Cristiana Pegoraro (pianista) fa sognare gli Amici del Loggione del Teatro alla Scala, anche con “L’Infinito”, interpretato da Alessandra Basile (attrice)
La pianista, reduce dalla Grande Mela, appassiona il pubblico degli Amici del Loggione del Teatro alla Scala. Sala e la città di Milano sostengano maggiormente l’associazione culturale. Interviste in esclusiva a Pegoraro, Basile, Linati
di Alessandra Basile Tratto da “Il Giornale d’Italia”
Sabato 18 maggio presso la sede dell’associazione Amici del Loggione del Teatro alla Scala, in via Silvio Pellico a Milano, si è tenuto un magnifico concerto della pianista e compositrice di fama internazionale Cristiana Pegoraro.
Cristiana ha suonato diversi brani di grandi compositori classici insieme a sue composizioni personali, tenendo sempre incollati alla sedia gli spettatori, capaci di un silenzio rigoroso nel mentre delle perfette esecuzioni ed anche di esultanza benevola fra un brano e l’altro: dunque, un pubblico affettuoso, oltre che attentissimo, quello ai “Pocket Concerts – La grande musica in 60 minuti”.
Per il programma del concerto del 18 maggio u.s. è stata utilizzata una formula innovatrice, dove era lo stesso pubblico a scegliere i brani che la pianista avrebbe suonato durante il concerto. Il “menù” dei brani da scegliere è stato consegnato, prima del concerto, ad ogni partecipante, che ha dato la preferenza a ciò che avrebbe voluto ascoltare, mettendo delle crocette sui motivi preferiti.
Cristiana ci dice molto di più e, soprattutto, ci allieta con la sua capacità al piano nella video intervista che segue, attraverso una serie di estratti della sua performance live.
La pianista si divide tra Italia e America, esibendosi nelle sale più prestigiose del mondo, inclusa la Carnegie Hall di New York, simbolo di eccellenza musicale.
A proposito del nostro paese, Cristiana organizza, nel mese di luglio e da ben 13 edizioni, una manifestazione interdisciplinare, innanzitutto musicale, nella bella regione dell’Umbra, sua terra natia: il Narnia Festival.
Ora, con gioia, menziono in questo articolo me stessa: Alessandra Basile. Lo faccio nei panni a me più consoni, quelli di attrice. Ringraziando della proposta Cristiana (nella foto a destra), ho interpretato, sulle note di un bellissimo brano da lei composto ed eseguito, “L’infinito”, l’omonima poesia di straordinario valore di Giacomo Leopardi.
Così, oltre ad avere assistito rapita al concerto di Cristiana, ho potuto prendervi parte direttamente.
Una vera responsabilità, ma anche un orgoglio, un privilegio e, per me, persino un fatto nostalgico: mio nonno, lato materno, Aldo Filippini Battistelli, aveva fra gli antenati proprio il classicista romantico caduto nel pessimismo cosmico, dopo essere passato da quello personale e da quello storico. Infatti, un nostro avo, Pietro Filippini, anch’egli di San Lorenzo in Campo (PU, Marche), aveva sposato Artemisia Antici, figlia del marchese Camillo Antici e cugina prima del poeta, ossia del figlio della sorella di Camillo, Adelaide Antici, maritata al conte Monaldo Leopardi; quest’ultimo era un filosofo, politico, letterato italiano ed importante esponente del pensiero controrivoluzionario.
Grazie alla preziosa biblioteca paterna, Giacomo si ritrovò, magari anche suo malgrado, immerso nella cultura, nella scrittura, nell’arte, in ciò che avrebbe inevitabilmente segnato la sua vita e, si immagina, la sua salute.
Purtroppo, la famiglia non ebbe la capacità di comprendere il genio di Giacomo e chi avevano in casa.
