Come l’AI ha reso Shein il maggior inquinatore della moda veloce
Shein e l’uso dell’AI nel fast fashion
Nel 2023, Shein ha raggiunto una notorietà senza precedenti, diventando un simbolo del fast fashion moderno. La sua capacità di creare e distribuire abbigliamento a prezzi accessibili è supportata da una rete complessa di tecnologia e dati. Al centro di questo ecosistema c’è l’intelligenza artificiale, che ha trasformato il modo in cui l’azienda risponde alle tendenze di consumo.
Shein ha sviluppato algoritmi di apprendimento automatico per analizzare i comportamenti dei clienti in tempo reale. Questi strumenti consentono all’azienda di misurare le preferenze dei consumatori e prevedere la domanda con una rapidità senza precedenti. In questo modo, le decisioni riguardanti la produzione possono essere adattate immediatamente, permettendo a Shein di lanciare nuove collezioni in tempi record. Secondo alcune stime, un nuovo design può passare dalla fase di concezione alla vendita in meno di dieci giorni.
Il modello di business di Shein, descritto come “on-demand” o “retail in tempo reale,” è in netto contrasto con le pratiche tradizionali del settore fast fashion, dove i marchi producono grandi quantitativi di articoli mesi prima delle vendite. Questo approccio riduce il rischio di avere un eccesso di inventario, in quanto Shein produce un numero limitato di ogni articolo, con una media di 100-200 pezzi per modello. Questo comportamento si basa sulla promessa di consumare meno risorse, un punto che l’azienda sottolinea come un vantaggio rispetto alla concorrenza.
Tuttavia, ci sono delle incongruenze nell’affermazione che questo modello sia sostenibile. Mentre l’uso di AI per prevedere le tendenze può apparire innovativo, il sistema di produzione “ultra-veloce” di Shein ha portato l’azienda a un incremento esponenziale delle sue emissioni di carbonio. I dati indicano che, tra il 2022 e il 2023, le emissioni di CO2 di Shein sono quasi raddoppiate, sollevando interrogativi sull’autenticità delle loro promesse di rispetto ambientale.
In un contesto in cui la sostenibilità è sempre più richiesta dai consumatori e criticata dagli attivisti, il ruolo dell’AI nella proposta di valore di Shein è complicato. Creando un ciclo di produzione e consumo così rapido, l’azienda non solo sfida le convenzioni del settore, ma contribuisce anche a una crescente pressione sugli ecosistemi e sulle persone. Secondo esperti del settore, la tecnologia di apprendimento automatico ha il potere di rendere le operazioni più efficienti, ma non può da sola risolvere le problematiche fondamentali associate al fast fashion, che affliggono l’ambiente e i diritti dei lavoratori.
Affermare che l’uso dell’AI possa essere virtuoso implica una riflessione più profonda sull’impatto dell’intera industria e su come le aziende intendano integrare la tecnologia per una reale sostenibilità. Mentre l’innovazione tecnologicanel mondo della moda avanza, sono necessarie misure concrete per garantire che non si traduca in un aumento della produzione e dei consumi, ma piuttosto in un cambiamento verso pratiche più responsabili.
Impatti ambientali delle pratiche di Shein
Shein, con il suo modello di business effervescente e innovativo, ha ottenuto il riconoscimento a livello globale, ma a un costo ambientale elevato. Le sue pratiche di produzione, alimentate da un sistema di apprendimento automatico che accelera il ciclo di vita del prodotto, stanno avendo un impatto devastante sul nostro pianeta. Nel 2023, l’azienda ha riportato emissioni di circa 16,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, un numero che supera le emissioni annue di quattro centrali elettriche a carbone. Questa enorme impronta di carbonio è il risultato non solo dell’uso smodato di materiali sintetici, come il poliestere, ma anche delle pratiche di trasporto che caratterizzano il suo modello operativo.
