Come scrivere correttamente i prompt AI: 5 errori comuni da evitare
Gli assistenti AI come ChatGPT, Gemini e Claude offrono un’ampia gamma di applicazioni, dalla creazione di contenuti di marketing alle analisi complesse. Tuttavia, la loro efficacia è strettamente legata alla qualità dei prompt che riceveranno. Molti professionisti, nonostante la loro esperienza, possono cadere in trappole comuni durante la formulazione di queste richieste. Comprendere e riconoscere questi errori è fondamentale per migliorare i risultati ottenuti dai sistemi di intelligenza artificiale.
LUGANO FINANCE FORUM: il tuo biglietto speciale scontato a CHF 49. Richiedilo subito CLICCA QUI
L’errore più frequente consiste nell’essere troppo vaghi nelle formulazioni. I modelli di intelligenza artificiale non posseggono capacità intuitiva; perciò, se il prompt non è specifico, le risposte genereranno contenuti generici, spesso privi di valore pratico. È essenziale costruire richieste dettagliate e orientate, capaci di guidare il modello verso risultati più pertinenti.
Un altro errore comune è il sovraccarico di informazioni. Quando si presentano troppi argomenti o richieste in un singolo prompt, il sistema AI può sentirsi sopraffatto e produrre risposte incoerenti. È preferibile segmentare le richieste in sotto-richieste gestibili, assicurando così che ogni domanda venga affrontata in modo chiaro e preciso. Questo metodo favorisce un’interazione più efficace e facilita la generazione di contenuti di qualità.
La mancanza di contesto è un altro fattore critico. I prompt vaghi non solo generano risposte generiche, ma possono anche portare a risposte inutili. Fornire dettagli specifici e informazioni pertinenti è cruciale per ottenere feedback utili. Un buon prompt deve delineare chiaramente la situazione e le aspettative, consentendo così al modello di AI di fornire risposte più mirate.
Infine, non si può ignorare l’importanza della creatività umana nel processo. Anche se i sistemi di intelligenza artificiale possono generare idee innovative, non devono sostituire il contributo creativo dell’utente. La vera forza dell’AI risiede nel suo potere di stimolare, migliorare e amplificare la creatività umana piuttosto che di imitarla.
È fondamentale, inoltre, rimanere attenti alla questione della privacy. Utilizzare informazioni sensibili all’interno dei prompt può comportare rischi significativi. I modelli di AI non garantiscono un’adeguata protezione dei dati, quindi è sempre meglio lavorare con dati anonimizzati o casi ipotetici quando si tratta di argomenti delicati.
La trappola dell’essere troppo vaghi
È comune pensare che, poiché i modelli linguistici AI sono dotati di vasti archivi di conoscenze, siano in grado di interpretare ogni richiesta senza bisogno di ulteriori dettagli. Tuttavia, questa è una convinzione errata. I modelli non possiedono la capacità di dedurre il significato nascosto nelle istruzioni vaghe; pertanto, quando un prompt è troppo generico, le risposte che si ricevono tendono a essere altrettanto generiche, mancando di quel valore specifico e contestuale necessario per affrontare le esigenze reali. Un approccio superficiale porta frequentemente a output che non soddisfano le aspettative, rendendo necessario un ulteriore intervento da parte dell’utente.
Un esempio lampante di questo errore si riscontra nella richiesta: “Come posso migliorare la mia attività?”. Questo tipo di domanda, priva di informazioni specifiche, genera risposte che contengono suggerimenti banali e raramente utili. Così, il rischio di perdere tempo e risorse aumenta, mentre si cerca di ottenere un miglioramento delle prestazioni aziendali. Al contrario, se si riformula la domanda in termini più precisi e dettagliati, ad esempio: “Quali strategie pratiche posso implementare per incrementare la fidelizzazione dei clienti in un e-commerce di vini italiani?”, il risultato è un output orientato e utile, in grado di portare a strategie concrete e applicabili.
È quindi fondamentale fornire ai modelli AI contesti chiari e dettagliati. Quando si formano i prompt, bisogna considerare non solo ciò che si vuole sapere, ma anche il background e le condizioni che sono rilevanti per il contesto di quel quesito. Ciò implica considerare gli specifici obiettivi dell’utente e i parametri in cui il modello dovrà operare. Per esempio, un prompt come: “Genera un piano di marketing per una startup che vende prodotti vegan”, contiene già diversi elementi che aiuteranno l’AI a generare un output più mirato rispetto ad un prompt generico come: “Fai un piano di marketing”.
Collegare i punti e delineare chiaramente le aspettative consente di sfruttare totalmente il potenziale dell’intelligenza artificiale. Il risultato è quindi un’interazione più produttiva, che porta a risposte di alta qualità, specifiche e pratiche. Questa attenzione ai dettagli non solo migliora l’efficienza del processo, ma incrementa anche il valore degli output generati, facilitando l’attuazione di idee innovative e strategie efficaci.
