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Economisti avvertono che gli Stati Uniti sono sull’orlo di una recessione e la Fed potrebbe avere difficoltà a intervenire

  • Redazione Assodigitale
  • 3 Agosto 2025
Economisti avvertono che gli Stati Uniti sono sull'orlo di una recessione e la Fed potrebbe avere difficoltà a intervenire

Economia agli albori di una recessione

Recenti dati economici suggeriscono che gli Stati Uniti si trovano in una fase di vulnerabilità, con segnali preoccupanti che indicano l’imminenza di una recessione. Secondo Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, l’analisi delle ultime statistiche economiche rivelano un quadro complessivo in deterioramento. La spesa dei consumatori ha stagnato, mentre i settori della costruzione e della manifattura stanno registrando una contrazione. Il mercato del lavoro, dopo periodi di crescita, mostra segni di rallentamento, indicando che era tempo di prepararsi a un possibile tumulto economico.

In un post su X, Zandi ha sottolineato che “l’economia è sull’orlo della recessione. Questo è il chiaro messaggio che emerge dai recenti dati economici.” L’ultimo rapporto sul mercato del lavoro ha mostrato che i posti di lavoro sono aumentati di soli 73.000 unità, decisamente al di sotto delle previsioni. Questo ha portato a una revisione significativa dei dati occupazionali delle settimane precedenti, con numeri drasticamente inferiori a quelli comunicati inizialmente. In questo contesto, l’ammontare medio di nuove assunzioni negli ultimi tre mesi si attesta ora a soli 35.000 posti al mese.

L’analisi dei dati ha rivelato che tali revisioni possono essere indicative di un punto di svolta economico come quello attuale. Anche se il prodotto lordo (GDP) ha mostrato un recupero rispetto alle aspettative, le metriche che escludono il commercio internazionale segnalano un indebolimento della domanda interna. La situazione è ulteriormente aggravata dall’aumento dell’inflazione, che ha superato il target del Fed, creando difficoltà nel formulare politiche economiche adeguate per stimolare la crescita.

In un contesto difficile, l’analisi dettagliata dei settori coinvolti e l’attenzione ai segnali di deterioramento sono cruciali per anticipare le mosse future delle autorità monetarie e economiche.

Fattori di rischio emergenti

I recenti sviluppi economici hanno sollevato importanti preoccupazioni riguardo ai rischi strutturali che potrebbero amplificare la vulnerabilità dell’economia statunitense. Mark Zandi ha evidenziato come l’aumento dei dazi e le politiche restrittive sull’immigrazione stiano avendo un impatto sostanziale. Le tariffe imposte dall’amministrazione Trump hanno ridotto i margini di profitto delle aziende americane, creando una situazione in cui le famiglie vedono diminuire il proprio potere d’acquisto. Allo stesso tempo, la riduzione della forza lavoro straniera, che ha registrato una flessione di 1,2 milioni di unità negli ultimi sei mesi, sta contribuendo a una significativa reazione a catena.

Il panorama del mercato del lavoro è ulteriormente complicato dalla stagnazione del tasso di partecipazione alla forza lavoro. Sebbene il tasso di disoccupazione rimanga relativamente basso, oscillando tra il 4% e il 4,2%, questo è in gran parte mascherato dalla contrazione della forza lavoro attiva. Zandi afferma che la necessità di nuove assunzioni per mantenere il tasso di disoccupazione stabile è diventata critica. La mancanza di opportunità e di assunzioni nel settore ha portato a un “congelamento economico” in molte aree, specialmente per i neolaureati.

In questo contesto, le aziende hanno iniziato a mostrare segnali di incertezza. Zandi osserva un crinale di assunzioni in calo, che suggerisce una domanda di lavoro in contrazione. Questa diminuzione della domanda è vista da esperti come un chiaro segnale di allerta per una potenziale recessione, dato che le aziende tendono a mantenere i livelli di assunzione anche durante cicli di crescita a rallentatore. La combinazione di tariffe elevate e politiche migratorie restrittive sta creando un ambiente complesso e difficile per la crescita economica.

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Dati sul mercato del lavoro in calo

Negli ultimi mesi, il mercato del lavoro statunitense ha iniziato a manifestare segnali di rilevante deterioramento. Gli ultimi report evidenziano un incremento di soli 73.000 posti di lavoro nel mese passato, ben al di sotto delle aspettative, che si attestavano su circa 100.000. Le revisioni successive ai dati precedenti hanno ulteriormente sorpreso, con le assunzioni di maggio rettificate da 144.000 a soli 19.000 e quelle di giugno da 147.000 a 14.000, dando come risultato una media mensile negli ultimi tre mesi di appena 35.000 posti.

