Coppie gay vittime di aggressioni durante festeggiamenti di Capodanno: un’emergenza sociale
Aggressioni alle coppie gay la notte di Capodanno
La notte di Capodanno del 2025 ha visto quattro uomini gay subire aggressioni violente in due città italiane: Torino e Roma. Queste brutali azioni, avvenute in contesti di festeggiamento, pongono in evidenza l’increscioso clima di intolleranza che persiste in diversi settori della società. Le due coppie hanno vissuto esperienze traumatizzanti che non solo hanno causato danni fisici, ma anche profondi scosse psicologiche.
Il grave incidente di Torino ha avuto luogo all’uscita del Nasty Club, dove si stava svolgendo l’evento LGBT+ Bananamia. Qui, Giulio Leone e Andrea Bianchi, una coppia nota all’interno della comunità, sono stati avvicinati da un gruppo di quattro individui. Dopo un breve scambio in cui gli aggressori hanno offerto hashish e hanno ricevuto un rifiuto, la situazione ha rapidamente degenerato, culminando in una violenta rapina che ha portato entrambi a subire gravi lesioni.
Parallelamente, a Roma, Stephano e Matteo sono stati aggrediti mentre camminavano mano nella mano. Gli aggressori, a cui si univano anche insulti omofobi, hanno inferto colpi tremendi, lasciando Stephano con una prognosi di 25 giorni a causa di un trauma cranico e una frattura nasale. Entrambi gli episodi evidenziano come la cultura della violenza verso la comunità LGBTQIA+ sia ancora un problema presente e radicato nel nostro Paese.
Le aggressioni di Torino
La violenza a Torino ha avuto luogo all’uscita del Nasty Club, una location storica per eventi LGBT+, dove la coppia formata da Giulio Leone e Andrea Bianchi ha dovuto affrontare una situazione di paura e violenza inaspettata. Mentre si accingevano a prendere un taxi, quattro individui, descritti come stranieri, si sono avvicinati ai due. Dopo che Giulio e Andrea hanno rifiutato l’offerta di hashish, gli aggressori hanno mostrato il loro vero intento: non solo volevano derubarli, ma hanno anche agito in modo violento.
La testimonianza di Andrea Bianchi è chiaramente gravosa: “Mi sono voltato e un pugno mi ha spaccato il labbro e due denti”. Queste parole mostrano la brutalità del pestaggio avvenuto. Non solo Andrea è stato ferito, ma la violenza si è rivolta anche verso Giulio, il quale è stato derubato di due cellulari, con un valore totale che varia tra i 2.500 e i 3.000 euro. Questo episodio ha richiesto una prognosi di una settimana per Andrea a causa delle sue lesioni, mentre per Giulio la situazione è stata altrettanto pesante.
È cruciale osservare che, a differenza di quanto avvenuto a Roma, l’aggressione a Torino non ha manifestato motivazioni apertamente omofobe, ma sullo sfondo si percepisce comunque un intento di attacco deliberato verso due uomini che si esprimevano liberamente nel contesto della festa. Questi eventi sollecitano una riflessione profonda sulla sicurezza della comunità LGBTQIA+ e sull’importanza di creare spazi sicuri, dove ogni individuo possa esprimere la propria identità senza timori.
La violenza a Roma
Un altro episodio di violenza ha scosso Roma la notte di Capodanno, dove due uomini, Stephano e Matteo, hanno subito un’aggressione brutale mentre passeggiavano mano nella mano. Era l’1 di notte quando un gruppo di giovani, affacciati da un balcone, ha iniziato a rivolgervi insulti e provocazioni, un comportamento già osservato in precedenza durante la serata. L’atmosfera, carica di tensione, è rapidamente degenerata, trasformandosi in una violenza fisica inarrestabile.
Quando Stephano e Matteo hanno tentato di placare gli animi con un dialogo, la situazione è diventata insostenibile: il gruppo buia ha deciso di scendere in strada, superando il comportamento aggressivo dei precedenti attacchi verbali. In un assalto che ha coinvolto dieci aggressori contro due vittime, lepisodio ha assunto i caratteri di un vero e proprio linciaggio. Stephano, colpito ripetutamente da calci e pugni, ha riportato lesioni gravi, tra cui un trauma cranico, un naso rotto e una prognosi complessiva di 25 giorni.
Matteo, nel tentativo disperato di documentare l’aggressione sul proprio smartphone, ha sollevato ulteriori ire tra i violenti, che lo hanno circondato, minacciando di morte e costringendolo a cancellare il video. La violenza è stata tanta da forzarli a cercare assistenza medica da soli, poiché, nel caos della notte di Capodanno, non era disponibile alcuna ambulanza. Il trauma psicologico che ne deriva è devastante, evidenziando come il clima di intolleranza non solo metta a rischio la sicurezza fisica, ma anche il benessere emotivo di individui innocenti.
Reazioni e dichiarazioni delle vittime
Le testimonianze di Giulio Leone e Andrea Bianchi, colpiti dall’assalto notturno a Torino, rivelano il profondo shock e la violenza immotivata che hanno subito. Andrea, noto influencer, ha espresso la sua angoscia attraverso i social media, definendo l’esperienza “brutale e inaspettata”. Le ferite fisiche che mostra sono solo una parte del trauma: “La paura non mi abbandona, non mi sento più al sicuro nemmeno nel mio quartiere”, ha aggiunto, sottolineando il senso di vulnerabilità che li accompagna dopo l’aggressione. L’emozione è palpabile mentre racconta come la violenza sia stata rapida e implacabile, lasciando cicatrici ben più profonde delle sole lesioni fisiche.
In un’intervista, Giulio ha evidenziato l’importanza di non stigmatizzare l’aggressione come un atto esclusivamente omofobo. “Per noi era solo una questione di sicurezza e di egoismo altrui”, ha detto, rimarcando che anche se non vi erano evidenti insulti omofobi, il fatto che abbiano scelto di attaccare due uomini in un ambiente LGBT+ suscita interrogativi inquietanti sulla sicurezza della comunità. I due sono determinati a non lasciare che questo atto criminoso silenzi la loro voce e la loro identità.
Da Roma, Stephano e Matteo hanno vissuto un’esperienza altrettanto traumatica. Stephano, che ha ricevuto colpi violenti, ha dichiarato: “Non mi sarei mai immaginato di dover affrontare una situazione del genere, soprattutto in un momento di festa”. Il suo racconto porta a riflettere quasi incredulo sulla brutalità dell’attacco, durato oltre quindici minuti, in cui si sono sentiti completamente impotenti. “Ci hanno cercato di sottomettere, ma voglio che la mia voce venga ascoltata”, ha affermato Matteo, la cui tentativa di registrare l’aggressione è stata ostacolata dalla violenza del gruppo.
Entrambi i ragazzi hanno condiviso la loro determinazione nel non farsi sconfiggere dalla paura e di attivarsi affinché simili episodi non si ripetano in futuro. Anche se il percorso di recupero è lungo e doloroso, il loro messaggio è chiaro: la comunità LGBTQIA+ ha diritto di vivere liberi da discriminazioni e aggressioni. L’accaduto ha già portato a manifestazioni di solidarietà e supporto da parte di associazioni locali, desiderose di fronteggiare un fenomeno che sembra rivestirsi di sempre maggiore gravità.