Dazi Trump imprese italiane impatto economico costi e previsioni per il mercato nazionale 2024

impatto economico dei dazi Trump sulle imprese italiane
I dazi imposti dall’amministrazione Trump rappresentano una sfida significativa per le imprese italiane esportatrici negli Stati Uniti, con un impatto economico complessivo che si prospetta rilevante ma non catastrofico. Le stime preliminari indicano un onere lordo teorico sino a 10 miliardi di euro, basato su un export italiano verso gli Usa che si aggira tra 66 e 70 miliardi di euro. Tuttavia, l’effetto reale risulta attenuato grazie alle esenzioni previste per settori come farmaceutico, chimica e alta tecnologia, che riducono sensibilmente la platea dei beni soggetti al dazio al 15%. Devono inoltre essere considerati i margini di assorbimento del costo da parte delle imprese e le opportunità di riorientamento produttivo sul mercato statunitense.
Indice dei Contenuti:
Secondo Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, nonostante il dazio rappresenti un fattore di difficoltà, non configura uno shock sistemico. Le imprese italiane dispongono di strumenti adeguati per mitigare l’impatto, beneficiando di tempo e mercati alternativi dove reindirizzare le proprie attività.
Da un punto di vista macroeconomico, l’effetto sui conti nazionali appare contenuto e stimato in una contrazione del PIL inferiore a mezzo punto percentuale nel medio periodo, dipendente dalle politiche di esenzione, dalla capacità di adattamento industriale e dai supporti europei e nazionali. Il compromesso raggiunto nel negoziato riduce il rischio di un’escalation commerciale e offre alle aziende italiane margini di manovra per fronteggiare la nuova realtà tariffaria.
stime delle perdite e prospettive di ripresa
Le stime sulle perdite per le imprese italiane a causa dei dazi statunitensi oscillano tra i 6,5 e i 7,5 miliardi di euro, una cifra che tiene conto delle esenzioni settoriali e della capacità produttiva di assorbire parzialmente il costo delle nuove tariffe. Secondo Unimpresa, sebbene l’export complessivo verso gli Stati Uniti sia stimato tra i 66 e i 70 miliardi di euro, l’esposizione reale alle tariffe si attesta su valori inferiori, grazie a esenzioni che riguardano prodotti chiave come farmaci, specialità chimiche e tecnologia avanzata.
Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, sottolinea come il dazio al 15% rappresenti un elemento di difficoltà, ma non uno shock insormontabile: «Le imprese italiane dispongono di strumenti efficaci e tempo sufficiente per attuare strategie di adattamento, ridistribuendo i costi e trovando mercati alternativi».
Dal punto di vista macroeconomico, l’impatto sul PIL italiano dovrebbe rimanere sotto la soglia di mezzo punto percentuale nel medio termine, con un andamento fortemente influenzato dalle esenzioni definitive, dalla capacità di riposizionamento dei settori economici interessati e dall’efficacia delle misure di sostegno nazionali e comunitarie.
Va inoltre considerata la possibilità di attenuare gli effetti attraverso strategie di rilocalizzazione produttiva sul territorio statunitense, accordi di subfornitura e investimenti diretti, che consentirebbero un parziale contenimento degli oneri tariffari, ridando respiro alle aziende italiane penalizzate.
preoccupazioni specifiche del settore vitivinicolo italiano
Il comparto vitivinicolo italiano è tra i più esposti e preoccupati per gli effetti dei dazi statunitensi, a causa dell’elevata quota di export verso gli Stati Uniti e della sensibilità del settore alle variazioni dei prezzi finali. L’introduzione di un dazio al 15% si traduce in un incremento significativo dei costi per le imprese del vino, con ripercussioni immediate sulle vendite e sulla competitività del prodotto Made in Italy sul mercato americano.
Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (UIV), stima che l’impatto negativo potrebbe raggiungere i 317 milioni di euro nei prossimi dodici mesi, una cifra che potrebbe salire fino a 460 milioni in caso di un ulteriore indebolimento del dollaro rispetto all’euro. Questi numeri indicano un rischio concreto di contrazione delle esportazioni, che metterebbe a repentaglio la crescita precedentemente registrata grazie alla domanda statunitense.
Il settore chiede quindi un intervento immediato e coordinato da parte del governo italiano e dell’Unione Europea per implementare misure adeguate a mitigare i danni economici. L’obiettivo è preservare un comparto che rappresenta un’eccellenza nazionale e che ha beneficiato di anni di sviluppo grazie ai mercati esteri, in particolare quello statunitense, da sempre uno dei principali sbocchi commerciali per il vino italiano.
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