FederTerziario. Come muoversi ora per aiutare le PMI
Intervista a Nicola Patrizi
È necessario un piano coordinato di interventi che devono sostanziarsi in vere e proprie riforme per consentire alle imprese medio piccole di sopravvivere.
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Mariapaola Negri per Trendiest News ha chiesto al presidente di FederTerziario, Nicola Patrizi, come si possa agire per aiutare le PMI in un momento in cui nulla è più rappresentabile da modelli conosciuti.
“Già dai primi segnali dell’emergenza Federterziario, che opera da oltre 25 anni a livello nazionale e in quasi tutte le regioni attraverso oltre 70 associazioni provinciali e che rappresenta oltre 95.000 imprese del terziario, artigianato, commercio e piccola industria, si è attivata per supportare al meglio le imprese colpite dalla crisi e per rappresentarne gli interessi, grazie al rafforzamento del suo ruolo di interfaccia con le istituzioni. Per dare una risposta immediata soprattutto ai settori più colpiti dalla crisi sono stati avviati fin da subito incontri mirati con il Governo e le istituzioni. Abbiamo intensificato il dialogo con le associate, con un’azione di condivisione delle loro istanze, contribuendo con le nostre proposte, alcune delle quali ritroviamo nei provvedimenti legislativi, al sostegno delle imprese in difficoltà. Abbiamo intensificato l’attività informativa attraverso webinar sui temi più importanti, con un accompagnamento alla lettura puntuale delle norme grazie ad esperti in materia fiscale, della sicurezza e dei procedimenti amministrativi, ma anche con il contributo diretto proprio degli imprenditori. Inoltre, per dare un supporto fattivo alla riapertura delle attività nella cosiddetta fase due, è stato lanciato con l’Ente Bilaterale Formasicuro il progetto “Tuttoanorma” per guidare e assistere le imprese nell’adeguamento alle norme anticontagio e nella messa in sicurezza delle attività produttive”.
Quali effetti dobbiamo aspettarci dalla crisi e come le imprese, soprattutto piccole, potranno reagire?
“Il Covid19 ha causato una crisi di dimensioni globali e il sistema economico mondiale, basato sul capitalismo finanziario, non ha saputo reagire, mostrando la sua distanza dall’economia reale. Il lockdown applicato alla socialità e ai sistemi produttivi non è stato applicato alla finanza che, fedele alle proprie regole, ha avviato speculazioni che rischiano di minare gli equilibri patrimoniali di quelle imprese che non trovano protezione. L’Italia non ha saputo reagire tempestivamente, avendo perso negli anni la capacità di programmare ed avendo disinvestito nelle competenze fondamentali per l’efficiente funzionamento dello Stato. La scarsa resilienza, dovuta a strategie mai attuate rispetto a settori strategici, ha determinato scelte che non hanno saputo sempre rispondere alle reali esigenze di aziende e professionisti. Pensiamo alle difficoltà di attivazione del sistema bancario per i prestiti o alla gestione della cassa integrazione. E’ mancata la catena di trasmissione tra l’indirizzo politico e l’economia reale”.
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Quali sono i suggerimenti di Federterziario?
“Come Federterziario crediamo che cambiando strategia, investendo in digitalizzazione, sostenibilità, infrastrutture, si possano contenere gli effetti di questa crisi inattesa, imprevedibile e dagli esiti ancora sconosciuti. Riteniamo che il sostegno finanziario di cui oggi hanno assoluto bisogno le imprese, necessiti di una condivisione europea e di strumenti su vasta scala capaci di assicurare la liquidità necessaria soprattutto nei prossimi 12-24 mesi mesi. È necessario un piano coordinato di interventi che devono sostanziarsi in vere e proprie riforme per consentire alle imprese, soprattutto le medio piccole che rappresentiamo, di sopravvivere, abbattendo le contrapposizioni e le visioni di parte e garantendo il funzionamento e l’efficienza della macchina pubblica. Non sottovalutiamo le stime post Covid-19, che indicano una potenziale chiusura del 15-20% delle piccole imprese già sottocapitalizzate e caratterizzate dalla commistione tra patrimonio personale e di impresa. Ma noi vogliamo contribuire a fare in modo che le imprese non chiudano, lavorando al fianco dei nostri associati, collaborando con altre associazioni e interfacciandoci con le istituzioni per ispirare un piano anticiclico di spesa pubblica per guidare la ripresa soprattutto per cogliere le opportunità offerte dal binomio economia sostenibile – innovazione.”
In termini concreti, quali sono le cifre in gioco?
Mariapaola Negri
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“Considerato che l’Italia sarà il principale beneficiario del “recovery fund”, con 172,7 miliardi disponibili di cui 81,8 miliardi a fondo perduto e 90,9 di prestiti e se a questi aggiungiamo i fondi strutturali non spesi e da spendere per circa 35 Miliardi, quelli della politica di coesione 2021 2017 stimati in oltre 40 Miliardi, al netto dei fondi PAC e del cofinanziamento nazionale, per l’Italia si presenta una opportunità unica. Lo Stato a questo punto non deve sprecare: deve saper programmare e spendere con la diligenza del buon padre di famiglia”.
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