Il poliestere, che costituisce il 76% dei tessuti utilizzati da Shein, è un noto colpevole di inquinamento da microplastiche. Questi materiali sintetici non solo contribuiscono a un ciclo di inquinamento ambientale, ma anche a danni alla vita marina e alla salute umana. Solo il 6% del poliestere utilizzato da Shein è riciclato, il che significa che la maggior parte degli articoli venduti finisce per contribuire a enormi quantità di rifiuti tessili. Un ciclo che trafigge il cuore di un’industria già nota per il suo spreco.
In aggiunta, la politica dell’azienda di spedire i prodotti attraverso il trasporto aereo aumenta in modo esponenziale l’impatto sul clima. Diversamente da altri marchi, come Zara o H&M, che utilizzano metodi di spedizione più sostenibili e oceani piuttosto che aerei, Shein si affida all’inefficienza del trasporto aereo per soddisfare una domanda in continua crescita. Più della metà delle emissioni totali dell’azienda proviene dalla logistica, un problema accentuato dall’elevato numero di pacchi inviati: circa 900.000 pacchi al giorno solo per il mercato statunitense.
I dati rivelano che il 38% della sua impronta di carbonio deriva dai trasporti, mentre il 61% è dovuto ad altre pratiche nella catena di fornitura. Nonostante tentativi recente di ridurre questa impronta, come l’aumento dell’inventario stoccato negli Stati Uniti, la realtà è che le azioni di Shein sembrano insufficienti di fronte all’urgente crisi climatica.
La crescita esponenziale delle emissioni di Shein non è acompanata da misure concrete per affrontare l’impatto ambientale che crea. Molti esperti avvertono che la rapida capacità di produzione e distribuzione delle mode del marchio non solo consente una cultura del consumo effimero, ma anche un’omissione della responsabilità ecologica. Infatti, l’uso dell’AI, con la capacità di prevedere tendenze e ottimizzare la produzione, si trasforma in una spinta all’accelerazione del ciclo di vita del prodotto, aumentando la quantità di rifiuti e le emissioni associate.
In un momento in cui i consumatori e gli attivisti chiedono un cambiamento significativo, il dilemma rappresentato da aziende come Shein diventa sempre più complesso. L’adozione dell’AI nella moda non è per forza una panacea; piuttosto, mette in luce la necessità di una ristrutturazione complessiva delle pratiche aziendali affinché possano prendersi cura del pianeta, non solo di soddisfare immediatamente le tendenze di consumo. La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e responsabilità ambientale, affinché non si sacrifichi il futuro del nostro ecosistema sull’altare del profitto rapido. Senza un cambiamento radicale e trasformativo, il modello di fast fashion di Shein continuerà a danneggiare irreversibilmente il nostro ambiente.
La gestione della produzione e del magazzino con AI
Shein ha saputo rivoluzionare il concetto di gestione della produzione grazie all’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale avanzata. L’azienda è riuscita a creare un modello produttivo che si adatta rapidamente alle variazioni del mercato, un passo che ha chiaramente messo in evidenza l’importanza dell’analisi dei dati e della reattività in tempo reale. L’impatto di questa tecnologia sulla catena di approvvigionamento è notevole, consentendo alla compagnia di minimizzare il rischio di oversupply e ottimizzare i costi operativi.
Attraverso un sistema di machine learning, Shein è in grado di analizzare enormi quantità di dati relativi alle preferenze dei consumatori e alle tendenze emergenti. Questo consente di produrre articoli specifici in numeri contenuti, con il vantaggio di ridurre l’inventario a magazzino. Le dichiarazioni dell’azienda indicano che, invece di produrre migliaia di pezzi per ogni nuovo design, la strategia prevede di limitare la produzione a un range tra 100 e 200 unità. Questa pratica, sebbene apparentemente sostenibile, solleva interrogativi sulla vera sostenibilità del modello di business.
Un altro aspetto cruciale della tecnologia impiegata riguarda la capacità di Shein di identificare “micro tendenze”. Durante una recente conferenza, il responsabile globale della strategia e affari aziendali di Shein ha affermato che l’azienda può “trovare e reagire” a queste tendenze in un modo che la maggior parte dei competitor non può fare. Questa velocità può far sembrare il modello di business innovativo e responsabile; tuttavia, è importante notare che l’analisi in tempo reale e l’efficienza operativa non affrontano le violazioni normative e i problemi ambientali associati al fast fashion.
