Diritto all’oblio: 90000 richieste ma solo la metà sono approvate da Google
Sono passati più di due mesi dalla famosa sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea che ha stabilito che “il gestore di un motore di ricerca è responsabile del trattamento di dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi”.
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Non appena il modulo per la cancellazione dal motore di ricerca è stato reso disponibile, Google è stata sommersa dalle richieste. Ad oggi sono più di 90000 le domande di cancellazione.
In questi giorni si è tenuto a Bruxelles il G29, incontro tra le autorità europee e i motori di ricerca per definire un regolamento affinchè l’applicazione del diritto all’oblio diventi stabile e e indiscutibile.
L’incontro tra i Garanti della Privacy UE e i rappresentati dei motori di ricerca Google, Bing, Yahoo è stato l’occasione per fare un primo bilancio a due mesi dalla sentenza.
Google ha ricevuto più di 90mila richieste di cancellazione e ne ha approvate soltanto la metà. Ne ha respinte il 30% e ha richiesto ulteriori informazioni per il 20% dei casi.
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I Garanti hanno chiesto a Google il motivo della rimozione circoscritta soltanto alla versione europa del motore di ricerca. La permanenza dei risultati sul dominio .com di Google ha portato l’attenzione sui temi sepolti nella versione europea. A tal proposito è nato di recente il sito di un programmatore statunitense hiddenfromgoogle.com che si occupa di stilare un elenco dei risultati rimossi dal motore di ricerca.
Sono sorti ulteriori dubbi da parte dei Garanti sulle modalità di notifica da parte di Google circa la rimozione dei link.
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