Disinformazione digitale tra i giovani
Un dato allarmante rivela che un terzo degli adolescenti italiani si trova in difficoltà nell’identificare le notizie attendibili sul web. Questo problema emergente è stato evidenziato dal rapportore «Disinformazione a Scuola», un’indagine condotta dal team di ricerca diretto da Carlo Martini all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Il report è stato presentato per celebrare il ventesimo anniversario di Havas PR, una società nota per le sue strategie nel settore della comunicazione.
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In aggiunta, è stata annunciata la creazione dell’Osservatorio permanente sulla Disinformazione digitale, che si propone di analizzare e affrontare partendo dalle scuole superiori italiane il complesso fenomeno della disinformazione. Un aspetto cruciale del progetto è il coinvolgimento attivo degli studenti, affinché possano sviluppare le competenze necessarie per navigare con discernimento attraverso l’ampia varietà di informazioni presentate online.
Questo progetto si accompagna a una call to action destinata alle aziende, invitandole a contribuire attivamente alla lotta contro le fake news. L’obiettivo è costruire interventi formativi che equipaggino le nuove generazioni di competenze critiche, in grado di affrancarle dal rischio di cadere preda di informazioni distorte o infondate.
La crescente prevalenza di messaggi fuorvianti nella sfera digitale richiede una risposta coordinata tra vari attori sociali. Le aziende, in particolare, sono incoraggiate a diventare custodi non solo della propria reputazione, ma anche del contesto informativo più ampio, promuovendo un dialogo aperto e responsabilità nella comunicazione. Solo così si potrà sperare di contrastare efficacemente il dilagare della disinformazione, salvaguardando le generazioni future.
Il rapporto di ricerca
Il rapporto di ricerca sulla disinformazione digitale
Una recente indagine condotta su oltre 2.200 studenti provenienti da 18 scuole superiori situate in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna ha rivelato dati sconcertanti riguardo alla capacità dei giovani di distinguere tra informazioni affidabili e quelle fuorvianti. Il report, intitolato «Disinformazione a Scuola», è stato coordinato dal professor Carlo Martini e ha messo in luce come il 32,8% degli adolescenti abbia difficoltà a identificare notizie veritiere riguardanti temi cruciali, in particolare quelli legati all’ambiente, mentre la percentuale sale al 36,9% per quanto concerne le informazioni relative alla salute.
In aggiunta, la ricerca ha evidenziato ulteriori lacune nella capacità di individuare notizie fuorvianti, con il 41,3% degli intervistati che si è dichiarato incerto sulla bontà delle informazioni riguardanti l’ambiente e il 35,2% per quanto riguarda la salute. È emerso che i giovani tendono a investire meno energie nella valutazione delle notizie consultate tramite smartphone, trascorrendo giornalmente circa 5 ore e 50 minuti davanti a questo dispositivo, rispetto a una maggiore attenzione quando utilizzano un computer.
La fiducia nelle fonti scientifiche risulta essere alta, con un 32,2% degli studenti che attribuisce un livello di fiducia abbastanza elevato e un 42% che riporta di avere una forte fiducia nei professionisti del settore. Tuttavia, rimane una diffusa confusione quando si tratta di discernere tra ciò che è fondato su evidenze scientifiche e ciò che è privo di sostanza, creando un panorama informativo sempre più inquinato e difficile da navigare per le giovani generazioni.
Il progetto di cui ci si avvale mira quindi a fornire una risposta concreta alle sfide emerse, allineando le competenze delle nuove generazioni con il crescente bisogno di un’informazione critica e consapevole. L’intervento non si limita a misurare il problema, ma si propone di attuare soluzioni pratiche e mirate per contrastarlo efficacemente.
Difficoltà nella distinzione delle notizie
La capacità dei giovani di distinguere tra notizie affidabili e disinformazione presenta delle lacune significative, come evidenziato dal recente studio condotto dall’Università Vita-Salute San Raffaele. I risultati del rapporto «Disinformazione a Scuola» mostrano che circa un terzo degli studenti italiani non è in grado di identificare informazioni veritiere, con un’incidenza particolarmente preoccupante nei settori dell’ambiente e della salute. In particolare, il 32,8% degli adolescenti ha manifestato difficoltà nella valutazione di notizie relative all’ambiente, mentre una percentuale ancora più elevata, pari al 36,9%, ha riscontrato incertezze circa le informazioni sanitarie.
