Cybersecurity: solo il 20% dei leader aziendali è pronto alle minacce esterne
Cybersecurity: solo il 20% dei leader aziendali pronto a gestire le minacce esterne
Il Kyndryl Readiness Report 2024 mette in luce una situazione preoccupante per le aziende italiane in ambito cybersecurity. Malgrado il 90% dei leader affermi che le proprie infrastrutture IT siano di altissimo livello, emerge una grande discrepanza tra questa percezione e la reale preparazione a fronteggiare minacce esterne. Solo il 20% dei leader aziendali si sente equipaggiato per gestire i rischi provenienti dall’esterno. Questo dato allarmante evidenzia il cosiddetto “paradosso della prontezza tecnologica”, dove la fiducia nei sistemi IT non si traduce in effettiva capacità difensiva.
Analizzando ulteriormente il report, è chiaro che solo il 23% dei dirigenti italiani si sente pronto ad affrontare l’eventualità di un cyber attacco. La vulnerabilità delle aziende è aggravata dalla condizione delle loro infrastrutture, con il 44% degli elementi critici, come server e reti, che sta per raggiungere la fine della propria vita operativa. Tale situazione aumenta il rischio di attacchi informatici e porta a inefficienze che potrebbero risultare disastrose. Mentre il 36% delle aziende afferma di essere completamente pronto a modernizzare l’IT, la maggior parte, ben il 71%, è ancora nelle fasi iniziali dell’adozione di tecnologie digitali emergenti.
Le preoccupazioni principali espresse dai leader includono attacchi informatici, con il 65% di loro che considera questa minaccia come prioritaria. Tuttavia, meno del 30% si sente adeguatamente preparato ad affrontare tali eventi. L’Italia, in particolare, si rivela tra i Paesi meno pronti, accanto al Giappone, con un pesante 23% di leader convinti di poter fronteggiare le sfide. Al confronto, la media globale si attesta al 35%, sollevando interrogativi sulla capacità delle aziende italiane di resistere alle minacce del futuro.
I settori più vulnerabili, come quello manifatturiero e quello sanitario, sono in una posizione di particolare svantaggio: solo il 26% dei leader nell’industria manifatturiera si sente preparato a affrontare scenari di rischio futuri. Al contrario, settori più dinamici come le banche, le telecomunicazioni e le assicurazioni sembrano avere una risposta più robusta nel gestire le sfide legate alla modernizzazione tecnologica. Questo scenario rivela una necessità urgente di rivedere le strategie di cybersecurity e di investire in tutte le aree critiche per migliorare la resilienza e la prontezza operativa delle aziende.
La fiducia nei sistemi IT e la percezione del rischio
Nonostante il 90% dei leader aziendali dichiari che la propria infrastruttura IT sia “best-in-class”, solo il 39% di essi si sente pronto a fronteggiare i rischi futuri. Questa apparente contraddizione mette in evidenza il “paradosso della prontezza tecnologica”: una sicurezza percepita che non si traduce in una reale capacità di affrontare sfide imminenti, quali gli attacchi informatici e la crescente complessità normativa. L’analisi dei dati di Kyndryl Bridge rivela che il 44% delle infrastrutture IT risulta vicino al termine della propria vita utile, il che costituisce un rischio significativo in termini di vulnerabilità e inefficienze operative.
Soltanto il 36% delle aziende si dichiara completamente pronto a modernizzare le proprie infrastrutture. Inoltre, la maggior parte delle imprese, ben il 71%, è ancora nel processo iniziale di adozione di tecnologie digitali emergenti. Le principali preoccupazioni dei leader aziendali comprendono gli attacchi informatici (65%), le regolamentazioni in evoluzione (61%), e l’incertezza macroeconomica (59%). Nonostante questi allarmi, meno del 30% degli intervistati si sente adeguatamente equipaggiato per affrontare questi rischi, segnalando una grave lacuna tra le minacce percepite e le capacità operative effettive.
