Festival di Cannes. Vince la Palma d’oro della 78 esima edizione la voce libera della resistenza dell’arte

La voce libera della resistenza dell’arte
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Di Laura Damiola
L’impegno sociale e politico, la geopolitica sono da sempre lo stemma riconosciuto del Festival Internazionale del Cinema di Cannes. Ma la 78esima edizione, conclusasi con la cerimonia di premiazione di sabato 23 Maggio, sembra aver fatto un ulteriore passo avanti assegnando la
Palma d’oro al regista dissidente iraniano Afar Panahi.
Afar Panahi, 64 anni, regista della nouvelle vague iraniana, ha ricevuto sabato sera il prestigioso riconoscimento per il film “A Simple Accident”, un romanzo politico tagliente in cui degli ex prigionieri sono tentati di vendicarsi del loro torturatore. In violazione delle leggi della Repubblica Islamica, diverse attrici si presentano senza velo. Da tempo critico del governo iraniano, il regista è stato incarcerato due volte nel suo Paese: per 86 giorni nel 2010 e per quasi sette mesi tra il 2022 e il 2023. Aveva iniziato uno sciopero della fame per ottenere la sua liberazione. Il governo di Teheran si dice offeso per utilizzo abusivo da parte del governo francese” e del Festival di Cannes “per promuovere il suo programma politico contro la Repubblica islamica”. Il film, un regolamento di conti con il regime, racconta la storia del rapporto tra una vittima e il suo aguzzino durante un viaggio in furgone. “In un gesto di resistenza contro l’oppressione del regime iraniano, Jafar Panahi vince una Palma d’oro, che riaccende la speranza in tutti i combattenti per la libertà ovunque nel mondo”, ha detto durante la conferenza stampa, provocando l’ira delle autorità iraniane.
” Cate Blanchett consegnandogli la Palma d’oro ha ricordato l’impegno del cinema e del festival per i cineasti esiliati. “Il cinema vive uno spazio dove noi possiamo discutere, il cinema è vita, il cinema è pericoloso”.
Al regista“autoesiliato” fuggito al governo di Bolsonaro, il brasiliano Kleber Mendoça Filho, è andato il premio per la sceneggiatura di Secret Agent (O Agento), film ambientato a Recife durante il carnevale del 1977 durante il quale morirono decine di persone vittime della violenza quotidiana perpetrata dal cosiddetto “regime militare dittatoriale dei Gorillas”. Da notare che la sceneggiatura del film è stata scritta da KMF, soprannome di Mendoça, durante il suo esilio in Francia. Secret Agent, simile al genere poliziesco, vede la partecipazione della star brasiliana Wagner Moura, premio della 78 esima edizione come miglior attore protagonista, nel ruolo di un insegnante e professore e di un agente di polizia devoto a un oppositore del regime. Potere militare, colpo di stato, dittatura, forniscono anche il contesto per due storie toccanti che condividono la Caméra d’Or per il miglior film d’esordio: menzione speciale al nigeriano Akinola Davies Jr per My Father Shadow, Caméra d’Or all’iracheno Hassan Hadi (americano-iracheno in realtà) per The President’s Cake. Attraverso due film in competizione ufficiale, il Festival ha celebrato la prima partecipazione di due Paesi, Nigeria e Iraq, alla selezione di Cannes. Un’altra somiglianza è che entrambi sono più o meno autobiografici e affrontano l’assurdità e la violenza del mondo visto dai bambini. Due ragazzini accompagnano il padre a Lagos il giorno in cui l’esercito rende nulle le elezioni democratiche. Nello stesso periodo, all’inizio degli anni Novanta, nel sud dell’Iraq, una bambina viene incaricata di preparare la torta di compleanno per l’allora dittatore, mentre l’embargo americano causa una penuria di cibo. Entrambi i film riflettono a modo loro un’edizione con numerosi bambini oppressi, vittime delle più odiose brutalità della storia, come i bambini martirizzati di Gaza, piu’ di 5000, la cui tragedia in corso era onnipresente dietro le quinte e sui palchi della 78° esima edizione. L’innocenza dei bambini è indirettamente sottintesa anche in Sirât del prodigio spagnolo Oliver Laxe e in “Sound of falling” della tedesca Mascha Schlinski, entrambi vincitori ex aequo del Premio della giuria. Sound of Falling esplora la storia lunga un secolo di quattro ragazze adolescenti in cerca di un futuro migliore, nonostante il patriarcato nel mondo rurale dell’Altmark, nella Germania orientale. ‘L’anteprima tedesca vince il premio a Cannes e Mascha Schlinski è l’unica delle sette registe in concorso ad aver ricevuto un premio.
“Jeunes mères” dei registi belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne, nove riconoscimenti collezionati a Cannes nel corso della loro carriera, hanno invece ricevuto il premio per la migliore sceneggiatura. Il loro film descrive la vita quotidiana di una casa di accoglienza per ragazze madri. Attraverso le storie di cinque di loro, Jessica, Perla, Julie, Ariane e Naïma, i Dardenne mettono in luce, in un film permeato da una tensione drammatica totale e rivoltante, un dramma sociale troppo spesso dimenticato. Secondo i dati ufficiali, ogni anno nel mondo 400.000 bambine di età compresa tra 10 e 14 anni danno alla luce un bambino.
Eccezione a suo modo, in questo Palmares 2025, il Gran Premio della Giuria, assegnato al norvegese Sentimental Value Joachim Trier un film dolce e malinconico, intimo,autobiografico, su le rapporti complessi fra un padre regista e le sue figlie. Il linguaggio del cinema puo’ anche aiutare a ricomporre attraverso un affresco di famiglia dei legami spezzati e il perdono. Un simbolo del ruolo positivo che il cinema può svolgere. Come il riconoscimento nel film italiano Fuori di Mario Martone alla scrittrice italiana Goliarda Sapienza, interpretata dalla brava Valeria Golino, che ha ottenuto il successo in Italia solo 12 anni dopo la sua morte. Delusione per il nostro film italiano applauditissimo a Cannes, ma escluso dal Palmarés.
Il movimento woke, diventato un altro segno distintivo del festival di Cannes, non è stato invece escluso dalla lista dei premi dominata quest’anno da altri problemi politici e sociali. La vincitrice del premio Queer 2025, è la giovane Nadia Melliti protagonista di “The Little One”, diretto dalla regista francese di origine algerina Hafsia Herzi, si è aggiudicata il premio della Miglior interpretazione femminile. La giovane protagonista, pur provenendo da una famiglia algerina musulmana, cresciuta nella banlieue parigina, è lesbica e cerca l’emancipazione attraverso la sua passione per il calcio e gli studi di filosofia, a prova che l’Europa e la Francia regna ancora una certa idea di democrazia e libertà. Per prendere le distanze dalle inquietudini contemporanee e dalle tensioni sociali attuali, la giuria, presieduta dalla francese Juliette Binoche, ha ritenuto opportuno assegnare un premio speciale a Resurrection del cinese Bi Gan, un’odissea che fonde fantascienza, sogno, memoria e metamorfosi. Un robot androide racconta a una giovane donna che si sveglia in un mondo apocalittico la storia millenaria della Cina, fino alla rara sintesi tra comunismo e capitalismo che la caratterizza oggi. L’insieme costituisce una meditazione sull’umanità, un vibrante omaggio a una settima arte capace di trascendere il tempo. Il regista cinese, autodidatta Bi Gan si è affermato come uno dei registi più innovativi di quest’epoca disorientata.
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