Tornando al poema – fra i più belli mai scritti e ancora appartenenti a una visione leopardiana che, nella natura, scorgeva l’eternità in una luce positiva di speranza e non ancora la matrigna degli esseri viventi – vi è, fra le righe, la possibilità che l’uomo ha di usare l’immaginazione, superando il limite di quella “siepe”, simbolo della finitezza umana, a dispetto di quella sempiterna infelicità alla quale gli uomini sono, nella concezione di Leopardi, destinati fin dalla nascita.
C’è, nella poesia “L’Infinito”, un’idea dell’uomo come di un puntino, soprattutto in senso temporale, rispetto alla natura, che, invece, perdura intatta, anche con il passare continuo delle “stagioni”. Tuttavia, è forte, per il poeta, il desiderio umano di scoprire cosa stia oltre il limite visivo, avvicinandosi alla risposta, come detto, con il potere creativo della mente: “io nel pensier mi fingo”.
Straordinaria la potenza delle immagini che le parole, scritte in 15 versi di endecasillabi sciolti, richiamano, scatenando una profonda esperienza emotiva in chi le ascolta, come forse in chi li scriveva. Struggente è, poi, la meraviglia di quel “naufragar” che, al poeta e a chi ne condivide la gioia, è “dolce” nel mare dell’infinito, nel quale l’uomo può perdersi, sprofondando in piena beatitudine.
Come per tutte le opere di valore, non c’è stagione che passi: saranno per sempre straordinarie.
Stefano Linati, che conosce Cristiana da 15 anni, quando iniziò la sua collaborazione con l’associazione culturale, legata al Teatro alla Scala, degli Amici del Loggione, è di quest’ultima consigliere, anche nel ruolo di direttore artistico della stagione concertistica, il cui debutto avvenne nel lontano 1990.
Le serie di matinée, come quella del 18 maggio scorso, è un progetto nato, invece, nel corrente anno e sostenuto dal Dr. Tito Berardini, grande ammiratore di Cristiana da tempo, nella cui famiglia d’origine la musica si era fatta strada con successo.
Facendo un passo indietro, l’associazione trovò vita, ci racconta Stefano, quasi 51 anni fa, per volere dell’allora sovrintendente del Teatro alla Scala, Paolo Grassi, allo scopo di raccogliere, in un luogo loro dedicato, i melomani più affezionati, i quali usavano radunarsi sotto i portici del teatro anche d’inverno con la nebbia: correva il novembre del 1973.
L’associazione Amici del Loggione del Teatro alla Scala
APPELLO – L’associazione Amici del Loggione del Teatro alla Scala e la sua sede milanese, decisamente non all’altezza
Si entra dal cortile del civico 5 della centralissima Via Silvio Pellico, laterale al Duomo, e l’impatto non è esattamente artistico. Trattasi di un palazzo d’epoca, ma anche del retro del noto ristorante Cracco. Ad essere responsabile del palazzo e delle sue scale fatiscenti è il Comune di Milano, che, come in altre situazioni simili, vedi il building al 3 della meneghina piazza Castello, non vince il premio del proprietario modello(!).
Un appello al Sindaco Sala affinché l’associazione venga aiutata a rimanere vicino alla Scala in un contesto, tuttavia, maggiormente dignitoso. L’arte e la cultura salveranno il mondo, se tutelate.
Un appello più ampio alla res publica che assicuri ogni tipo di sostegno alle realtà della cultura (teatri, specie se piccoli, enti, associazioni, ..) e a chi le avvia, gestisce, condivide, partecipandovi attivamente.
L’arte, la cultura, la musica, la bellezza di note, versi, strofe, parole, immagini: tutto ciò andrebbe, non solo preservato, ma pure sostenuto a livello di comune, regione, stato.
Il valore più prezioso, eppure fra i più fragili, di una nazione è senz’altro quello della salute (sia della popolazione sia, in ogni senso, del paese), ma, subito dopo, lo è quello della cultura, dell’arte, appunto della bellezza.
Conclusione
Andiamo ad immergerci nel mondo affascinante e inebriante della musica, di quell’arte che qualcuno ha definito la più vicina a Dio. Dopo l’estate, i “Pocket Concerts” torneranno a ravvivare via Silvio Pellico e noi non mancheremo!