Comparando il contesto italiano con quello internazionale, emerge un quadro preoccupante: l’Italia è tra i Paesi con una prontezza tecnologica tra le più basse, con solo il 23% dei leader che si sentono adeguatamente preparati a gestire le minacce. Questa percentuale è significativamente inferiore rispetto alla media globale del 35%, sollevando interrogativi sulla sicurezza e capacità delle aziende italiane di affrontare le sfide del futuro. Settori come il manifatturiero e quello sanitario risultano particolarmente vulnerabili; in quest’ultimo, solo il 26% dei leader si sente pronto ad affrontare rischi futuri.
In contrapposizione, i settori finanziario, telecomunicazioni e assicurazioni mostrano una reazione più robusta alle sfide della modernizzazione tecnologica. La differenza di preparazione tra i vari settori enfatizza l’importanza di una strategia di cybersecurity proattiva e l’urgenza di investire in infrastrutture IT e formazione. Questo scarto nella prontezza suggerisce che le aziende italiane devono riconsiderare le loro priorità e adottare un approccio più agile e resiliente nella gestione dei rischi tecnologici.
L’importanza della modernizzazione tecnologica
Nel contesto attuale, la modernizzazione tecnologica si pone come un imperativo per le aziende, con il 94% dei leader globali che la identificano come una priorità strategica. Nonostante ciò, solo il 29% di essi si considera un vero leader nel processo di trasformazione digitale. Questa disparità indica una necessità urgente di investire in tecnologie aggiornate, non solo per rimanere competitivi, ma anche per proteggere io propri asset e dati da minacce sempre più sofisticate.
Il Kyndryl Readiness Report 2024 mette in evidenza come la modernizzazione delle infrastrutture IT rappresenti la prima e più efficace linea di difesa contro rischi emergenti, seguita dall’implementazione di robuste misure di cybersecurity e dallo sviluppo di competenze del personale. Tuttavia, la realtà è complessa: molte aziende si trovano ostacolate da vari fattori, tra cui la complessità dei sistemi esistenti, la resistenza al cambiamento all’interno dell’organizzazione e la carenza di competenze specifiche, soprattutto nelle aree delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale.
Il report evidenzia anche come solo il 29% delle aziende si senta completamente pronto ad affrontare i rischi futuri derivanti dall’adozione dell’AI, malgrado l’86% dei leader affermi che l’implementazione delle proprie tecnologie di intelligenza artificiale sia “best-in-class”. Questo paradosso suggerisce che, sebbene ci sia un certo grado di sofisticazione tecnologica, rimane una significativa carenza nella preparazione e nella capacità di gestire i rischi associati.
Lo scenario delineato mette in luce il bisogno urgente di un approccio sistematico alla modernizzazione. Investire in infrastrutture all’avanguardia non deve essere visto come un costo, ma piuttosto come un’opportunità per migliorare l’efficienza operativa e la resilienza aziendale. Le aziende devono rivedere le proprie strategie tecnologiche, integrando la modernizzazione con un piano di cybersecurity adeguato, che consenta di proteggere non solo i dati sensibili, ma anche la reputazione dell’azienda.
Mentre la modernizzazione tecnologica si afferma come una priorità per il 94% dei leader, la vera sfida risiede nella capacità di tradurre queste intenzioni in azioni concrete. Le aziende devono affrontare il cambiamento in modo strategico e coerente, superando le barriere interne e investendo in formazione continua per il personale, per affrontare le minacce future con una preparazione adeguata e una solida infrastruttura tecnologica.
Le sfide della trasformazione digitale
La trasformazione digitale si presenta come un percorso ricco di opportunità, ma le aziende si trovano spesso davanti a una serie di sfide che possono ostacolarne l’efficacia. Il Kyndryl Readiness Report 2024 sottolinea che, sebbene la maggior parte dei leader aziendali riconosca l’importanza della digitalizzazione, solo una frazione di essi è riuscita a implementare appieno le iniziative necessarie per realizzarla. Questo processo richiede non solo l’adozione di tecnologie avanzate, ma anche una revisione delle pratiche aziendali tradizionali, il che può incontrare resistenze interne significative.
