Corte svizzera respinge sentenza sull’amianto, nuovo appello accolto senza precedenti

Decisione del tribunale federale svizzero
La Corte Federale Svizzera ha preso una decisione significativa riguardo a un caso di risarcimento legato all’amianto, richiedendo un riesame da parte del tribunale cantonale di Glarona. Questa decisione è stata emessa dopo che la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) aveva accolto la richiesta di revisioni presentate dalla vedova e dal figlio di un uomo deceduto per cancro pleurico, presumibilmente causato dall’esposizione all’amianto negli anni ’60 e ’70. Il tribunale di Glarona dovrà ora esaminare i dettagli della richiesta di indennizzo, facendo luce sulla scadenza legale per presentare le domande di risarcimento. La corte entrerà nel merito della questione, considerando non solo le scadenze temporali ma anche l’adeguatezza degli approcci legali precedentemente adottati dalle corti inferiori.
Richiesta di riesame da parte dei sopravvissuti
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La richiesta di riesame dei sopravvissuti si inserisce in un contesto giuridico complesso, evidenziando la volontà della vedova e del figlio di reintegrare il processo di risarcimento per la morte di Marcel Jann. La Corte Federale, autorizzando tale revisione, ha manifestato un’attenzione particolare verso le istanze dei familiari, i quali hanno subito non solo la perdita del congiunto, ma anche le conseguenze dirette di una malattia connessa all’esposizione ad amianto. Questo passaggio fondamentale rappresenta una risposta diretta alle carenze riscontrate nelle valutazioni delle corti inferiori, che avevano concluso sull’assenza di diritto al risarcimento basandosi su una scadenza assoluta. L’enfasi posta sull’importanza di esaminare il caso alla luce delle nuove informazioni e circostanze sostiene l’idea che la giustizia non deve essere ostacolata da limiti procedurali che non tengono conto della complessità delle malattie correlate all’amianto.
Critiche dell’ECHR sull’applicazione del termine di prescrizione
Le contestazioni mosse dalla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) hanno acceso un dibattito cruciale sul sistema giuridico svizzero, in particolare riguardo all’applicazione del termine di prescrizione assoluto. Nella sua sentenza di febbraio 2024, la CEDU ha sottolineato come sia inadeguato il criterio temporale da cui questi termini vengono calcolati, evidenziando come le vittime di malattie professionali come il cancro pleurico spesso non hanno la possibilità di ricorrere in tempo utile se il limite di tempo è fissato dalla data dell’ultima esposizione piuttosto che dalla diagnosi della malattia. Questo punto centrale ha sollevato interrogativi sulla protezione dei diritti dei cittadini, in particolare in casi complessi dove il legame tra esposizione e malattia può manifestarsi solo anni dopo. La Corte ha chiesto una revisione delle norme vigenti e ha fatto appello affinché il diritto di accesso a un processo equo venga garantito, indicando la necessità di una riforma che tenga conto delle peculiarità delle malattie legate all’amianto.
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