Sovraccarico di informazioni
Un altro errore frequente nella formulazione dei prompt è il sovraccarico di informazioni. Quando si presenta al modello AI una quantità eccessiva di dati o una serie di argomenti complessi all’interno dello stesso prompt, si ottiene spesso l’effetto opposto a quello desiderato: l’output può risultare confuso, incoerente o impreciso. Le capacità dell’intelligenza artificiale, pur essendo notevoli, hanno i loro limiti e non possono gestire contemporaneamente informazioni disparate senza compromettere la qualità della risposta.
Per esempio, consideriamo un prompt come: “Scrivi un business plan completo per un nuovo ristorante, che includa analisi di mercato, proiezioni finanziarie, sviluppo del menu e strategie di marketing. Inoltre, come devo assumere il personale e di quali permessi ho bisogno?”. In questo caso, il sistema AI è messo sotto pressione, con il risultato che potrebbe non affrontare l’argomento in profondità o, peggio, offrire risposte poco rilevanti su uno o più aspetti. Perciò, è cruciale suddividere le richieste in componenti più semplici e affrontabili.
Adottare un approccio graduale permette di ottenere risultati più efficaci nella generazione di contenuti. Un buon modo per procedere è iniziare con una domanda mirata. Ad esempio: “Quali sezioni chiave sono necessarie in un business plan per un nuovo ristorante di pesce?”. Questo segna l’inizio di una conversazione più fruttuosa dove ogni aspetto può essere esplorato separatamente, permettendo al modello AI di fornire risposte più utili e ben definite.
Allo stesso modo, se hai bisogno di esplorare vari aspetti di un progetto di marketing, invece di chiedere “Fai un piano di marketing per il mio ristorante, includendo tutto!”, potresti iniziare chiedendo: “Quali strategie pubblicitarie dovrei considerare per attrarre clienti in un ristorante di cucina mediterranea?”. Questa domanda specifica consente all’AI di concentrare le proprie risorse cognitive su un unico aspetto, producendo così risposte di qualità superiore.
Semplificare il contenuto del prompt, mantenendo ogni richiesta focalizzata e incisiva, è una strategia che non solo facilita la comprensione da parte del modello, ma contribuisce anche a una maggiore soddisfazione nella qualità dei risultati ottenuti. Attraverso questo approccio, si ottiene un’interazione più chiara e produttiva, con risultati che possono essere facilmente integrati e utilizzati in contesti pratici, limitando al massimo l’inefficienza e il dispendio di tempo.
La mancanza di contesto
Una problematica significativa legata alla creazione di prompt per i modelli di intelligenza artificiale è la mancanza di contesto. Questa carenza si traduce spesso in risposte generiche e poco utili, poiché l’AI, priva di un quadro di riferimento chiaro, non riesce a generare contenuti pertinenti e specifici alle esigenze dell’utente. Quando i partecipanti alle interazioni con l’intelligenza artificiale formulano domande ampie e vaghe, come ad esempio “Come posso promuovere il mio prodotto?”, il risultato è frequentemente una serie di suggerimenti banali e poco applicabili, inadeguati per affrontare reali sfide o problemi specifici.
Per evitare questa situazione, è essenziale sviluppare prompt che incorporino dettagli contestuali significativi. Strutturiamo le nostre richieste in modo tale da includere informazioni pertinenti che aiutino il modello a comprendere il contesto desiderato. Ad esempio, invece di formulare una richiesta semplice e generica come “Scrivi un articolo su una nuova tecnologia”, un approccio più efficace potrebbe essere: “Scrivi un articolo di 600 parole sulla tecnologia dei veicoli elettrici e sul loro impatto ambientale, rivolto a lettori interessati alla sostenibilità”. In questo caso, il modello ha a disposizione elementi chiave – il focus sull’ecologia, un limite di lunghezza e il target di lettori – che gli consentono di generare un output non solo più mirato, ma anche rilevante per il pubblico di riferimento.
Un’altra strategia utile per arricchire i propri prompt è fornire contesti storici o analogie. Questo approfondisce l’intendimento della richiesta, migliorando l’accuratezza delle risposte. Ad esempio, un prompt come “Analizza i trend di mercato degli ultimi cinque anni nel settore della moda maschile” offre al modello un’idea chiara del periodo di riferimento e del settore su cui lavorare, permettendo in tal modo di elaborare informazioni più dettagliate e utili.
La chiave per migliorare la qualità delle interazioni con i modelli di intelligenza artificiale risiede nella capacità di definire con precisione il contesto. Una domanda ben formata e sufficientemente contestualizzata andrà a produrre risultati che non solo rispondono alle domande dell’utente, ma lo fanno in modo significativo e utile, fornendo spunti pratici e applicabili. Questo approccio non solo facilita l’interazione, ma accresce anche il valore della tecnologia AI nel generare contenuti di alta qualità e pertinenti.
Appendere al chiodo la creatività
Nonostante la straordinaria capacità dei modelli di intelligenza artificiale di generare dati e idee, è fondamentale riconoscere che non possono eguagliare la creatività e l’intuizione umana. La tendenza a considerare l’AI come un sostituto della creatività è un errore che può condurre a risultati insipidi e privi di originalità. I chatbot, come ChatGPT, sono strumenti progettati per assistere e stimolare la creatività, piuttosto che sostituirla. È cruciale quindi adottare un mindset che considera l’AI come un collaboratore piuttosto che come un concorrente.
