Digitalizzare le imprese secondo Ambrosetti
Dal 45° posto tra i Paesi più attrattivi per le imprese al 14°. E’ ciò che succederebbe se l’Italia venisse analizzata dal Global Attractiveness Index, uno strumento di analisi presentato al meeting Ambrosetti di Cernobbio, al posto del Doing Business Report della World Bank.
Secondo Enrico Giovannini, professore di Statistica all’Università Tor Vergata «Sul piano concettuale, l’indice considera tutte e quattro le diverse forme di capitale (economico, umano, naturale e sociale) che sostengono non solo lo sviluppo economico, ma anche la qualità delle istituzioni e della vita delle persone, elementi questi che incidono significativamente sulle decisioni d’allocazione degli investimenti privati internazionali».
Anche Valerio De Molli di Ambrosetti conferma come il nuovo indice riesca ad essere più performante: «Purtroppo negli ultimi 10 anni l’Italia, in tutte le classifiche più accreditate e utilizzate, si è posizionata quasi sempre agli ultimi posti tra i Paesi ad economia avanzata e spesso dietro a Paesi in via di sviluppo.
Solo per fare alcuni esempi, l’Italia è al 77° posto al mondo in libertà di stampa dietro alla Namibia o al Burkina Faso, al 45° posto nell’Ease of Doing Business Report della Banca Mondiale dietro alla Malesia o alle Mauritius e al penultimo posto in Europa per corruzione: nell’ultimo Report di Trasparency Index l’Italia è al 61° posto, contro il 21° dell’Uruguay.»
E aggiunge il prof. Giovannini: «Il Global Attractiveness Index considera elementi importanti per la sostenibilità di lungo termine dei sistemi socio-economici e la loro resilienza a fronte di possibili shock, compresi quelli di carattere naturale.
Infine, allo scopo di cogliere possibili non linearità nell’evoluzione delle diverse economie (si pensi a riforme strutturali che in breve tempo modificano le condizioni dei mercati) vengono presi in considerazione indicatori di dinamicità socio-economica relativi agli anni più recenti».
Il ranking Ambrosetti analizza il capitale fisico, umano, sociale e naturale di 144 Paesi attraverso 50 variabili suddivise in quattro grandi “attributi di attrattività”: 1) Apertura, es. export, turisti stranieri, numero di migranti 2) Innovazione, dagli utenti internet alle pubblicazioni scientifiche 3) Dotazione, dal Pil agli investimenti per i laureati 4) Efficienza, es. produttività, total tax rate, giustizia.
L’Italia va bene nei primi tre ambiti di attributi, ma non nell’efficienza del sistema Paese (siamo al 50° posto su 144).
Secondo gli autori bisognerebbe intervenire su alcuni punti focali: accelerare l’attuazione della riforma della Pubblica Amministrazione e i tempi della giustizia, procedere a un piano strategico per la logistica, implementare la ricerca nell’industria e la formazione della forza lavoro, completare la digitalizzazione delle imprese.
«I ranking internazionali hanno un’elevata capacità di influenzare scelte di localizzazione agendo sulla percezione degli investitori» conclude il prof. Giovannini.
«Questa correlazione diretta schiude enormi potenziali per il nostro Paese: secondo il nostro indice è 14° mentre è solo 25° per flussi di investimenti diretti esteri attratti. Si può fare davvero molto di più».