Indagine su Google in Italia: evasione fiscale stimata in 900 milioni di euro
L’Agenzia delle Entrate italiana ha recentemente chiesto al colosso del web Google di versare oltre un miliardo di euro, a seguito di una presunta evasione fiscale stimata in quasi 900 milioni di euro dalla Guardia di Finanza di Milano. Questo caso si aggiunge a un crescente elenco di indagini fiscali su grandi multinazionali operanti in Italia, che includono, tra gli altri, il gruppo Campari. La richiesta di pagamento comprende sanzioni e interessi accumulati, e si basa su verifiche fiscali che hanno rivelato un’organizzazione stabile e immateriale situata a Milano, riconducibile alla filiale europea di Google con sede centrale a Dublino.
Stabile organizzazione immateriale e evasione Ires
Come avvenuto per la Campari, anche per Google le indagini fiscali hanno portato alla luce una presunta “stabile organizzazione immateriale” con sede a Milano. Questo concetto si riferisce a una struttura che, pur non avendo una presenza fisica significativa, opera in modo stabile e continuativo nel territorio italiano.
La sede di affari milanese, parte della filiale europea di Google con base a Dublino, è stata considerata dalla Guardia di Finanza come una base operativa per attività economiche rilevanti. Le verifiche hanno stimato una imposta sul reddito delle società (Ires) evasa pari a 108 milioni di euro su un imponibile superiore a 400 milioni di euro.
A questa cifra si aggiungono le royalties non versate nel nostro Paese per beni e servizi immateriali, come licenze e software, forniti dalla sede irlandese di Google, per un importo superiore a 760 milioni di euro.
Il totale di queste mancanze fiscali ha portato l’Agenzia delle Entrate a richiedere un pagamento complessivo di oltre un miliardo di euro.
Tuttavia, come spesso accade in casi simili, la cifra finale sarà probabilmente oggetto di negoziazioni tra le parti, con la possibilità di raggiungere un accordo per un importo inferiore.
Precedenti di evasione fiscale di Google in Italia
Non è la prima volta che Google finisce sotto la lente delle autorità fiscali italiane. Nel 2017, la multinazionale aveva già risolto una controversia con l’erario italiano, versando 306 milioni di euro per sanare le pendenze tributarie relative ai quindici anni precedenti.
In quell’occasione, l’inchiesta penale aveva coinvolto cinque manager dell’azienda, accusati di aver evaso imposte sul reddito d’impresa per un totale di 98,2 milioni di euro. La questione si era conclusa con un patteggiamento e quattro archiviazioni.
Questo precedente mostra come le autorità italiane siano determinate a perseguire casi di evasione fiscale anche contro giganti multinazionali, utilizzando strumenti legali e fiscali per recuperare somme considerevoli.
La strategia adottata dalle autorità italiane prevede non solo la riscossione di imposte evase, ma anche l’imposizione di sanzioni significative e interessi, al fine di scoraggiare comportamenti evasivi futuri.
Confronto con altri casi di evasione fiscale
Il caso di Google presenta delle similitudini con quello di Netflix, un’altra grande multinazionale del settore digitale, che due anni fa ha pagato circa 55,85 milioni di euro per risolvere una controversia fiscale in Italia.
L’accusa rivolta a Netflix riguardava la creazione di una “stabile organizzazione occulta” sul territorio italiano, senza una presenza fisica di personale, ma basata esclusivamente su una struttura tecnologica avanzata.
Questo tipo di organizzazione, secondo le autorità italiane, era funzionale allo svolgimento di attività aziendali chiave per il business della società in Italia.
La risoluzione del caso Netflix ha visto la società americana aprire una sede operativa in Italia, un segnale positivo per le autorità fiscali italiane che mirano a far emergere le basi operative occulte delle multinazionali digitali.
L’approccio della Procura milanese e della Guardia di Finanza, che combina approfondite indagini fiscali con la cooperazione internazionale, rappresenta un modello di successo nella lotta all’evasione fiscale globale.
Le esperienze accumulate con casi come quelli di Google e Netflix offrono preziosi insegnamenti su come affrontare le complessità fiscali delle moderne economie digitali, e costituiscono un monito per altre multinazionali che potrebbero essere tentate di eludere il fisco.
La crescente attenzione delle autorità italiane verso l’evasione fiscale delle grandi multinazionali riflette un impegno verso una maggiore equità fiscale e la necessità di garantire che tutte le imprese contribuiscano equamente al benessere economico del paese.