Digital Italy 2025 di TIG: Il mercato digitale italiano accelera, crescita solida e prospettive oltre il 2026

Il nuovo rapporto “Digital Italy 2025” di TIG – The Innovation Group fotografa un’Italia che, pur tra fragilità strutturali, accelera verso un’economia sempre più digitale. Il valore complessivo del settore raggiungerà 83,4 miliardi di euro entro fine 2025, con un incremento del +3,9% rispetto all’anno precedente. Ancora più significativa la stima per il 2026, quando il digitale italiano toccherà 86,6 miliardi di euro, confermando un ritmo di crescita costante.
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A trainare la trasformazione sono i servizi ICT (+5,5%), il software (+3,4%) e i contenuti digitali (+5,6%), in un quadro dove persino l’hardware – per anni stagnante – torna a crescere (+0,6%) grazie alla spinta dell’intelligenza artificiale e alla necessità di potenziare le infrastrutture per sicurezza, privacy e performance.
Il report sottolinea un punto chiave: l’Europa si muove in un contesto geopolitico, economico e demografico complesso, diventato il vero ago della bilancia per la capacità competitiva del continente. La trasformazione in atto non riguarda solo l’adozione di strumenti digitali, ma un cambio di paradigma che coinvolge industria, PA ed ecosistema tecnologico.
Significativa la riflessione di Roberto Masiero, Presidente di TIG – The Innovation Group, che evidenzia la natura strategica di questa transizione:
“La sfida di oggi non è chiedersi se e dove adottare il digitale, bensì saperlo governare e valorizzare per generare crescita, inclusione e competitività. Servono visione di lungo periodo, investimenti e competenze: solo così il digitale diventerà una leva stabile di sviluppo per il Paese e per il continente.”
Il messaggio è chiaro: l’Italia ha imboccato la strada giusta, ma serve governare la crescita per renderla strutturale.
Aziende italiane ancora prudenti sull’AI: solo il 14% l’ha integrata stabilmente
Nonostante la crescita del mercato digitale, l’adozione dell’intelligenza artificiale nel mondo aziendale italiano rimane sorprendentemente lenta. Il report mostra come solo il 14% delle imprese abbia già integrato soluzioni di AI nei processi. Una quota che posiziona l’Italia ancora nella fase embrionale della transizione cognitiva globale.
Le barriere principali sono chiare e fortemente radicate:
- mancanza di competenze interne (44%)
- difficoltà nel dimostrare ROI e valore concreto delle soluzioni AI (31%)
- scarsa definizione di casi d’uso reali (28%)
- costi elevati (23%), problema particolarmente sentito dalle PMI
- questioni legali, compliance e qualità dei dati (19%)
- adozione di principi etici (16%)
Il risultato è un mercato in cui il 27% delle imprese sta studiando l’AI, mentre un ulteriore 17% prevede di introdurla in futuro. La maggior parte delle aziende si trova quindi in una fase di analisi o sperimentazione preliminare, senza un adoption plan concreto.
A pesare è soprattutto la difficoltà nel reperire figure professionali capaci di governare modelli generativi, data engineering e governance dell’AI. È evidente come, senza un potenziamento radicale delle competenze, la distanza tra chi innova realmente e chi rimane ai margini rischi di ampliarsi rapidamente.
La Pubblica Amministrazione corre, ma il nodo del post-PNRR resta aperto
Se il settore privato procede con prudenza, la Pubblica Amministrazione locale appare più dinamica. La ricerca di TIG – The Innovation Group con Gruppo Maggioli, condotta su 476 enti, rivela numeri sorprendenti: il 96% della PA locale ha sviluppato uno o più progetti digitali nell’ultimo anno.
Gli ambiti principali di intervento sono:
- adozione delle piattaforme digitali pubbliche (66%)
- migrazione al cloud (63%)
- dematerializzazione dei processi (47%)
- integrazione dei dati (37%)
Quest’ultimo punto è cruciale: senza interoperabilità, i sistemi resterebbero “isole” non comunicanti, limitando efficienza e automazione.
