Federal Trade Commission contro Uber per il servizio in abbonamento One motivi e conseguenze legali

L’accusa della Federal Trade Commission contro Uber
La Federal Trade Commission (FTC) americana ha avviato un’azione legale contro Uber contestando pratiche considerate ingannevoli nel contesto del suo servizio in abbonamento, Uber One. Nel mirino dell’ente regolatore vi è l’iscrizione di alcuni consumatori al servizio senza un chiaro e inequivocabile consenso, accompagnata da procedure di cancellazione ritenute sproporzionatamente complesse e frustranti. Questa mossa rappresenta una presa di posizione severa da parte dell’FTC, impegnata a tutelare i diritti dei consumatori contro forme di abbonamenti non desiderati e difficili da annullare.
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Il presidente della Commissione, Andrew N. Ferguson, ha chiarito che questa iniziativa rispecchia l’impegno della FTC nel contrastare pratiche commerciali scorrette e nel sostenere i diritti del pubblico americano. Secondo le accuse formalizzate, Uber non si sarebbe limitata a pratiche fuorvianti in fase di adesione, ma avrebbe altresì implementato meccanismi di cancellazione tali da dissuadere e ostacolare i consumatori nel recedere dall’abbonamento.
Di particolare rilievo è il contesto politico e normativo in cui si inserisce questa causa: si tratta del primo caso diretto di intervento della FTC, sotto l’amministrazione Trump-Vance, contro una grande società tecnologica statunitense. L’azione sembra indicare una svolta più rigorosa nel monitoraggio e nella regolamentazione delle imprese tech, in particolare riguardo alle pratiche commerciali relative ai servizi in abbonamento e alla trasparenza nelle modalità di sottoscrizione e recesso.
Caratteristiche e criticità del servizio Uber One
Uber One è un servizio in abbonamento lanciato nel 2021 da Uber che offre agli utenti una serie di vantaggi esclusivi dietro il pagamento di un canone mensile o annuale: 9,99 dollari al mese oppure 96 dollari all’anno. Tra i principali benefici figurano sconti sulle corse, consegne gratuite per il servizio Uber Eats e offerte riservate agli abbonati, con l’obiettivo di fidelizzare i clienti e incentivare un utilizzo più frequente della piattaforma.
Nonostante la proposta commerciale sembri vantaggiosa, la Federal Trade Commission ha evidenziato criticità significative legate all’attivazione e alla gestione dell’abbonamento. In particolare, diversi clienti avrebbero ricevuto l’iscrizione a Uber One senza un consenso esplicito o chiaro, configurando così una pratica commerciale potenzialmente ingannevole. Inoltre, la procedura di cancellazione del servizio risulta estremamente complessa e articolata: secondo le accuse, per disdire l’abbonamento l’utente deve affrontare fino a 32 passaggi su numerose schermate, spesso accompagnati dalla necessità di contattare direttamente il servizio clienti, rendendo il processo eccessivamente macchinoso e scoraggiante.
Dal lato di Uber, la società ha respinto le accuse sostenendo che tutte le iscrizioni avvengono con il consenso degli utenti e che la cancellazione può essere effettuata in modo semplice e rapido direttamente dall’app, affermando che in media la procedura richiede meno di 20 secondi per l’utente. Tuttavia, la complessità delle segnalazioni raccolte dalla FTC mette in luce come, nella pratica, molti consumatori abbiano incontrato difficoltà non trascurabili nel revocare l’abbonamento, alimentando dubbi sull’effettiva trasparenza e correttezza delle modalità operative messe in campo da Uber.
Implicazioni della causa nel contesto tecnologico americano
L’avvio della causa da parte della Federal Trade Commission contro Uber rappresenta un segnale significativo nel panorama regolatorio statunitense, soprattutto nel settore tecnologico. In un periodo in cui le grandi aziende tech sono spesso accusate di sfruttare la scarsa trasparenza nelle offerte di servizi in abbonamento per trattenere gli utenti con pratiche aggressive, l’azione dell’FTC si configura come un monito chiaro e severo. Questo intervento arriva in concomitanza con un inasprimento del controllo governativo sulle multinazionali digitali, rafforzando l’idea che le tutele dei consumatori debbano prevalere sulle strategie commerciali volte a massimizzare i ricavi anche a discapito della semplicità d’uso e chiarezza contrattuale.
Il caso Uber sottolinea l’importanza di una maggiore trasparenza nelle modalità di adesione e disdetta dei servizi in abbonamento, settore che negli ultimi anni ha registrato un’espansione esponenziale ma che spesso presenta meccanismi complessi e non sempre immediatamente accessibili. La tutela contro iscrizioni non autorizzate e pratiche scorrette di rinnovo automatico si pone quindi come priorità per l’FTC, consolidando un approccio normativo che potrebbe estendersi a molte altre realtà tech che operano con modelli similari.
Contestualmente, l’azione legale potrebbe avere ripercussioni sul dialogo tra le aziende tecnologiche e le autorità di controllo, stimolando un ripensamento sulle strategie di customer retention e sulla gestione dei servizi in abbonamento. Nel complesso, questa causa riflette una fase di crescente interventismo regolatorio oltre a rappresentare un precedente cruciale nel confronto tra grandi piattaforme digitali e gli organismi pubblici preposti alla tutela del consumatore negli Stati Uniti.
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