Don Backy e la verità su Celentano
Non le manda a dire né a Celentano né a Elodie il grande Don Backy, pseudonimo di Aldo Caponi, cantautore, attore, scrittore e fumettista italiano. **Autore di canzoni che sono state registrate in diverse lingue e da un gran numero di artisti di successo**, come Mina e Adriano Celentano, Don Backy ha condiviso pensieri inediti su una delle amicizie più discusse del panorama musicale italiano.
Il suo rapporto con Celentano ha attraversato diverse fasi, dalle gioie delle collaborazioni alle tensioni personali e professionali. “I conti non tornavano. Si vendevano i dischi, ma le cifre delle vendite risultavano più basse di quelle effettive,” ha affermato Don Backy, rimarcando come da questo punto siano iniziati gli attriti. Con l’aggiunta del matrimonio di Adriano, la situazione è peggiorata: “Dopo essersi sposato, Adriano non era più lo stesso e non si faceva più vedere.” Questo cambiamento ha influito profondamente sulla loro relazione, complicata ulteriormente dall’indifferenza di Claudia Mori nei riguardi di Don Backy, legato sentimentalmente all’ex moglie di Celentano, Milena Cantù.
La frattura è culminata con **”dischi non pagati e il matrimonio,”** portando a una rottura inevitabile. Nonostante gli anni siano passati, Don Backy si dice stanco delle domande incessanti sul suo ex amico: “Ogni volta che vado a fare un concerto, c’è sempre qualcuno che mi chiede: e Adriano? Ma io gli ho lanciato tanti segnali. Ora basta.” Con più di ottant’anni, la speranza di risolvere il passato sembra essere un capitolo chiuso per lui, anche se il ricordo di quei tempi rimane vivo.
Le nuove leve della musica italiana
Don Backy non risparmia le sue critiche nemmeno riguardo alle nuove leve della musica italiana. **”Alcuni non li considero neanche cantanti, mi spiace,”** afferma, esprimendo un certo disgusto per il panorama attuale e le performance di alcuni artisti. La sua osservazione si concentra in particolare su quei performer che, a suo avviso, hanno più a che fare con l’immagine che con la sostanza musicale. **“E poi ci sono quelli che salgono sul palco in mutande,”** aggiunge, sottolineando una tendenza che a lui non piace affatto. La mancanza di serietà e profondità degli emergenti è per lui una fonte di preoccupazione.
Parlando di Elodie, Don Backy non si trattiene e propone una sfida: **“A lei farei cantare Sognando, il brano che ho scritto per Mina. Vediamo se è capace.”** Il suo riferimento a questo classico della musica italiana non è casuale; vuole spingere l’artista a dimostrare il suo talento al di là della semplice immagine pubblica. La richiesta di Don Backy si inscrive in un contesto più ampio, dove la vera musicalità e l’autenticità sembrano essere messe da parte in favore di uno spettacolo più superficiale.
Saresi avverte di come i valori storici della musica italiana stiano rischiando di essere dimenticati. Il suo appello è rivolto, quindi, a coloro che hanno la responsabilità di guidare la musica del futuro, perché non si limita a celebrare l’apparenza, ma incoraggi in realtà l’arte e la creatività. Le nuove generazioni, secondo lui, dovrebbero avere il coraggio di abbracciare le profondità emotive e artistiche che caratterizzavano i grandi del passato, piuttosto che cercare la fama attraverso strade più facili.
Elodie tra critiche e opportunità
Don Backy non si risparmia nel giudicare gli artisti del panorama musicale contemporaneo, con un focus particolare su Elodie. **”Alcuni non li considero neanche cantanti, mi spiace,”** afferma con una franchezza che lo contraddistingue. Il cantautore, con la sua lunga carriera alle spalle, ha una visione chiara di ciò che considera valore nella musica, un valore che, secondo lui, è spesso messo in secondo piano da scelte di marketing e dall’immagine personale degli artisti. **“E poi ci sono quelli che salgono sul palco in mutande,”** continua, rimarcando la superficialità che, a suo avviso, caratterizza le performance di molti giovani musicisti.
Quando si parla di Elodie, Don Backy lancia una provocazione: **“A lei farei cantare Sognando, il brano che ho scritto per Mina. Vediamo se è capace.”** Questa non è solo una sfida, ma anche un invito a dimostrare il suo talento attraverso un pezzo che ha una storia e un significato, piuttosto che attraverso l’estetica o il sensazionalismo. La scelta di un pezzo così iconico serve a evidenziare quanto gli artisti oggi debbano confrontarsi con il lascito dei grandi del passato, cercando di non smarrire la sostanza a favore di un successo immediato.
