Congedo paternità obbligatorio nuove tutele per famiglie omogenitoriali dopo sentenza Consulta importante

Cos’è il congedo paternità obbligatorio
Il congedo paternità obbligatorio è una misura normativa istituita per garantire ai padri lavoratori dipendenti un periodo di astensione retribuita dal lavoro, finalizzato a favorire una più equa condivisione delle responsabilità genitoriali e a consolidare il legame affettivo tra il genitore e il neonato nei primi giorni di vita. La durata attuale del congedo è stabilita in dieci giorni lavorativi, utilizzabili in modo continuativo o frazionato, entro un arco temporale che va da due mesi prima della data presunta del parto fino a cinque mesi dopo la nascita o l’ingresso in famiglia del minore nel caso di adozione o affidamento.
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Il diritto è rivolto ai padri lavoratori dipendenti sia del settore pubblico sia privato, includendo anche coloro che adottano o accolgono il bambino in affidamento, mentre restano esclusi i lavoratori autonomi e gli iscritti alla Gestione Separata. Questa misura, disciplinata dall’articolo 27-bis del Testo Unico sulla maternità e paternità (decreto legislativo n. 151/2001), rappresenta un diritto autonomo e distinto dal congedo della madre, con la possibilità di essere fruito anche nel periodo di astensione obbligatoria di quest’ultima, consentendo così una presenza contemporanea di entrambi i genitori nei momenti iniziali della vita del bambino.


Estensione del congedo alle coppie di donne
La recente pronuncia della Corte Costituzionale ha modificato radicalmente l’interpretazione normativa del congedo paternità obbligatorio, estendendone l’applicazione anche alle lavoratrici che, in coppie di donne, risultano registrate come genitori intenzionali nei registri dello stato civile. Fino a oggi, la legge riconosceva questo diritto esclusivamente al padre lavoratore, escludendo quindi la possibilità per la madre intenzionale di usufruirne, nonostante il suo ruolo genitoriale a tutti gli effetti.
Questa esclusione è stata ritenuta incostituzionale poiché contraria ai principi di uguaglianza e tutela della genitorialità sanciti dalla Costituzione italiana. La decisione della Consulta ribadisce l’importanza di un trattamento paritario per tutte le forme di famiglia, riconoscendo formalmente che il diritto di astensione dal lavoro per la cura e l’assistenza del neonato debba spettare anche alla lavoratrice genitore intenzionale, affinché entrambe le madri possano condividere equamente le responsabilità e i diritti legati alla nascita o all’ingresso del bambino nella famiglia.
Con questa innovazione, si sancisce un passaggio imprescindibile verso un sistema di welfare familare che abbraccia diversità e pluralità, assicurando la tutela del benessere del minore e la valorizzazione del ruolo genitoriale indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere dei genitori. L’estensione del congedo rappresenta dunque un significativo ampliamento delle tutele, coerente con l’evoluzione sociale e giuridica delle famiglie contemporanee.
Effetti della sentenza e indicazioni operative dell’INPS
La sentenza della Corte Costituzionale produce effetti rilevanti sui rapporti di lavoro ancora aperti alla data del 24 luglio 2025, momento in cui la norma dichiarata incostituzionale ha cessato di operare. Questo implica che tutte le istanze non ancora concluse o del tutto definite beneficeranno dell’estensione del congedo paternità obbligatorio alle lavoratrici che, in coppie omogenitoriali, risultano genitori intenzionali. L’INPS, nel messaggio del 5 novembre 2025, ha fornito chiarimenti sostanziali sulle modalità applicative, indicando che non si considerano indebite le fruizioni già realizzate prima di tale data, purché conformi alla normativa allora vigente.
Inoltre, l’Istituto ha aperto alla possibilità di rivalutazione e revisione delle domande a pagamento diretto presentate per periodi antecedenti al 24 luglio 2025. Le lavoratrici interessate possono richiedere che le istanze vengano riesaminate, nel rispetto dei termini di prescrizione previsti, allo scopo di ottenere il corretto riconoscimento economico e normativo. Queste disposizioni sottolineano come l’interpretazione estensiva del diritto al congedo paternità obbligatorio persegua una maggiore equità e un’effettiva parità tra genitori, indipendentemente dalla composizione del nucleo familiare.
Da un punto di vista operativo, i datori di lavoro sono chiamati ad adeguarsi tempestivamente alle nuove indicazioni, evitando eventuali discriminazioni e garantendo la corretta fruizione del congedo anche alle madri intenzionali in coppie di donne. La pronuncia costituisce un importante precedente che conferma il ruolo attivo degli organi di controllo e dell’Istituto di previdenza sociale nel promuovere l’inclusione e la tutela delle famiglie nei contesti lavorativi.