Uno dei principali ostacoli all’attuazione della trasformazione digitale è rappresentato dalla mancanza di competenze specifiche, in particolare nelle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati. In effetti, il 43% dei leader ha identificato la scarsità di capacità digitali come una delle principali barriere alla modernizzazione, un problema che può compromettere la competitività delle aziende nell’attuale panorama economico. Inoltre, il cambiamento culturale necessario per una trasformazione digitale efficace non avviene sempre senza attriti. La resistenza dei dipendenti alle nuove tecnologie e ai nuovi processi può rallentare il progresso e, in alcuni casi, portare a un fallimento nell’implementazione.
Un altro aspetto critico da considerare è la complessità dell’infrastruttura IT esistente. Molti leader aziendali si trovano a dover fare i conti con sistemi legacy che non supportano facilmente l’integrazione delle nuove soluzioni tecnologiche. Questo non solo comporta costi elevati per aggiornamenti e manutenzione, ma crea anche un ambiente di lavoro meno agile e meno reattivo alle sfide di un mercato in continua evoluzione. Secondo il report, il 44% delle infrastrutture IT è prossima alla fine della propria vita utile, rendendo la modernizzazione non solo strategica ma necessaria per assicurare la sicurezza e l’efficienza operativa.
La capacità di adattarsi rapidamente alle nuove condizioni di mercato è fondamentale per qualsiasi azienda desideri prosperare. Le organizzazioni devono quindi impostare priorità chiare e definire obiettivi tangibili nella loro roadmap digitale. Ciò significa anche investire adeguatamente nell’istruzione continua e nello sviluppo delle competenze del personale per garantire che i dipendenti siano pronti ad affrontare le tecnologie emergenti e i cambiamenti di processo. La formazione deve diventare parte integrante della cultura aziendale, non solo come risposta a una carenza di competenze, ma come un investimento strategico per il futuro.
Per affrontare con successo le sfide della trasformazione digitale, le imprese devono adottare un approccio olistico che integri tecnologia, persone e processi. Solo attraverso una visione coordinata e una leadership forte le aziende potranno navigare efficacemente tra le incertezze e le opportunità offerte dalla digitalizzazione, garantendo una crescita sostenibile e una resilienza a lungo termine.
Settori a rischio e prontezza delle aziende
Nel panorama odierno, alcuni settori si trovano in una posizione particolarmente vulnerabile rispetto alle minacce informatiche e alla necessità di modernizzazione. Il Kyndryl Readiness Report 2024 sottolinea che, nonostante molte aziende riconoscano l’importanza della preparazione alle sfide tecnologiche, esiste un divario significativo nella prontezza reale di diversi comparti industriali. In particolare, i settori manifatturiero e sanitario si dimostrano tra i più esposti, con solo il 26% dei leader del settore manifatturiero che afferma di sentirsi preparato ad affrontare i rischi futuri.
Questa situazione è amplificata da una serie di fattori, tra cui la scarsa modernizzazione delle infrastrutture IT e una resistenza al cambiamento culturale che pervade molti ambienti di lavoro. Mentre i leader delle banche, delle telecomunicazioni e delle assicurazioni sembrano avere una visione più chiara e proattiva nella gestione della loro sicurezza informatica, i settori sopra menzionati mostrano una preparazione insufficiente. Ciò pone serie interrogativi sulla capacità di questi settori di rispondere a cyber attacchi sempre più sofisticati e a un contesto normativo in continuo mutamento.
Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dalla vita utile delle infrastrutture. La ricerca evidenzia che il 44% delle risorse IT in uso è prossimo alla scadenza, indicando così che molte aziende stanno operando con tecnologia obsoleta, aumentando significativamente il rischio di vulnerabilità. La conseguenza è una doppia minaccia: da un lato, l’incapacità di innovare e garantire un servizio efficace e, dall’altro, una predisposizione maggiore ad essere bersaglio di attacchi informatici.
