Corona Virus e UtP. Salviamo il Soldato Ryan. I Crediti si stanno aggravando
LE BANCHE
Per BeeBeez, la testata giornalistica online specializzata in equity crowdfunding, che fornisce informazioni aggiornate sulle aziende italiane partecipate da fondi di private equity, venture capital e da business angel, è ancora troppo elevato lo stock di deteriorati in Italia, sebbene l’Npe ratio delle banche sia calato.
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In un suo articolo Valentina Magri ha confermato che “le banche italiane hanno migliorato le loro abilità di recupero dei crediti deteriorati e hanno beneficato della proroga della Gacs per altri 24 mesi, concessa nel maggio 2019. Quest’ultima dovrebbe aiutare gli istituti di credito a ridurre il loro stock di NPL, anche se resta il rischio che una maggiore volatilità di mercato possa renderla meno attraente per le banche, considerate le alte commissioni legate alla garanzia statale”.
DAVIDE PRACCHI
Intervistiamo un altro importante player nel campo degli NPL e UtP:
Davide Pracchi, ingegnere gestionale, fondatore e CEO di Serendebity. Ha una vasta esperienza come “finance trainer” sia sul mercato italiano, sia su quello internazionale.
Gli poniamo oggi qualche domanda, mirata a meglio comprendere il fenomeno degli UtP, che stanno peggiorando, e gli aspetti che più possono aiutare le banche a risolvere i propri problemi.
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Nel salvataggio di posizioni a rischio (UtP) perché le banche hanno bisogno di essere supportate da operatori esterni come voi?
“Azzardo un paragone magari audace: se gli NPL sono pazienti ahimé (imprenditorialmente) deceduti, gli UtP oggi sono pazienti (imprenditorialmente) ospedalizzati ed in condizioni molto serie, in quanto il virus è arrivato proprio nel momento in cui questi organismi (imprenditoriali) erano già debilitati da un ciclo economico infausto e da un evidente credit crunch (impossibilità di accedere al credito) ormai in progress da 11 lunghissimi anni”.
Proseguendo nel paragone epidemiologico-sanitario, già da tempo si sa che alcune categorie di pazienti sono “antieconomici” per le casse della sanità pubblica, ma certamente non è questo un buon motivo per non erogare il miglior servizio e le migliori cure
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“Proprio così. Oggi una scelta analoga spetta ai detentori di credito nei confronti di queste aziende considerate a rischio di insolvenza o Unlikely-to-pay (UtP): quanto è antieconomico da parte del sistema bancario investire risorse per salvare questi organismi deboli e dunque con limitate speranze di “salvezza” (cioè di restituzione dei prestiti ottenuti)?”
E’ questo che oggi preoccupa le banche?
“E’ la domanda che da qualche semestre certamente riecheggia all’interno degli istituti di credito ed in particolar modo delle nuove divisioni Crediti Deteriorati o “in corso di deterioramento” create ad hoc per gestire al meglio queste tipologie di clienti: come poter massimizzare il ritorno di un credito erogato a favore di un’azienda in crisi o sul punto di esserlo? Come minimizzare le perdite su questi crediti?”
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Ma le perdite delle banche stanno rallentando, o non ancora?
“La gestione degli NPL ha causato ingenti perdite ai bilanci delle banche, a prescindere dalla scelta finale di workout (gestione del deteriorato) interna o in outsourcing o cessione del credito: è vero che le banche si sono liberate di oltre 300bn€ di NPL ma è altrettanto vero che il costo (la perdita) è stata altissima.
In questi mesi inoltre si stanno accendendo vive polemiche anche sui ritorni da portafogli di NPL ceduti da banche a favore di finanziarie o cartolarizzati mediante SPV. Facendo tesoro di questa esperienza negativa il sistema bancario si sta in questi ultimi anni organizzando per prevenire il deterioramento dei crediti ed evitare così le di incappare in ulteriori perdite anche dai crediti non classificati come Non Performing”.
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Qualcosa si sta facendo allora
“Questo impulso organizzativo è in larga parte figlio della spinta degli organismi internazionali (ECB, EBA…) che hanno settato un percorso molto oneroso per la gestione degli UtP (calendar provisioning). Detto percorso però, se da un lato ha fatto emergere in maniere cogente la problematica UtP, dall’altro rischia di portare le aziende al default e le banche a incorrere (di nuovo) nella stessa problematica. In pratica il calendar provisioning in periodi di recessione rischia di essere una medicina che uccide il malato, una trappola”.
SALVIAMO IL SOLDATO RYAN
Che sviluppi si sente di suggerire?
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“Il filo conduttore potrebbe essere quello di “Salvate il soldato UtP “. In pratica salvare il soldato Ryan (UtP) significa, come nel film, non solo salvare una vita di un soldato, ma anche ristabilire l’onore (in questo caso economico) delle figure protagoniste”.
Può essere più preciso?
“Ecco come risolvere in maniera efficace la “trappola” del calendar provisioning , secondo me:
1. cessione dei crediti (già alcuni istituti hanno percorso questa strada; che però non è accessibile a tutti)
2. con il supporto di strutture esterne (servicer).
Questa seconda strada è invece accessibile a tutti : esistono oggi strutture di servicer internazionali, operanti da anni e con profitto nel settore della gestione (in questo caso conto terzi) delle posizioni di credito in corso di deterioramento”.
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Come desidera concludere questa intervista?
“Noi di Serendebity collaboriamo da anni con alcuni di questi servicer oltre che con studi legali nella gestione (workout) di questi crediti. La nostra attività ha portato a definire un pacchetto di practice innovative che prevedono un rapido screening iniziale di portafogli di crediti in corso di deterioramento e l’assegnazione di un rating attraverso un meccanismo di scorecard che permetta di rivolgere le attenzioni del detentore del credito e del protagonista del workout verso clientela con le maggiori potenzialità anziché disperdere “a pioggia” l’impegno e le risorse (siano esse interne od esterne) per tentare di risolvere casi con pochissime speranze.”
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