Il sistema di produzione “just-in-time” non è privo di criticità. In effetti, sebbene prometta una diminuzione dello spreco attraverso una previsione precisa della domanda, l’accelerazione indotta da questa strategia alimenta la cultura del consumo effimero. Quasi ogni giorno, Shein aggiunge fino a 10.000 nuovi articoli al suo sito web, incoraggiando i consumatori a cavalcare onde di nuove tendenze piuttosto che a investire in scelte più durature e considerate. Questo ciclo di produzione e consumo sfrenato non tiene conto delle conseguenze ambientali e sociali delle decisioni aziendali.
Inoltre, la gestione del magazzino e della logistica da parte di Shein si basa pesantemente sull’uso del trasporto aereo, un metodo senza dubbio veloce ma estremamente inquinante. La decisione dell’azienda di spedire i propri prodotti in pacchi individuali a livello globale incrementa notevolmente l’impatto carbonico. Questo aspetto solleva domande significative riguardo alla vera efficienza e sostenibilità del loro approccio, poiché non basta ridurre l’inventario se l’impatto totale delle operazioni rimane elevate per emissioni e consumo di risorse.
Mentre l’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione della produzione e del magazzino offre effettivamente vantaggi in termini di efficienza e previsione, è essenziale che tali tecnologie siano integrate all’interno di un framework più ampio di responsabilità e sostenibilità. Senza un cambiamento significativo nella filosofia di business, rischiamo di perpetuare una forma di consumo che causa danni tanto all’ambiente quanto ai diritti dei lavoratori lungo la catena di approvvigionamento.
Aspetti etici e lavorativi della catena di approvvigionamento
Le pratiche lavorative di Shein all’interno della sua catena di approvvigionamento sono state oggetto di crescente scrutinio e critica, rivelando un quadro complesso e preoccupante. Nonostante l’azienda si impegni a migliorare le condizioni di lavoro e ad aderire a pratiche sostenibili, la realtà nei suoi stabilimenti produttivi racconta una storia ben diversa. Negli ultimi anni, numerose inchieste hanno riportato la condizione difficile dei lavoratori nelle fabbriche di Shein, spesso caratterizzate da turni lavorativi strazianti e condizioni precarie.
Secondo le segnalazioni, i lavoratori delle fabbriche fornitrici di Shein possono essere costretti a lavorare settanta ore alla settimana, sollevando interrogativi sulla vera volontà dell’azienda di migliorare i diritti dei lavoratori, specialmente in un’epoca in cui la pressione per ridurre i costi e aumentare la produzione rimane alta. La terza relazione annuale sulla sostenibilità di Shein ha indicato che in più del 71% degli audit effettuati su oltre 3.000 fornitori, i risultati sono stati sotto la media, con punteggi di ‘C’ o inferiori su una scala che va da ‘A’ a ‘E’. Questo suggerisce che, nonostante le dichiarazioni pubbliche dell’azienda, le violazioni dei diritti dei lavoratori sono ancora una preoccupazione seria.
L’uso dell’intelligenza artificiale nel business model di Shein, pur essendo descritto come una modalità per ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza, ha anche amplificato la pressione sugli operai. Con la capacità di produrre e distribuire articoli in modo quasi immediato, i lavoratori sono sottoposti a un incessante aumento delle aspettative di produttività. Sage Lenier, direttrice esecutiva di Sustainable and Just Future, ha evidenziato come l’uso dell’AI non faccia altro che intensificare il già esistente sfruttamento dei lavoratori, creando un ciclo che favorisce l’accelerazione della produzione a scapito delle condizioni lavorative.
Inoltre, la mancanza di trasparenza sui pratici condotti in fabbrica e la natura non regolamentata dell’industria della moda rapida rendono difficile per i consumatori avere un’immagine chiara della provenienza dei loro vestiti. Mentre molti marchi stanno adottando standard più elevati di responsabilità sociale e ambientale, Shein sembra mantenere un approccio più opaco, lasciando questioni etiche cruciali irrisolte.