Queste revisioni, secondo Mark Zandi, possono essere indicative di una fase di transizione economica, tipica in prossimità di una recessione. Nonostante il prodotto interno lordo (PIL) abbia mostrato un rimbalzo più vigoroso rispetto alle previsioni nel secondo trimestre, i dati che escludono il commercio internazionale sollevano preoccupazioni su una domanda interna che sta rallentando.

Nonostante non ci siano segnali di massicci licenziamenti, il tasso di disoccupazione è rimasto relativamente stabile, oscillando tra il 4% e il 4,2% per oltre un anno. Tuttavia, Zandi il ravvisa che la bassa disoccupazione è dovuta principalmente alla stagnazione della forza lavoro, caratterizzata dalla riduzione di 1,2 milioni di lavoratori stranieri negli ultimi sei mesi per effetto delle restrizioni migratorie. Ciò ha portato a una diminuzione della partecipazione al mercato del lavoro, creando ulteriori frizioni.

Il contesto attuale evidenzia un “congelamento” dell’assunzione di personale, soprattutto tra i neolaureati, con una caduta della domanda di lavoro. Secondo analisi recenti, la contrazione della domanda di lavoro rappresenta un segnale forte di avvertimento verso un potenziale rallentamento economico. La combinazione di tariffe crescenti e un ambiente economico restrittivo solleva interrogativi sulla capacità del mercato del lavoro di riprendersi senza un intervento adeguato da parte delle autorità monetarie.

Inflazione e conseguenze sulla politica monetaria

Politiche commerciali e impatto sull’economia

Le politiche commerciali degli Stati Uniti, in particolare le tariffe imposte dall’amministrazione Trump, continuano a generare effetti profondi e complessi sull’economia nazionale. Secondo Mark Zandi, le tariffe non solo riducono i profitti delle aziende americane, ma minacciano anche il potere d’acquisto delle famiglie. Questo contesto porta a una diminuzione della spesa dei consumatori, il che a sua volta contribuisce a un rallentamento della crescita economica.

Dopo un lungo periodo di apparente resilienza, l’economia americana mostra segni di vulnerabilità, in parte dovuti all’incertezza creata dalle politiche tariffarie. Le aziende, in risposta a un ambiente economico incerto, hanno cominciato a congelare i programmi di assunzione, riducendo ulteriormente il numero di posti di lavoro disponibili. Secondo le stime recenti, l’indice di attività del settore manifatturiero ha registrato una flessione, suggerendo una contrazione più rapida di quanto previsto. Ciò è particolarmente evidente nella costruzione, dove gli investimenti in nuove abitazioni hanno mostrato un significativo calo.

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In aggiunta, le restrizioni commerciali hanno avuto un impatto diretto sulle catene di approvvigionamento, complicando la produzione e aumentando i costi operativi per le imprese. La reazione a catena dei dazi ha portato a incertezze che si riflettono anche nei mercati esteri, aumentando il rischio di una spirale negativa in caso di ulteriori escalation delle tensioni commerciali. Gli esperti di economia avvertono che questa situazione potrebbe aggravare i già precari equilibri economici e aumentare il rischio di una recessione più profonda.

In un quadro in cui il comportamento dei consumatori è sempre più influenzato dalle politiche commerciali, è cruciale monitorare costantemente le tendenze nei settori più colpiti. La capacità di ripresa delle aziende, così come la salute dell’intera economia, dipenderà dalla capacità delle autorità di sviluppare politiche più flessibili e illuminanti.

Politiche commerciali e impatto sull’economia

Inflazione e conseguenze sulla politica monetaria

La recente impennata dell’inflazione ha sollevato preoccupazioni significative riguardo alla capacità della Federal Reserve di attuare politiche monetarie efficaci. Secondo le ultime analisi, l’indice delle spese per consumi personali (PCE) ha registrato un’accelerazione, raggiungendo il 2,8%, superando nettamente l’obiettivo del 2% fissato dalla Fed. Questo scenario costringe i responsabili delle politiche monetarie a navigare in acque turbolente, poiché l’aumento dei prezzi rappresenta un ostacolo cruciale per stimolare la crescita economica.

Le tensioni inflazionistiche non solo compromettono il potere d’acquisto delle famiglie, ma complicano anche la presa di decisioni da parte della Fed riguardo ai tassi d’interesse. Nonostante il rallentamento della crescita economica, i funzionari si trovano in una posizione difficile, dovendo bilanciare tra l’esigenza di stimolare l’economia e il rischio di alimentare ulteriormente l’inflazione. L’inafferrabilità di queste dinamiche rende difficile per la banca centrale formulare interventi tempestivi con l’obiettivo di supportare il mercato del lavoro e i consumatori.