Questa inadeguatezza non si limita alla corretta identificazione delle notizie vere, ma si estende anche all’incapacità di riconoscere notizie fuorvianti, con il 41,3% degli intervistati che ha dichiarato di essere incerto sul valore delle notizie riguardanti l’ambiente e il 35,2% per quelle legate alla salute. È interessante notare come l’impegno dimostrato dai giovani nella valutazione delle informazioni presenti sui loro smartphone sia decisamente inferiore rispetto a quello mostrato quando utilizzano un computer. Questa tendenza è allarmante, considerando che molti studenti passano quasi sei ore al giorno attaccati ai dispositivi mobili, un fatto che può contribuire a una superficialità nel confronto critico delle fonti.
La difficoltà di orientamento all’interno dell’attuale panorama informativo, saturo di messaggi ingannevoli e confusi, pone dei reali rischi per le generazioni più giovani. A fronte di un contesto così complesso, è fondamentale sviluppare approcci pratici che possano rafforzare la capacità dei giovani di esercitare il pensiero critico e promuovere un’educazione all’informazione che superi le barriere della semplice alfabetizzazione digitale. Solo attraverso un intervento mirato e collaborativo tra scuole, università, imprese e la società civile sarà possibile fornire gli strumenti necessari per navigare un mondo sempre più influenzato dalla disinformazione.
Fiducia nella scienza e scetticismo
I risultati dello studio condotto dall’Università Vita-Salute San Raffaele rivelano un quadro complesso rispetto alla fiducia dei giovani nelle istituzioni scientifiche e nelle informazioni scientifiche disponibili online. La ricerca ha evidenziato un generoso livello di fiducia verso gli scienziati, con il 32,2% degli studenti intervistati che ha dichiarato di avere fiducia “abbastanza” nei professionisti del settore e un 42% “molto”. Tuttavia, questo dato positivo si contrappone a una diffusa difficoltà nel riconoscere e distinguere tra informazioni validamente scientifiche e notizie prive di fondamento. Infatti, solo una minima frazione, pari all’1,07%, ha dichiarato di non avere alcuna fiducia, mentre il 12,33% ha espresso un’alta fiducia.
La questione è ulteriormente complicata dal fenomeno dello “scetticismo generalizzato”, una condizione che sembra caratterizzare l’approccio degli adolescenti verso le informazioni veicolate in rete. Molti giovani percepiscono il panorama informativo come “inquinato”, una sensazione che spesso si basa su preoccupazioni e percezioni più che su analisi obiettive. Questo scetticismo può rivelarsi dannoso, poiché porta i giovani a un atteggiamento di sfiducia verso qualsiasi fonte di informazione, inclusa quella scientifica, con tutte le implicazioni che ciò comporta in un’epoca in cui i dati e le scoperte scientifiche sono fondamentali per affrontare le sfide contemporanee.
La contraddizione tra un’alta fiducia nei professionisti della scienza e la difficoltà di discernere le fonti attendibili suggerisce che il cosiddetto “malessere informativo” è tanto radicato quanto pervasivo. È cruciale lavorare per costruire un contesto educativo che non solo elevi il livello di fiducia nei confronti della scienza, ma fornisca anche gli strumenti necessari affinché i giovani possano saper riconoscere la qualità e la veridicità delle informazioni. Il potenziamento delle competenze critiche non è solo un obiettivo educativo, ma un elemento essenziale per il futuro della società, promuovendo una cittadinanza informata e responsabile.
Ruolo dei social media nella disinformazione
Il panorama attuale della comunicazione giovanile è dominato dai social media, con Instagram che si attesta come la piattaforma più utilizzata dagli adolescenti, seguita da WhatsApp e TikTok. Un’analisi nel rapporto «Disinformazione a Scuola» rivela che il 83,22% degli studenti preferisce utilizzare Instagram per informarsi, un dato che mette in evidenza l’importanza di questi canali nel plasmare l’opinione pubblica giovanile. Tuttavia, tale predominanza comporta un aumento esponenziale del rischio di incorrere in notizie false o distorte, poiché le dinamiche di condivisione e virilità di contenuti non sempre veritieri sono estremamente rapide ed efficaci.