Shein, nel tentativo di affrontare le critiche, ha affermato di lavorare per migliorare i diritti dei lavoratori nel rispetto della sostenibilità. Tuttavia, l’implementazione di disegni innovativi come l’AI non dovrebbe mai avvenire a scapito del benessere umano. Al contrario, è necessario un cambiamento di paradigma, in cui la tecnologia venga utilizzata per promuovere condizioni lavorative eque e dignitose, piuttosto che per alimentare un sistema di incremento della produzione a tutti i costi.
Alle giuste richieste dei consumatori e degli attivisti di maggior responsabilità sociale e ambientale, la risposta di Shein e di altre aziende simili non dovrebbe limitarsi a dichiarazioni superficiali. È essenziale che siano implementati cambiamenti concreti nella gestione della forza lavoro, che includano garanzie per diritti lavorativi, stipendi equi, e la promozione di un ambiente di lavoro rispettoso e sano. Solo affrontando le questioni etiche e lavorative in modo diretto e responsabile, Shein potrà davvero sperare di cambiare il suo impatto complessivo sull’industria della moda e sull’ambiente globale.
Verso una moda più sostenibile: sfide e opportunità
La corsa alla sostenibilità nel settore della moda è un argomento di crescente urgenza, e le aziende come Shein si trovano al centro di un dibattito complesso. Da un lato, vi è l’inevitabile pressione dei consumatori per pratiche più sostenibili e responsabili; dall’altro, il modello di business di Shein, che continua a prosperare sull’accelerazione della produzione e del consumo, presenta notevoli sfide alla transizione verso un’economia più verde.
La sfida principale è ridurre l’impatto ambientale senza compromettere il modello commerciale attuale dell’azienda. Shein ha annunciato obiettivi ambiziosi per ridurre le sue emissioni di carbonio, puntando a una diminuzione del 25% entro il 2030 e a raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2050. Tuttavia, i dati recenti indicano che, durante il 2023, le sue emissioni sono quasi raddoppiate invece di diminuire, aumentando il scetticismo sui passi concreti che l’azienda sta compiendo per allinearsi con queste promesse.
Allo stesso modo, l’adozione di pratiche più sostenibili non deve essere considerata solo un’opzione, ma una necessità. Molti esperti del settore avvertono che la reale trasformazione del fast fashion richiederà un cambio di paradigma. Un approccio più responsabile dovrà affrontare questioni come la quantità di produzione, l’affidamento su materiali ecologici, e l’altezza delle condizioni lavorative. Senza affrontare questi elementi in modo olistico, le iniziative isolati di sostenibilità rischiano di essere inefficaci.
Ma nonostante le sfide, ci sono anche opportunità per un cambiamento positivo. L’industria della moda ha visto un crescente interesse da parte dei consumatori verso il consumo consapevole, grazie a una maggiore consapevolezza sui problemi ambientali e sociali. Marchi rivali stanno già muovendosi in questa direzione, e questo può servire da stimolo per Shein ad adattarsi, integrando pratiche più sostenibili nel proprio modello di business.
Inoltre, l’innovazione tecnologica potrebbe rappresentare una chiave per il cambiamento. Sebbene l’attuale utilizzo dell’AI di Shein metta in evidenza degli aspetti problematici, in altre aree, l’AI potrebbe anche contribuire a tracciare e ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza dell’uso delle risorse e monitorare l’impatto ambientale della produzione. Ma è cruciale che queste tecnologie siano utilizzate non solo per incrementare la produzione, ma per verificare e mitigare gli effetti negativi.
Il corso futuro di Shein e di altre aziende nel settore della moda dipenderà dalla loro capacità di rispondere a queste sfide con iniziative concrete e non solo promesse. Le aspettative dei consumatori stanno cambiando e le aziende dovranno adattarsi per rispondere a questa nuova realtà. La strada verso una moda più sostenibile non è priva di ostacoli, ma le opportunità di rinnovamento e miglioramento sono evidenti. È un cruciale momento di svolta dove il cambiamento è non solo auspicabile, ma necessario per garantire un futuro più rispettoso del nostro pianeta e delle persone che vi abitano.