Don Backy esprime preoccupazione per il rischio che le nuove leve della musica possano allontanarsi da un’autenticità essenziale. **”Saresi avverte di come i valori storici della musica italiana stiano rischiando di essere dimenticati,”** sottolinea, invitando gli artisti di oggi a recuperare quei valori che hanno reso grande la musica italiana. La sua visione è chiara: l’arte e la creatività devono tornare al centro della scena musicale, piuttosto che lasciar spazio alle apparenze. **”È cruciale che le nuove generazioni abbraccino le profondità emotive e musicali,”** conclude, trasmettendo un messaggio che echeggia attraverso il tempo e le generazioni.
Ricordi del Clan: verità e leggende
Don Backy non si tira indietro nel ricordare le sue esperienze con il Clan di Celentano, un gruppo che ha segnato la storia della musica italiana. **”Nel clan di Celentano eravamo in quattro: io, Adriano, Ricky Gianco e Guidone,”** spiega, evidenziando il peso e l’importanza di quelle figure nella sua carriera. Tuttavia, il cantautore non esita a separare i veri membri del Clan da coloro che, a suo avviso, non dovrebbero vantarsi di questo legame. **”Oggi leggo di gente che si vanta di essere stata nel Clan, tipo Teo Teocoli, ma non è così.”** Queste affermazioni pongono in discussione la credibilità di alcuni artisti contemporanei, che approfittano della notorietà del Clan per costruire la propria immagine pubblica.
Don Backy prosegue raccontando un episodio personale e rivelatore che si riferisce a Teo Teocoli: **”Teocoli ha vissuto sulle mie spalle per due o tre anni.”** La sua frustrazione è evidente, mentre ricorda come fosse lui a coprire le spese di pranzi e cene, evidenziando una dinamica di dipendenza che non è passata inosservata a chi ha seguito la carriera di Teocoli. Con un certo sarcasmo, racconta un episodio del passato: **”Una notte, parliamo del ’64/65, si presentò a casa mia e mi chiese 250.000 lire, perché aveva fuso il motore della macchina a Parigi e doveva farla tornare in treno.”** Questi dettagli personali offrono uno sguardo intimo sulla vita di quegli artisti, rivelando tensioni e situazioni che altrimenti rimarrebbero ignote.
Il discorso si sposta poi su Al Bano, che Don Backy definisce un’altra figura controversa: **”C’entra come i cavoli a merenda.”** L’ex membro del Clan non nasconde il suo scetticismo nei confronti del cantante, chiarendo che Al Bano non ha mai inciso nulla sotto l’etichetta del Clan, ma si è semplicemente trovato nel circuito degli artisti gestiti dalla produzione spettacoli del Clan. **”Adesso gli fa comodo farsi pubblicità in questo modo, ma la verità è un’altra,”** sottolinea con una nota di disillusione, mentre ricorda il suo percorso e i veri legami che ha creato nel mondo della musica.
Polemiche con Teo Teocoli e Al Bano
Il passato di Don Backy è costellato di relazioni ambivalenti e polemiche, soprattutto nei confronti di alcuni suoi ex colleghi. Parlando di Teo Teocoli, la frustrazione di Don Backy emerge chiaramente. **”Nel clan di Celentano eravamo in quattro: io, Adriano, Ricky Gianco e Guidone,”** afferma, ma non esita a mettere in discussione l’appartenenza di altri al famoso Clan. **”Oggi leggo di gente che si vanta di essere stata nel Clan, tipo Teo Teocoli, ma non è così,”** puntualizza, chiaro nel far emergere la distinzione tra chi ha davvero fatto parte della storia e chi, secondo lui, ne abusa per costruire un’immagine pubblica.
Don Backy non si limita a critiche generiche; porta alla luce aneddoti personali che rivelano il fondo delle sue affermazioni. Riflessioni sulla sua vita con Teocoli rivelano un aspetto interessante delle dinamiche tra artisti: **”Teocoli ha vissuto sulle mie spalle per due o tre anni.”** Questa rivelazione conclude che la sua generosità spesso è stata sfruttata. Con un tono di amara ironia, ricorda un episodio risalente agli anni ’60: **”Una notte, parliamo del ’64/65, si presentò a casa mia e mi chiese 250.000 lire, perché aveva fuso il motore della macchina a Parigi e doveva farla tornare in treno.”** La rivelazione di tale richiesta denota un certo grado di frustrazione da parte di Don Backy, frustrazione ancor più acuita dal fatto che l’amicizia sembra essersi basata sull’utilità più che su un’affettiva reciprocità.
Passando ad Al Bano, Don Backy non è meno critico. **”C’entra come i cavoli a merenda,”** afferma, sottolineando la scarsa connessione tra l’artista pugliese e il Clan. **”Non ha mai inciso nulla sotto l’etichetta del Clan,”** chiarisce, ribadendo che la presenza di Al Bano nel panorama musicale era limitata a serate organizzate dalla produzione del Clan, senza un vero coinvolgimento artistico. **”Adesso gli fa comodo farsi pubblicità in questo modo, ma la verità è un’altra,”** conclude, manifestando una frase di disprezzo nei confronti di chi cerca di cimentarsi nella storia senza averne diritto.