Come proteggere la privacy su internet: il Garante italiano all’attacco di WhatsApp
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Chi ha un minimo di dimestichezza con le nuove tecnologie non può non aver sentito parlare di WhatsApp. E’ un’applicazione di messaggistica istantanea che ha riscosso un successo clamoroso. Basta una connessione internet ed è possibile scambiarsi messaggi come se fossero sms, a costo zero. Con buona pace delle compagnie telefoniche, WhatsApp ha raggiunto in breve tempo un elevatissimo numero di utilizzatori, abbassando notevolmente i costi della comunicazione tramite brevi messaggi di testo.
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E’ una delle applicazioni per dispositivi mobili più riuscite degli ultimi tempi, prova ne è la sua immediata ed ampia diffusione. Ne esistono versioni per ogni tipo di sistema operativo che si possa trovare su uno smartphone e il suo utilizzo è comodo e pratico. Una volta installata l’applicazione, è possibile scambiare messaggi con tutti gli utenti della proprio rubrica telefonica, sempre che anche questi l’abbiamo installata sul proprio dispositivo mobile.
Ed è proprio questo il punto, WhatsApp ha accesso alla lista dei numeri di telefono che conserviamo sul nostro dispositivo, li legge, li utilizza e li conserva. Come ogni volta in cui si parla del trattamento di dati riservati, entra in ballo il garante della privacy.
Il dubbio sul trattamento dei dati personali non riguarda solo l’Italia, ma simili perplessità sono state espresse dagli enti analoghi anche in Canada ed Olanda. Come questi, anche Antonello Soro, garante della privacy in Italia, ha chiesto alla società Whatsapp.inc maggiori chiarimenti circa l’utilizzo e la raccolta delle informazioni sugli utenti.
Secondo il garante, le caratteristiche di utilizzo dell’applicazione, comporterebbe rischi per la tutela dei dati riservati degli utenti.
Una volta che si è installata l’applicazione e che ci si registra al servizio di messaggistica, questa ha accesso alla rubrica telefonica e raccoglie informazioni su tutti i numeri di telefono memorizzati, anche quelli delle persone che possono non essere registrate al servizio e quindi non hanno in alcun modo dato autorizzazione all’accesso ai propri dati.
Oltre a questo, il garante per la privacy vuole che sia chiarito dalla società come questa gestisce le informazioni raccolte, per quanto tempo le mantiene nei propri archivi e soprattutto come questi dati vengono utilizzati. Sono richieste indicazioni anche sul numero di utenti italiani registrati per i quali la società ha raccolto informazioni ritenute sensibili.
E’ un passo importante sul tema della privacy, a ben vedere, sebbene WhatsApp sia la più diffusa, le applicazioni che accedono ed utilizzano i dati personali presenti sui dispositivi degli utenti sono numerose. Esistono molti videogiochi che mettono a disposizione una chat, accedendo alla quale si mettono in condivisione i propri dati personali, per non parlare poi dei social network.
E’ auspicabile una collaborazione tra i diversi stati per garantire la privacy degli utenti, ma considerando che ogni paese ha diverse regole in merito, la strada da fare è ancora lunga.
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