Come si misura la reputazione digitale secondo l’indicatore Klout e i numeri della autorevolezza in rete
La competizione umana si esprime ogni giorno di più in numeri. Dai decimi di secondo di una gara di velocità, ai centimetri di un salto, passando per i voti di un esame. Tutto è misurabile, persino l’intelligenza. Da qualche tempo, lo è anche la reputazione. Per lo meno quella in Rete. Klout è il sito capace stabilire in che misura le interazioni digitali ci rendono popolari su Internet e quanto siano in grado di influenzare il pensiero di chi ci segue.
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Gli utenti attivi sui social lo conoscono bene e pare che siano sempre di più le aziende, non solo negli Usa, che considerino il punteggio Klout come un fattore rilevante per le assunzioni nei ruoli legati al web, al marketing e alle pubbliche relazioni. Qualcuno dice che anche l’ingresso nei locali più alla moda può dipendere dal numerino rosso che Klout affibia ai suoi iscritti.
Spinta dalla curiosità, qualche mese fa mi sono registrata sul sito. Ho collegato i miei account e dopo qualche settimana ho visto il mio punteggio crescere. Di recente mi è anche stato assegnato un perk, una “premio” (un oggetto o un servizio che le aziende mettono a disposizione come strategia di marketing) per essere stata attiva e aver accresciuto il mio score. Se prendo una pausa e non interagisco, però, Klout mi castiga facendomi retrocedere. Che fatica mantenere questa reputazione! Ma davvero c’è differenza tra chi ha un 20 nella pagella di Klout e chi ha un 90 (il range va da 0 a 100)?
Gli influencer, come vengono definite le persone con gli score più elevati, sono realmente in grado di indirizzare il pensiero di chi li segue? Qualche dubbio ce l’ho.
Klout basa il suo algoritmo sulla quantità di follower, fan, amici, cerchie, post e interazioni di una persona, ma la popolarità di un utente in termini quantitativi potrebbe anche non corrispondere a parametri qualitativi. A parità di follower, per esempio, chi usa Twitter quasi come una chat oppure ottiene centinaia di interazioni e di retweet di sole barzellette può ottenere un punteggio più alto di chi posta informazioni utili o esprime opinioni di spessore. Tra i due chi è il vero influencer? (sempre ammesso che buone informazioni online e pubblico numeroso rendano una persona non famosa in Tv in grado di incidere sulle opinioni della massa).
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Klout è senza dubbio divertente e stimolante. Quando si riceve l’email che comunica una crescita del proprio score ci si sente protagonisti di una piccola vittoria, ma da qui a prendere troppo sul serio la propria web reputation c’è di mezzo il cervello umano, la sua sensibilità e il buon senso. Che nessun algoritmo può sostituire. Gli umani non siamo numeri, ma Klout forse questo ancora non lo sa.
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