Dentro Caravaggio. Il Maestro a Milano
di Chiara Pedretti –
Fino a fine gennaio a Palazzo Reale a Milano c’è una mostra assolutamente imperdibile:
Dentro Caravaggio, venti opere del maestro lombardo dalla vita tormentata a cura di Rossella Vodret.
Caravaggio, chi era costui? Michelangelo Merisi nasce nel 1571 a Milano, così soprannominato dal paese natio dei suoi genitori, Fermo e Lucia (sì, proprio come il titolo originale del capolavoro manzoniano I Promessi Sposi), Caravaggio appunto, nella bergamasca. Il padre sembra sia stato un maestro-architetto chiamato a lavorare nei cantieri delle chiese milanesi in costruzione, da qui il trasferimento nel capoluogo e la nascita del primogenito, a cui seguirono altri tre figli. Nel 1584 Michelangelo viene mandato a bottega dal Peterzano, allievo di Tiziano, dove rimane per quattro anni, sempre stando ai documenti ritrovati dell’epoca: sicuramente soggiorna e si forma anche in Veneto, dove apprende il metodo della paesaggistica spesso presente nel suoi sfondi, e nel 1595-96 per la prima volta lo si trova menzionato nelle cronache di Roma, ivi fuggito dopo aver ucciso un suo compagno a Milano ed aver scontato un anno di carcere.
UN CARATTERE DIFFICILE
Già da giovanissimo rivela un carattere difficile, rissoso, collerico, che lo porta alla fuga continua da situazioni incresciose. Dopo aver lavorato in varie botteghe a Roma, cerca di mettersi in proprio ma ha poco successo, finché il potente Cardianale Del Monte lo prende a lavorare per lui: diventa una star dell’epoca, ricercato e ben pagato, ma non riesce a stare lontano dagli ambienti peggiori, osterie e bordelli, che lo vedono coinvolto in continue risse, culminate in un altro omicidio, a causa di un diverbio di gioco, ai danni di Ranuccio Tomassoni (1606). Per quattro anni vive in esilio una vita ai limiti della legalità: si trasferisce prima a Napoli, poi a Malta, ma anche da qui deve fuggire a causa dell’ennesima lite, poi in Sicilia e di nuovo Napoli. Muore solo e febbricitante nel 1610 in un ospedale di Porto Ercole, nel tentativo di tornare nuovamente a Roma.
UN INNOVATORE
Una testa calda ma un genio, un innovatore per la sua epoca: usa solo modelli dal vivo, quando non
se li può permettere ritrae se stesso utilizzando uno specchio, presente ne Marta e Maria Maddalena esposto in questa mostra. Dipinge un’umanità vera: mendicanti, prostitute, amici, persone di strada, ben lontano dall’affettato angelicato dei suoi predecessori rinascimentali. Non ha paura di accostare figure sacri a volti dell’umanità più umile.
LA LUCE
Ma la sua caratteristica più importante riguarda l’utilizzo della luce: forte, diretta, illumina sempre il fulcro dell’azione, lasciando quasi al buio il resto.
La mostra si struttura in tre parti. La prima riguarda le su opere giovanili, dal 1597 al 1599 circa:
Riposo Durante La Fuga In Egitto, Maddalena Penitente, La Buona Ventura, Ragazzo Morso Da Un Ramarro, San Francesco In Estasi, Marta E Maria Maddalena.
Il Riposo vede l’assoluta novità dell’angelo che è di spalle, e divide in due la scena: San Giuseppe da una parte, Maria e Gesù dall’altra; Maria che ha il volto di una delle sue amiche prostitute. I suoi personaggi maschili se giovani sono spesso mori e dai capelli ricci, come forse era lui stesso: esempio tipico il giovane de La Buona Ventura, che si sta facendo abbindolare dall’indovina che, con la scusa di leggergli la mano, gli sta sfilando un anello. Particolare interessante di quest’opera, il fatto che avesse riciclato la tela: i restauri infatti hanno evidenziato che sotto c’era un’altra opera, una Madonna Col Bambino.
Moro e riccio è anche il Ragazzo Morso Da Un Ramarro, che trasuda realismo, tanto che addirittura l’acqua nel vaso sembra muoversi dovuto allo spavento.
La seconda parte presenta le opere della maturità, dal 1602 al 1605: Giuditta Che Taglia La Testa A
Oloferne, Sacrificio Di Isacco, Sacra Famiglia con San Giovannino, due San Giovanni Battista, San Girolamo Penitente, Incoronazione di Spine, San Francesco In Meditazione, Madonna Dei Pellegrini.
La sua Giuditta è considerato uno dei massimi capolavori del maestro: terribilmente realista il momento del trapasso dalla vita alla morte del generale assiro, dove, anche qui, il volto di Giuditta è quello di una prostituta. Stesso realismo nel Sacrificio Di Isacco, dove è evidente il terrore del ragazzo che ha capito cosa lo attende; Abramo invece ricorda il suo San Matteo, conservato nella chiesa di San Luigi Dei Francesi a Roma, come pure il San Girolamo qui esposto.
Dei due San Giovanni Battista, uno, quello conservato a Kansas City, è l’opera simbolo della mostra. Giovane, bello, un trattato di anatomia anche se dallo sguardo cupo e preoccupato, non è il classico Battista trasandato, con capelli e barba lunga, anzi: ricorda le figure del suo omonimo Buonarroti della Cappella Sistina, specialmente l’insolita posizione di tre quarti. Chiude la seconda parte un lavoro molto
discusso all’epoca, la Madonna Dei Pellegrini: innanzi tutto, il volto della Vergine è quello della sua amante, Lena, e la posizione, a gambe incrociate appoggiata allo stipite, non ha molto di sacro; il Bambino Gesù, poi, è il figlio di lei, Paolo; infine, i due pellegrini in adorazione sono sciatti, consunti, sporchi, e di certo la Vergine non poteva essere accostata a così tanta bassezza umana, anche se del tutto reale.
La terza, le opere dopo la fuga da Roma, dal 1606 alla morte: un altro San Francesco In Meditazione,
Flagellazione di Cristo, Ritratto di Cavaliere di Malta, Salomè Con La Testa Del Battista, Martirio di
Sant’Orsola. Un altro tratto distintivo dei suoi personaggi: i “cattivi” sono quasi sempre con i capelli molto corti, il viso rugoso, il naso camuso e le orecchie a sventola: Incoronazione di Spine e Flagellazione di Cristo sono due chiari esempi. Un po’ atipico per lui invece Ritratto di Cavaliere di Malta, in stile molto Tiziano; stesso realismo nel momento di massima drammaticità già visto ne Giuditta Che Taglia La Testa A Oloferne e nel Sacrificio Di Isacco è presente nella sua Salomè.
Nel panorama immenso dell’arte italiana, un artista unico e inimitabile. Da vedere.
Chiara Pedretti
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
Fino al 28 Gennaio 2018
Biglietti da € 13,00 a € 6,00
www.caravaggiomilano.it
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