMAFF si impegna costantemente per mantenere questa atmosfera accogliente e stimolante, non trascurando mai la volontà di riflessione critica che accompagna ogni proiezione. Questo modello di festival, quindi, non solo celebra il cinema, ma diventa anche un laboratorio di idee, un luogo dove la comunità si riunisce per esplorare il potere delle immagini in movimento.
Il tema di Meanwhile Histories
Un altro elemento caratteristico di SMAFF è l’aspetto filosofico, quest’anno il titolo era Meanwhile Histories, incentrato sul rapporto tra tempo e immagine. L’idea è quella di usare i film per produrre uno sviluppo di idee, punti di partenza per un dibattito sui concetti. Durante le proiezioni, i film non sono stati semplicemente presentati, ma hanno stimolato riflessioni profonde sul modo in cui percepiamo il tempo e la memoria. L’anno scorso, l’intervento del professor Franco Farinelli ha dimostrato come ogni paesaggio sia sempre intelaiato in una serie di strutture culturali, storiche e sociali.
Quest’anno, Chiara Vecchiarelli ha mostrato come, tra simultaneità e storicità, la possibilità di ritornare sul passato non sia soltanto un modo per rivisitare la storia, ma anche per costituire la nostra identità e, di conseguenza, per prefigurare un futuro. I film proiettati hanno cercato di interrogarci su come le immagini in movimento possano raccontare storie di luoghi e persone, rivelando le connessioni invisibili tra passato e presente.
È un viaggio esplorativo che permette di allargare i confini della narrazione cinematografica. Gli autori presenti hanno condiviso le loro esperienze, illustrando come le loro opere nascano da una precisa volontà di indagare le implicazioni temporali delle immagini. In questo contesto, il festival diventa un crocevia di pensieri e prospettive, incoraggiando il pubblico a guardare oltre la superficie dei film e a svelarne le stratificazioni di significato.
Questa edizione ha dimostrato che il cinema non è solo un mezzo di intrattenimento, ma anche un potente strumento di riflessione, in grado di aprire dialoghi cruciali su temi sociali e culturali. La scelta di un tema così profondo permetterà al festival di assumere un ruolo sempre più centrale nel dibattito culturale, fornendo un forum per esplorare le connessioni tra le immagini e il tessuto della nostra quotidianità.
Prospettive future per il festival
Il tema della prossima edizione sarà Emerging Virtualities. Tuttavia, è importante chiarire che il festival non si limiterà a esplorare le nuove tecnologie e la realtà virtuale, che rappresentano solo un aspetto più ampio della virtualità proposta da Deleuze. L’intento è di presentare opere storiche, come *Persona* di Ingmar Bergman o *La doppia vita di Veronica* di Krzysztof Kieślowski, dove le realtà attuale e virtuale si sovrappongono in modo analogico. Questo rappresenta una sfida che si configura come un’opportunità per espandere il nostro approccio teorico ed estetico in modi del tutto inusuali.
Un’altra idea per il futuro del festival riguarda l’intenzione di spostare i confini temporali della manifestazione stessa. Infatti, durante l’anno si svolgeranno proiezioni di film selezionati che non sono stati presentati nel corso del festival ufficiale. Questo approccio mira a creare un legame duraturo con il pubblico, permettendo di approfondire le opere che meritano una maggiore visibilità. Inoltre, ci saranno eventi di discussione e talk incentrati sulla rivisitazione della storia, ampliando ulteriormente il dibattito e coinvolgendo la comunità artistica.
Il festival si propone di continuare a mantenere un dialogo attivo e dinamico con i curatori, Leonardo Bigazzi, Adam Szymczyk e Róisín Tapponi, ognuno dei quali porta una visione unica al progetto. Questa collaborazione favorisce una varietà di interpretazioni e conversazioni, con l’obiettivo di alimentare il confronto tra opere e autori, creando così un’atmosfera fertile per lo scambio critico. La direzione curatoriale rimane orientata a generare un dispositivo per il dialogo, rendendo il festival un’opportunità costante di apprendimento e crescita.