Il data center della NSA nello Utah non è operativo corto circuiti black out e esplosioni rallentano i lavori
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Il data center della NSA ancora non è operativo: corto circuiti, black out e finanche vere e proprie esplosioni rallentano la conclusione dei lavori e mandano in fumo migliaia di dollari.
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E’ il Wall Street Journal a dare la notizia. Secondo quanto si legge, l’enorme data center di Camp Williams, nello Utah, che avrebbe dovuto gestire la cyber – sorveglianza è ancora lontano dal completamento.
La causa della incredibile lentezza dei lavori sarebbe da rintracciarsi in una serie incredibile di problemi e incidenti che ha colpito l’apparato elettrico. Si va dai semplici black out ad una vera e propria esplosione, che avrebbe comportato la perdita di molte apparecchiature già collocate negli stabilimenti.
Noto anche come Intelligence Community National Cybersecurity Initiative Data Center, l’impianto è progettato per la conservazione dei dati necessari all’Intelligence USA, ufficialmente al fine di sostenere le operazioni del CNCI (il Comprensivo Nazionale della Cybersecurity), ma da più parti si vocifera che lo scopo reale sia un altro, “coperto da segreto militare”.
Quel che è certo è che la situazione denunciata dal Wall Street Journal è per i vertici americani fonte di grande imbarazzo, anche perché uno dei problemi principali pare sia l’impossibilità di far funzionare contemporaneamente gli elaboratori presenti nella struttura, senza evitarne il surriscaldamento.
Contrattempo non accettabile per un’opera di tali dimensioni.
La struttura ultimata peserà sulla finanza americana per una cifra che, si dice, oscillerà tra 1,5 e 2 miliardi di dollari e i continui rallentamenti nelle operazioni, nonché la necessità di sostituire le parti danneggiate dagli incidenti, non concorre certo ad abbassare la spesa.
Originariamente prevista per il settembre del 2013 e già rinviata di un anno, l’apertura del più grande e avanzato centro di sicurezza elettronica, sembra slitterà nuovamente.
I vertici della NSA, la National Security Agency, hanno infatti avviato una serie di indagini e test volti a verificare il corretto funzionamento sia dell’impianto di raffreddamento, sia di tutta la struttura elettrica del centro nell’evidente tentativo di evitare che si ripetano gli sgradevoli contrattempi degli scorsi mesi.
Non sono attualmente possibili previsioni, basti pensare alla estensione dell’area da controllare, pari a più di 2.000 mq.
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Il rischio è quello di perdere almeno in parte la copertura economica del progetto, dato che le continua fiammate ed esplosioni hanno provocato la fusione e la perdita anche di parte della strumentazione, molto avanzata e costosa.
Secondo le stime non ufficiali il danno ammonta al 100.000 $ ad evento.
Tra gli imputati ci sarebbe innanzitutto la fretta. Per terminare l’opera nei tempi stabiliti, si è optato per procedure non esattamente standard: incompleta progettazione dell’impianto elettrico e totale mancanza di controlli e verifiche periodiche di qualità ed efficienza.
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