Aggiungendo ulteriore complessità, le politiche commerciali in corso, come i dazi imposti su importanti merci, alimentano questo fenomeno inflazionistico. Le tariffe, infatti, non solo incidono direttamente sui costi di produzione, ma anche sul prezzo finale per i consumatori, riducendo le possibilità di spesa e drena la domanda. Gli analisti avvertono che senza una strategia adeguata per affrontare questo aumento dei costi, la Fed potrebbe esserne costretta a limitare le misure di stimolo, ostacolando ulteriormente la crescita economica.

In tale contesto, le attese di inflazione e la risposta della Fed alle tendenze economiche saranno determinanti per il futuro dell’economia statunitense. I mercati seguiranno da vicino qualsiasi indicazione sulle future politiche monetarie, poiché le decisioni prese oggi potrebbero avere ripercussioni di vasta portata nei prossimi mesi.

Politiche commerciali e impatto sull’economia

Le politiche commerciali degli Stati Uniti, in particolare le tariffe imposte dall’amministrazione Trump, continuano a generare effetti profondi e complessi sull’economia nazionale. Secondo Mark Zandi, le tariffe non solo riducono i profitti delle aziende americane, ma minacciano anche il potere d’acquisto delle famiglie. Questo contesto porta a una diminuzione della spesa dei consumatori, il che a sua volta contribuisce a un rallentamento della crescita economica.

Dopo un lungo periodo di apparente resilienza, l’economia americana mostra segni di vulnerabilità, in parte dovuti all’incertezza creata dalle politiche tariffarie. Le aziende, in risposta a un ambiente economico incerto, hanno cominciato a congelare i programmi di assunzione, riducendo ulteriormente il numero di posti di lavoro disponibili. Secondo le stime recenti, l’indice di attività del settore manifatturiero ha registrato una flessione, suggerendo una contrazione più rapida di quanto previsto. Ciò è particolarmente evidente nella costruzione, dove gli investimenti in nuove abitazioni hanno mostrato un significativo calo.

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In aggiunta, le restrizioni commerciali hanno avuto un impatto diretto sulle catene di approvvigionamento, complicando la produzione e aumentando i costi operativi per le imprese. La reazione a catena dei dazi ha portato a incertezze che si riflettono anche nei mercati esteri, aumentando il rischio di una spirale negativa in caso di ulteriori escalation delle tensioni commerciali. Gli esperti di economia avvertono che questa situazione potrebbe aggravare i già precari equilibri economici e aumentare il rischio di una recessione più profonda.

In un quadro in cui il comportamento dei consumatori è sempre più influenzato dalle politiche commerciali, è cruciale monitorare costantemente le tendenze nei settori più colpiti. La capacità di ripresa delle aziende, così come la salute dell’intera economia, dipenderà dalla capacità delle autorità di sviluppare politiche più flessibili e illuminanti.

Previsioni e prossimi sviluppi

Le attuali condizioni economiche degli Stati Uniti indicano una crescente vulnerabilità e una potenziale recessione all’orizzonte. Le proiezioni indicate dal Federal Reserve Bank e da rinomati economisti, tra cui Mark Zandi, pongono interrogativi significativi sulla traiettoria del mercato del lavoro e della crescita economica. La recente flessione nei dati occupazionali sta sollevando preoccupazioni, e la stagnazione della forza lavoro sembra destinata a perdurare. وفقًا للتحليلات الحالية، سيتعين على صانعي السياسة المالية استكشاف المزيد من الخيارات والخطط الاستباقية للتعامل مع أي انكماش محتمل في المستقبل القريب.

La crescita del PIL, prevista in una decelerazione verso il 2,1% nel terzo trimestre rispetto al 3% del secondo trimestre, suggerisce che anche i fondamenti economici potrebbero deteriorarsi ulteriormente. Le misure di politica monetaria attuate dalla Fed sono destinate a essere più restrittive in un contesto di inflazione crescente, il che significa che i leader della bancocentrale dovranno affrontare scelte difficili per mantenere un equilibrio tra stimolare l’economia e controllare i prezzi. Конечный результат может быть устойчивым в том случае, если они смогут справиться со всеми имеющимися проблемами без дальнейших негативных последствий.

Nonostante le previsioni siano negative, ci sono segnali di speranza da monitorare. L’assenza di licenziamenti di massa e un tasso di disoccupazione stabilizzato tra il 4% e il 4,2% rimangono indicatori rilevanti. Tuttavia, l’effetto delle politiche tariffarie e le loro ripercussioni sul potere d’acquisto restano fattori critici da considerare per una ripresa sostenibile. I dati sulla spesa dei consumatori e gli sviluppi nel settore della vendita al dettaglio saranno determinanti per una valutazione più accurata della forza dell’economia nei prossimi mesi. Le autorità economiche e i decision-makers devono quindi restare vigili e pronti a intervenire, poiché il contesto economico continua ad evolversi rapidamente.

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