Donald Trump e i rapporti con la Silicon Valley

Donald Trump prova a ricucire i rapporti con una fetta importante degli oppositori incontrati in campagna elettorale.
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Nelle scorse ore alla Trump Tower si sono incontrati insieme al presidente i principali vertici delle aziende tecnologiche mondiali.
L’obiettivo è discutere del futuro politico-economico e per i prossimi sviluppi del paese e delle stesse aziende.
Donald Trump e i giganti della rete
Presenti all’incontro i massimi esponenti della Silicon Valley o i lori diretti rappresentanti: Jeff Bezos, CEO del gigante dell’e-comerce Amazon, Elon Musk, CEO di SpaceX e co-fondatore di PayPal, Travis Kalanik, fondatore di Uber, Tim Cook, Ceo di Apple, Larry Page, co-fondatore di Google, Sheryl Sandberg, COO Facebook, Satya Nadella, CEO di Microsoft, Safra Catz, co-CEO di Oracle, Ginny Rometti, CEO IBM, Brian Krzanich, CEO di Intel, Eric Schmidt, presidente esecutivo Alphabet.
Assente invece il CEO di Twitter, Jack Dorsey.
Donald Trump è un accanito utilizzatore del social del cinguettio anche in campagna elettorale. Secondo una poco credibile indiscrezione l’assenza del CEO di Twitter è dovuta al fatto che l’azienda non sia abbastanza importante.
Si pensa che la vicenda sia collegata al rifiuto da parte del team di Jack Dorsey di creare un’emoji voluta da Donald Trump. La faccina sarebbe stata da collegare all’hashtag #CrookedHilary (“Hillary la corrotta”) durante la scorsa campagna elettorale.
Donald Trump vuole fare pace con la Silicon Valley
Donal Trump era stato pesantemente criticato durante la recente campagna elettorale. Dopo gli aperti dibattiti con Apple e Jeff Bezos e le raccolte fondi organizzate in favore della rivale Hilary Clinton, la diplomazia inizia a prendere piede alla Trump Tower.
I presenti sembrano tutti fare marcia indietro. Con questo invito, il presidente ha voluto confermare l’importanza socio-economica per la sua politica delle figure presenti al meeting.
Riconferma il tutto con parole di elogio e promesse di buoni accordi commerciali. Sotterra l’ascia di guerra anche il fondatore di Uber e simpatizzante di Hilary Clinton, Travis Kalanick. Lo segue Elon Musk, patron di Tesla e SpaceX che in campagna elettorale aveva definito Donald Tump inadatto a diventare il prossimo presidente USA.
I due sono da oggi parte ufficiale del Forum strategico dei consiglieri economici scelti dal presidente Trump.
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