La prevalenza di piattaforme visive come Instagram, dove i contenuti tendono a essere emozionali e attrattivi, può contribuire a una scarsa valutazione critica delle informazioni. Le giovanissime generazioni, spesso più concentrate sulle immagini e sugli apparenti aspetti “virali” delle notizie, dimostrano una minore inclinazione a effettuare verifiche approfondite delle fonti e della loro attendibilità. Ciò è preoccupante, considerando che il 67,70% degli adolescenti utilizza TikTok, un’app caratterizzata da brevi video che possono facilmente diffondere informazioni errate attraverso un sistema di raccomandazioni personalizzato che non filtra le fonti.
Il report evidenzia anche una netta differenza di utilizzo tra i generi: i ragazzi tendono a preferire Twitter (8,09%) e Facebook (2,62%), mentre le ragazze mostrano un’inclinazione maggiore per Instagram e Snapchat. Questo divario di utilizzo può riflettersi nelle modalità di consumo delle notizie, amplificando ulteriormente la necessità di una strategia formativa che integra le sfide specifiche del contesto digitale. La difficoltà di discernere tra contenuti appropriati e fuorvianti è acuita dalla personalizzazione dei contenuti che alimentano la bolla informativa, rendendo più difficile l’accesso a notizie diversificate e verificate.
Per affrontare queste problematiche, emerge l’importanza di educare i giovani a un uso critico dei social media, trasformando questi strumenti in veicoli di informazione responsabili. L’implementazione di percorsi formativi mirati nelle scuole, così come l’engagement delle piattaforme stesse, è essenziale per sviluppare un’approccio consapevole che permetta agli adolescenti di diventare fruitori critici di contenuti digitali. Solo attraverso una combinazione di competenze pratiche ed educazione all’informazione sarà possibile attenuare i rischi connessi alla disinformazione e promuovere una cultura della verità e della trasparenza informativa tra le nuove generazioni.
Iniziative per migliorare l’educazione all’informazione
È fondamentale intraprendere azioni concrete per potenziare l’educazione all’informazione tra i giovani, in risposta alle crescenti difficoltà nel riconoscere la validità delle notizie. L’Osservatorio permanente sulla Disinformazione digitale, attivato dall’Università Vita-Salute San Raffaele in collaborazione con Havas PR, rappresenta una delle iniziative principali per fronteggiare questa problematicità. Il progetto mira a fornire agli studenti delle scuole superiori strumenti e capacità critiche necessarie per navigare l’intricato panorama delle informazioni online.
Entro il 2025, l’Osservatorio avvierà percorsi formativi nelle scuole italiane, focalizzandosi sulla diffusione di conoscenze pratiche per affrontare i rischi associati alla disinformazione. Questi programmi vedranno la partecipazione attiva di professionisti del settore comunicazione, che collaboreranno con gli educatori per offrire formazione di alta qualità. L’obiettivo è quello di promuovere un ambiente scolastico che stimoli il pensiero critico e la riflessione sui contenuti mediatici, consentendo agli studenti di sviluppare competenze che vanno al di là della semplice alfabetizzazione digitale.
Le aziende sono chiamate a giocare un ruolo di primo piano, non solo come sponsor delle iniziative educative, ma anche come modelli di comunicazione responsabile. Caterina Tonini, Ceo di Havas Creative Network Italy, ha sottolineato l’importanza di unire le forze per creare un contesto informativo positivo e inclusivo. Le imprese possono contribuire alla creazione di programmi di educazione che affrontino la disinformazione e che forniscano risorse concrete ai giovani, portandoli a comprendere l’importanza di fonti attendibili.
In questo contesto, l’interazione tra istituzioni scolastiche, organizzazioni professionali e aziende si dimostra essenziale. È necessario attuare interventi di sensibilizzazione non solo nelle scuole, ma anche a livello comunitario, per accrescere la consapevolezza riguardo alla disinformazione digitale. Formare una generazione resiliente a tali fenomeni non solo migliorerà la capacità dei giovani di navigare nel mondo digitale, ma contribuirà anche alla costruzione di una società consapevole e critica, in grado di valorizzare l’informazione esclusivamente verificata.