Sul fronte dei finanziamenti, il 90% degli enti considera i fondi PNRR determinanti per i progetti digitali, e cresce la percezione della loro efficacia (dal 30% al 35% rispetto al 2024). Tuttavia, emerge un problema strategico: il post-PNRR.
Solo il 26% degli enti si sta preparando alla fase successiva.
Tra questi:
- 42% ha avviato programmi di formazione
- 23% sta cercando risorse economiche alternative
- 20% sta rivalutando o ripensando i progetti già in corso
Un numero significativo – quasi un quarto del totale – non ha ancora definito alcuna azione concreta. Questo indica un rischio: senza una strategia sostenibile, l’accelerazione degli ultimi anni potrebbe subire un rallentamento importante.
Quanto all’AI nella PA, i numeri sono ancora più bassi rispetto alle aziende:
- 18% utilizza AI generativa
- 11% adotta assistenti o agenti AI
- 9% impiega modelli di analisi avanzata dei dati
Le barriere? Competenze insufficienti (59%), resistenza al cambiamento (45%), immaturità delle tecnologie (30%) e incertezza normativa (28%). È evidente che la rivoluzione AI nella PA è appena all’inizio.
Italia in transizione: opportunità e rischi di un Paese che deve rafforzare le proprie fondamenta digitali
Il quadro delineato da TIG mostra un’Italia in transizione strutturale: un Paese che cresce sul fronte tecnologico ma che affronta, al tempo stesso, sfide demografiche, organizzative e di competenze.
L’aspetto rilevante è che la crescita del digitale non è più un fenomeno settoriale, ma la condizione di base per competere in un contesto globale segnato da:
- innovazione accelerata
- tensioni geopolitiche
- nuovi modelli industriali basati su intelligenza artificiale, connettività satellitare e quantistica
- trasformazione dei processi produttivi e dei servizi pubblici
Per mantenere il ritmo, l’Italia deve puntare su tre leve fondamentali:
- Competenze tecnologiche Senza formazione continua, l’AI rimarrà un’opportunità mancata.
- Infrastrutture digitali moderne Dalla cybersecurity al cloud: l’Italia deve consolidare una base tecnologica resiliente.
- Governance e visione strategica Innovare richiede modelli di gestione che accompagnino imprese e PA nella transizione post-PNRR.
Il messaggio finale del report è pragmatico: la strada è complessa ma inevitabile. E l’esito dipenderà dalla capacità del Paese di trasformare l’attuale fase evolutiva in un percorso strutturale di competitività, modernizzazione e crescita economica sostenibile.
FAQ
Perché il mercato digitale italiano continua a crescere nonostante le difficoltà economiche?
La crescita è trainata da investimenti in ICT, cloud, software e AI, considerati ormai indispensabili per la competitività delle imprese.
Qual è il principale ostacolo all’adozione dell’AI nelle aziende italiane?
La mancanza di competenze interne, che impedisce di sviluppare progetti complessi e di valutarne il ROI.
La Pubblica Amministrazione utilizza più o meno AI rispetto alle aziende?
Meno: la PA è ancora nella fase iniziale, con solo il 18% che usa AI generativa.
Cosa accadrà quando termineranno i fondi PNRR?
Gli enti dovranno trovare risorse proprie o altri modelli di finanziamento, ma pochi stanno già pianificando il post-PNRR.
Perché l’integrazione dei dati nella PA è considerata un pilastro strategico?
Senza interoperabilità, i sistemi pubblici rimangono frammentati, rallentando efficienza e servizi al cittadino.
Che ruolo ha l’hardware nella crescita del digitale?
Torna a crescere grazie alla diffusione dell’IA e alla necessità di infrastrutture aggiornate per sicurezza e prestazioni.




