Facebook e il nuovo Egde-Rank: pagare per apparire anche se hai buoni contenuti, un altro sgambetto alle imprese?
![Perche molti leader della Blockchain scelgono anonimato](https://assodigitale.it/wp-content/uploads/2019/09/Perche-molti-leader-della-Blockchain-scelgono-anonimato-1160x595.jpg)
l’Edge-Rank, denominazione non ufficiale ma di uso comune, ha il compito di regolare gli aggiornamenti del news-feed: in sostanza decide la priorità di visualizzazione di un post sulla bacheca dell’utente, attraverso una serie di parametri.
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Una politica particolare; più unica che rara. A differenza di Twitter, dove i tweet dei following sono visualizzati in rigoroso ordine cronologico, su Facebook è possibile trovare in cima alla propria bacheca contenuti risalenti al giorno prima. Su quale base di quale criterio è è determinato quest’ordine?
I parametri tenuti in considerazione e premiati dal nuovo E-Rank sono il numero di commenti, condivisioni e like (con maggior valore ai primi) ottenuti dal post, in più si considera quanto l’utente ha interagito con l’amico o la pagina: si favoriscono perciò le persone e le opinioni con cui l’account interagisce e che apprezza, a discapito di coloro che lo possono lasciare indifferente.
Dal punto di vista delle pagine è valutato il tasso di engagement, ovvero il rapporto tra il numero di fans e le interazioni avvenute, e il singolo post avrà più possibilità di essere visualizzato da chi ha commentato o condiviso nella pagina.
Il risultato tangibile per le fan-page, dopo l’aggiornamento dell’algoritmo, è stato un crollo delle visualizzazioni dei propri post, ovviamente ciò comporta una minore interazione, che si riflette in un ulteriore calo di visualizzazioni: un circolo vizioso che può portare una pagina al collasso per mancanza di ossigeno, ovvero di pubblico a cui proporre contenuti. Ma Facebook non ti lascia solo a contemplare la disfatta.
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Infatti il social di Zukerberg viene incontro alle pagine, offrendo la soluzione per la loro scarsa presenza sulle bacheche altrui: un servizio di promozione dei singoli post, ovviamente previo il versamento di un obolo.
Un pagamento più che simbolico, nel caso di fan-page nell’ordine di centomila iscritti, che ha provocato reazioni accese: dalle proteste alle vere e proprie serrate, fino ad intentare causa alla società di Palo Alto.
Come nel caso di “CalcioNapoli.24” in cui il responsabile della pagina si era recato direttamente fino alla sede di Dublino, dove gli è stato chiesto un contributo di diecimila euro per ristabilire le visualizzazioni, si è quindi rivolto al tribunale e all’antitrust, accusando Facebook di danno pubblicitario all’azienda. La questione è tuttora in sospeso e penso ci resterà ancora per molto…
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In ogni caso la risposta di Facebook non lascia spazio a spiragli di discussione:”per garantirsi visibilità non bastano i buoni contenuti, bisogna anche pagare.”
E’ tutto chiaro, ma le polemiche non si limitano alla semplice critica per l’esborso pecuniario; quello che si rimprovera è l’intera strategia di fondo; anche perchè troppo spesso il basso tasso di interazione che ha penalizzato le pagine è stato creato da un servizio promozionale offerto dallo stesso Facebook.
Le cosiddette campagne “mi piace” portano infatti una gran quantità di fans, i quali dopo un accurata analisi si rivelano nient altro che “fake”; account creati apposta per diventare fans di qualsivoglia pagina usufruisca del servizio. E’ facile notarli: presentano poche foto, spesso neppure una di persona, hanno moltissimi interessi diversi e contrastanti, un po’ come essere fan di 100%Animalisti e della caccia alla balena.
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Tali “utenti” ovviamente non interagiscono con la pagina, rivelandosi con il nuovo E-Rank un peso insostenibile. Per chi ritiene questa una supposizione ai confini della realtà. A proposito; suggerisco questo video esplicativo: Facebook Fraud
![YouTube video](https://i.ytimg.com/vi/oVfHeWTKjag/hqdefault.jpg)
La strategia contestata è quella di massimizzare i guadagni offrendo un determinato servizio che dopo un po’ si rivela un problema che si dovrà necessariamente risolvere con un altro servizio offerto.
E’ divertente constatare che la soluzione ai potenziali spammer o “viralizzatori” di informazioni poco interessanti, finisca per presentare sul newsfeed contenuti con la dicitura “post a pagamento”.
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Questi sono percepiti sempre più come pubblicità, catapultandoci brutalmente ai tempi del jurassico “interruption marketing” tanto criticato da maestri della Rete come Seth Godin, padre del permission marketing e diventato lo stuoino di turno per le grandi internet company.
Di fronte a questi sviluppi a chi reputa eccessivo e controproducente organizzare lo sciopero della propria paginae contemporaneamente non ritiene corretto e salubre per il portafoglio riempire le tasche di Zuckeberg ad ogni post, possiamo suggerire la politica del:”se non ti trovano fatti cercare”.
Si tratta di produrre contenuti interessanti e divertenti per catturare l’attenzione dei propri fans, che in caso non li vedano per un po’ potrebbero sentire la loro mancanza, finendo così per andarsi a cercare la pagina tanto amata.
Lo sapevi che chiedere la pubblicazione di comunicati stampa promozionali gratuitamente è evasione fiscale. ==> LEGGI QUI perchè.
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