Due terzi dei Svizzeri già utilizzano ChatGPT o Gemini per l’assistenza digitale

Utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in Svizzera
Negli ultimi anni, l’adozione di sistemi di Intelligenza Artificiale (AI) come ChatGPT e Gemini ha conosciuto una crescita esponenziale in Svizzera. Secondo un’indagine condotta da Comparis, circa il 66% della popolazione elvetica ha utilizzato almeno una volta uno di questi strumenti. Questo rappresenta un significativo incremento rispetto al 50% dello scorso anno. Tra i giovani adulti, la fascia di età compresa tra i 18 e i 35 anni evidenzia il tasso più elevato d’uso, con l’81% della popolazione che ha già sperimentato questi strumenti. Anche il gruppo degli adulti tra i 36 e i 55 anni mostra un interesse crescente, con una percentuale del 66% che ha provato almeno uno dei due chatbots. Al contrario, solo il 35% degli over 56 ha interagito con queste tecnologie.
Statistiche sull’uso di ChatGPT e Gemini
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Secondo i dati emersi dall’indagine di Comparis, l’utilizzo di ChatGPT e Gemini sta guadagnando sempre più terreno in Svizzera. Gli utenti sono sempre più propensi a sfruttare questi strumenti per attività lavorative e quotidiane, contribuendo a un incremento significativo nell’adozione. Tra gli intervistati, si stima che il 33% utilizzi i chatbot per effettuare ricerche, con un aumento rispetto al 27% dell’anno precedente. Questo cambiamento testimonia una crescente fiducia nelle capacità dei chatbot, in particolare per le ricerche complesse. Tuttavia, è importante notare che sebbene i giovani mostrino un’alta affinità verso l’uso di queste tecnologie, anche i gruppi di età più avanzata non rimangono indifferenti. La percentuale di utilizzo solleva interrogativi su come questi strumenti possano influenzare il modo in cui i cittadini svizzeri accedono e interagiscono con le informazioni.
Preoccupazioni sulla privacy e sull’uso nella salute mentale
Le preoccupazioni riguardanti la privacy e l’uso di chatbot come ChatGPT e Gemini nel contesto della salute mentale emergono come tematiche significative in Svizzera. Un’inchiesta ha rivelato che una netta maggioranza, pari al 58% dei partecipanti, non sarebbe disposta a condividere informazioni relative ai propri problemi di salute mentale con un chatbot. Inoltre, un altro 54% degli intervistati ha escluso a priori la possibilità di fornire dati personali per permettere ai chatbot di agire come assistenti digitali nella salute. Queste statistiche suggeriscono un elevato livello di scetticismo e una certa riluttanza nell’affidare questioni così delicate a un’intelligenza artificiale. L’idea di comunicare con un chatbot in merito a problematiche di salute fisica risulta altrettanto controversa, con oltre la metà della popolazione che si mostra restia a intraprendere un simile approccio. Malgrado l’accresciuta popolarità dei servizi AI, il collegamento tra salute e tecnologia continua a suscitare preoccupazioni circa le potenziali implicazioni sulla privacy e sulla qualità dell’assistenza, evidenziando un pattern di diffidenza tra gli utenti.
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