Facebook e il razzismo digitale: anche la Francia affronta il problema della xenofobia online
Mentre il Parlamento italiano discute il disegno di legge sull’omofobia in cui sono stati inseriti temi etnici molto discussi, anche la Francia, Paese espressione di antiche e profonde politiche coloniali deve confrontarsi con temi come il razzismo e la xenofobia, in particolare moderando e vigilando l’uso della comunicazione digitale sul web e i social network.
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Dopo i violenti scontri in corso da diversi giorni a Trappes cittadina della provincia francese, è stata aperta un’indagine interna alla Polizia dopo che su una pagina Facebook dedicata alla polizia sono apparsi dei commenti, che esprimono odio razziale da parte sembrerebbe di esponenti delle forze dell’ordine.
Gli scontri esplosi la settimana scorsa a Trappes sono stati causati da un fermo per l’identificazione di una donna magrebina completamente velata, circostanza vietata dalla legge francese per motivi di sicurezza. Il marito della donna si era opposto con forza al fermo e all’identificazione della moglie. Questa è la scintilla, che per diverse notti ha acceso la protesta dei residenti magrebini della città e ha innescato scontri anche molto violenti con le forze dell’ordine.
Secondo l’indagine in corso sembrerebbe quindi che su Facebook siano apparsi commenti carichi di odio razziale da parte di esponenti delle forze dell’ordine, commenti raccolti e pubblicati dal sito al-kanz org.
In attesa di far luce su quanto accaduto con un’indagine interna alla Polizia francese, non si può non osservare, che le modalità e i paradigmi della comunicazione online e l’uso diffuso dei social network sempre più spesso innescano meccanismi di violenza verbale, razzismo e xenofobia. Sulla base di questi episodi diffusi in molti Paesi occidentali ed europei, oltre a prevedere dei meccanismi punitivi tout court. sembrerebbero urgenti e necessarie un’analisi sociologica approfondita e una paziente e continua attività di mediazione culturale.
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