Come non pagare il Canone Rai: presto verrà sostituito da una tassa sulla comunicazione?
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Canone Rai, è una tassa veramente necessaria? Sarà questo il tema centrale di un tavolo di lavoro, che sarà aperto dal ministero dello Sviluppo Economico, allo scopo di valutare soluzioni alternative di finanziamento della televisione pubblica. Ma è giusto pagare così tanto in un momento di così vasta pluralità dell’offerta? Se è proprio necessario aprire il portafoglio, molti telespettatori forse preferirebbero un abbonamento Sky piuttosto che sborsare un’ennesima tassa per il Canone Rai.
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Molti ormai si chiedono se abbia ancora senso un’imposta legata al possesso del televisore, e spesso non ripagata da contenuti di reale qualità, mentre altrove c’è tutto un mondo di nuovi strumenti di visione in streaming di canali in chiaro e pay tv (Sky e Premium su tutti).
La questione è al vaglio delle istituzioni e delle autorità di vigilanza che cercheranno di elaborare una soluzione più moderna, vista l’evoluzione tecnologica che sta investendo anche il mondo della tv. Al momento però “Esiste il canone e non sono in vista sistemi di finanziamento diversi – dichiara Antonio Catricalà, viceministro dello Sviluppo Economico – Dobbiamo fare in modo che tutti lo paghino per rendere la Rai migliore. Il livello di evasione ha raggiunto livelli insopportabili”.
Sulla questione ovviamente si dovrà discutere al tavolo del ministero, prendendo magari come modello le formule di finanziamento usate all’estero: “In Europa – afferma Catricalà – si va abbandonando il concetto di canone a favore di un’imposta generale sui media e questo potrebbe servire da faro di orientamento. In alcuni Paesi si va affermando una tassa a carico del nucleo familiare, che prescinde dall’apparecchio e che tiene quindi conto dell’evoluzione verso la convergenza tecnologica”.
Per aprire il dibattito si attende comunque l’approvazione del nuovo contratto di servizio che il Ministero ha trasmesso alla Rai. L’azienda valuterà i termini del rapporto e poi la palla passerà alla Commissione di Vigilanza a cui spetta l’espressione di un parere non vincolante. Le novità del contratto riguardano soprattutto il tema della trasparenza.
“Abbiamo cercato di mettere a punto delle norme che diano, a costo zero, il massimo della trasparenza – spiega Antonio Catricalà – Questo contratto di servizio è diverso dal precedente in vari punti, ma soprattutto rende verificabili gli adempimenti e gli inadempimenti, che era la maggiore difficoltà avvertita fino ad ora dall’Agcom. È prevista anche una norma per rispondere alle esigenze di trasparenza sui costi relativi agli stipendi dei dipendenti”.
Negato, invece, un assenso alle richieste del Movimento 5 Stelle, che aveva chiesto di conoscere nel dettaglio i sistemi di assegnazione di appalti e commesse della Rai, la quale ha fatto sapere che si appellerà all’Avvocatura dello Stato, perché si ritiene che la richiesta violi le normative sulla riservatezza aziendale.
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