Cosa prevede il Job Act, il piano di Matteo Renzi: novità anche per il mondo digitale
La riforma del lavoro che propone il segretario del Pd Matteo Renzi riguarda anche le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’insieme dei metodi e delle tecnologie, vale a dire, che realizzano i sistemi di trasmissione, ricezione ed elaborazione di informazioni (tecnologie digitali comprese).
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Il capitolo dell’Ict compare nel piano industriale che il sindaco di Firenze ha sviluppato in sette settori. Con quello delle tecnologie digitali, ci sono quelli della cultura, del turismo, dell’agricoltura e del cibo, del Made in Italy, della Green Economy, del nuovo welfare e dell’edilizia.
Così, l’obiettivo di Renzi è di arrivare, entro otto mesi, a un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti, traducibili anche in inglese per facilitare l’azione degli attori dei mercati esteri ad investire nel Bel Paese.
Il Job Act di Renzi, che sarà presentato ufficialmente il 16 gennaio alla direzione del Pd, prevede, tra le altre cose, anche la riduzione delle forme contrattuali (ad oggi, oltre 40), tutele crescenti per i lavoratori, un assegno universale per chi perde il posto di lavoro, ma con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro, la rappresentanza sindacale nei Cda aziendali, l’eliminazione delle Camere di Commercio e l’obbligo di pubblicare online ogni spesa “per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico”.
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