Per le aziende italiane, il contesto globale evidenzia una media di solo il 23% di leader che si dichiarano preparati ad affrontare le sfide, un dato ben al di sotto della media mondiale del 35%. Questo squilibrio mette in luce la necessità di strategie di intervento più incisive che coinvolgano non solo l’aggiornamento delle tecnologie, ma anche programmi di sensibilizzazione e formazione specifica per il personale. Investire in formazione continua e sviluppo delle competenze del personale rappresenta, infatti, un passaggio chiave per affrontare efficacemente i rischi futuri.
La modernizzazione non può più essere vista come una semplice opzione, ma come un imperativo categorico. Le aziende che falliscono nel rimanere al passo con l’evoluzione tecnologica e le richieste di sicurezza informatica non solo compromettono la propria competitività, ma rischiano anche di subire danni collaterali significativi in termini di reputazione e fiducia da parte dei clienti. Ecco perché è vitale colmare il divario di preparazione tra i vari settori e sviluppare una roadmap che consenta un’adozione olistica e strategica delle nuove tecnologie, mitigando così i fattori di rischio associati.
Strategie per migliorare la resilienza informatica
Per affrontare in modo efficace le sfide poste dalla crescente minaccia informatica, le aziende devono adottare strategie mirate a potenziare la resilienza delle loro infrastrutture IT. Un approccio fondamentale consiste nell’integrare la cybersecurity in tutte le fasi del ciclo di vita delle tecnologie adottate. Questo implica non solo l’implementazione di strumenti di sicurezza avanzati, ma anche la creazione di una cultura aziendale che valorizzi e promuova la consapevolezza dei rischi informatici a tutti i livelli. Gli investimenti in formazione continua per il personale dovrebbero giovare non solo a sviluppare competenze tecniche, ma anche a sensibilizzare i dipendenti sull’importanza della sicurezza informatica nelle loro funzioni quotidiane.
Oltre alla formazione, è essenziale che le aziende effettuino una valutazione approfondita delle proprie infrastrutture IT e che sviluppino un piano di modernizzazione efficace. Secondo il Kyndryl Readiness Report 2024, il 44% delle infrastrutture IT è vicino alla fine della sua vita utile, e questo dato pone un rischio significativo per la sicurezza e la continuità operativa. La modernizzazione deve includere l’adozione di soluzioni basate su cloud e l’automazione dei processi, che possono migliorare non solo l’efficienza operativa, ma anche la reattività alle minacce emergenti.
Le aziende dovrebbero inoltre considerare l’implementazione di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati per migliorare le loro capacità di rilevamento e risposta agli attacchi informatici. Mentre il 29% delle imprese si sente pronto ad affrontare i rischi associati all’AI, è fondamentale che questo numero cresca, dato il potenziale che queste tecnologie hanno nel fornire sistemi di protezione più sofisticati ed efficaci.
Chiaramente, una gestione proattiva delle minacce informatiche richiede anche una consapevolezza di evoluzione delle normative e delle best practices nel settore della cybersecurity. Le organizzazioni devono essere pronte a adattarsi rapidamente a cambiamenti normativi che potrebbero influenzare le loro operazioni e a garantire che le loro pratiche siano sempre allineate con le aspettative legali e industriali. Inoltre, sviluppare alleanze strategiche con fornitori di soluzioni di sicurezza potrebbe fornire un ulteriore livello di protezione e ottimizzazione delle risorse disponibili.
Monitoraggio e revisione costante delle politiche di sicurezza e delle procedure operative sono elementi chiave. Le aziende devono essere pronte a rivalutare e aggiornare le proprie strategie in base all’evoluzione delle minacce informatiche, assicurando che la loro risposta agli attacchi sia agile e contestualizzata. Attraverso l’attuazione di queste strategie olistiche, le aziende possono non solo migliorare la loro resilienza informatica, ma anche posizionarsi più favorevolmente nel competitivo panorama globale.