Facebook blocca l’account di Massimo Melica: funziona il meccanismo di controllo e censura del social network più diffuso nel mondo?
Il caso nasce da un commento postato da Massimo Melica, noto Avvocato esperto di diritto informatico, su Anastasia Chernyavsky una fotoreporter e blogger di cui in questi giorni sta girando sui social un bellissimo autoscatto, in cui posa nuda con i due figli accanto e il seno materno, che porta ancora i segni dell’ultima poppata.
L’immagine è di una semplicità e una naturalezza disarmanti, un’esaltazione della maternità e della vita, che nasce rigogliosa da un corpo femminile. A tutto fa pensare, ma certo non a pornografia o a pedofilia.
Ovviamente la lettura e l’interpretazione di questa immagine artistica nasce dal mio gusto e dalla mia sensibilità personale, ma non è questo il punto.
Massimo Melica ha scritto alcune riflessioni e un post su questo argomento nel suo blog personale e ha citato il link nella sua pagina Facebook.
Chi conosce l’Avvocato Melica, sa che non sto parlando di uno sprovveduto, ma di una persona più che competente e perfettamente al corrente della policy di Facebook relativamente ai contenuti postati dagli utenti. Massimo si è quindi premurato di nascondere la nudità dell’immagine, proprio per ottemperare a quanto chiesto e stabilito dal regolamento di Facebook.
Il risultato è stata la censura della pagina FB di Massimo e del suo account di posta.
Essendo ormai da anni pratica ed esperta navigatrice e utente di Facebook, mi è capitato di vedere di tutto, dalle signorine discinte ai gruppi di scambisti e ai membri di combriccole che inneggiano alle cose più assurde, con un linguaggio a volte pesante e volgare e in altri casi pieno di odio e parole feroci, come il caso scoppiato ieri di una consigliera comunale di Padova, che si chiedeva perché nessuno avesse ancora stuprato il Ministro all’integrazione, commento poi velocemente cancellato dopo il polverone mediatico che ha sollevato e l’immediato provvedimento di espulsione dalla Lega.
Il posto di Massimo Melica era una riflessione sull’uso distorto e sull’abuso in tante immagini del corpo femminile, per una volta riportato alla sua naturale bellezza e semplicità come simbolo intenso e profondo della maternità.
Certo si poteva argomentare su quanto scritto da Massimo Melica con posizioni differenti, ma da qui a censurare il post e la pagina come un’oscenità da nascondere ce ne passa.
Dunque mi domando e domando a voi funziona questo automatismo del meccanismo di censura da parte di Facebook, o si rischia in alcuni casi di non vedere l’indecenza di certe espressioni e certe immagini e in altri di censurare contenuti, che in realtà osceni non sono?
La domanda che vi pongo e che mi pongo è tutt’altro che banale, perché parecchie sono le problematiche in cui Facebook è incorso nelle ultime settimane a causa di gruppi e argomenti con contenuti aggressivi, o sessualmente pesanti e sicuramente sconvenienti, fino a far decidere ad alcune multinazionali di sospendere le loro inserzioni pubblicitarie, perché poste accanto a questi contenuti.
Facebook ha risposto a queste multinazionai scusandosi e assicurando una più mirata e rinnovata attenzione ai contenuti censurabili, ma la domanda è Facebook è in grado di assicurare questa operazione e di riconoscere e censurare i contenuti davvero sconvenienti?