L’idea di utilizzare l’intelligenza artificiale come partner per il brainstorming è particolarmente vantaggiosa. Quando un professionista presenta un prompt a un modello AI, può attendersi che il sistema generi una varietà di proposte e idee, ma è essenziale mantenere un certo grado di supervisione e interpretazione da parte dell’utente. L’output dell’AI deve essere visto come un trampolino di lancio, un punto di partenza per ulteriori sviluppi e affinamenti. Infatti, i contenuti elaborati dall’intelligenza artificiale possono fornire suggestioni e prospettive nuove, che, se combinate con il tocco umano, possono risultare in prodotti straordinari.
Per esempio, un prompt come “Genera idee per una campagna pubblicitaria innovativa” può portare a suggerimenti utili; tuttavia, la realizzazione finale richiede l’apporto creativo dell’utente, che può selezionare e modificare le idee proposte, arricchendole con un senso estetico e un’esperienza che solo un essere umano può apportare. In questo senso, l’AI è più efficace quando utilizzata per esplorare diverse opzioni e idee piuttosto che come unico creatore di contenuti.
Inoltre, abbandonare l’idea che l’AI possa sempre produrre contenuti di alta qualità per impostazione predefinita è cruciale. Le produzioni automatizzate possono soffrire della mancanza di nuance, emozione e personalità, elementi che sono spesso essenziali per eccellere nella comunicazione. Ad esempio, un racconto creato interamente dall’AI potrebbe mancare dei legami emotivi e delle esperienze umane che rendono la narrazione coinvolgente. Integrare le idee generate con la propria visione e sensibilità consente di ottenere un prodotto finale che risuona effettivamente con il pubblico.
Riflettendo su questo aspetto, sfruttare le capacità generative dell’AI per produrre contenuti iniziali è solo una parte del processo creativo. L’elemento umano resta irrinunciabile: è l’intuizione, l’emozione e il pensiero critico a fare la differenza tra un contenuto generico e uno realmente memorabile. Per questo motivo, la sinergia tra intelligenza artificiale e creatività umana può dar vita a risultati sorprendenti e innovativi, che superano di gran lunga le capacità di ciascun componente isolato.
L’insidia della privacy
La questione della privacy è fondamentale quando si interagisce con chatbot e modelli di intelligenza artificiale. Qui non si parla solo di questioni etiche, ma anche di dati sensibili e potenziali rischi associati all’uso di questi strumenti. È fondamentale capire che, sebbene i modelli AI come ChatGPT e Google Gemini siano progettati per elaborare informazioni in modo intelligente, non offrono garanzie sufficienti sulla protezione dei dati forniti dagli utenti. Le informazioni inviate possono non essere visibili su fronti esterni, ma esse vengono comunque memorizzate e analizzate, il che pone interrogativi sulla loro sicurezza a lungo termine.
L’uso di informazioni personali all’interno dei prompt rappresenta un errore non solo dal punto di vista della privacy, ma anche per la qualità delle risposte che si possono ricevere. Quando vengono forniti dati reali e identificabili, c’è il rischio che l’intelligenza artificiale produca output contenenti informazioni sensibili anche in contesti non appropriati. Esempi di tale comportamento si sono già verificati, dove dettagli di informazioni private sono emersi in risposte generiche fornite ad altri utenti. Questi incidenti evidenziano la vulnerabilità intrinseca nell’uso di tecnologie di intelligenza artificiale senza dovute precauzioni per garantire la riservatezza.
Per proteggere la propria privacy, è sempre consigliabile utilizzare dati generalizzati o esempi ipotetici quando si formulano richieste a un chatbot. Ad esempio, invece di inviare informazioni di un database clienti, come nomi e indirizzi, è preferibile chiedere un’analisi su una tabella di dati fittizi. Una formulazione del genere non solo protegge le informazioni riservate, ma contribuisce anche a evitare il rischio di generare output non sicuri o imprecisi. Una strategia valida consiste quindi nel definire chiaramente il contesto senza compromettere la sensibilità delle informazioni.
Inoltre, chi utilizza questi strumenti dovrebbe essere consapevole che prima di inviare qualsiasi dato, è essenziale valutare sempre il livello di privacy del servizio che si sta utilizzando. Questo richiede una comprensione approfondita dei termini di servizio e delle politiche di gestione dei dati. Gli utenti dovrebbero considerare l’eventualità di utilizzare servizi AI che garantiscono una maggiore protezione della privacy e consentono opzioni di anonimizzazione, riducendo il rischio di esposizione delle proprie informazioni personali.
Mantenere un atteggiamento prudente e informato verso la privacy quando si utilizzano modelli di intelligenza artificiale è cruciale. Un approccio responsabile non solo protegge le proprie informazioni, ma permette anche di sfruttare al meglio le potenzialità dell’AI senza compromettere la sicurezza e la privacy. La combinazione di consapevolezza e attenzione nell’interazione con l’intelligenza artificiale è la chiave per massimizzare benefici riducendo al minimo rischi associati.