Come investire l’eredità dello zio d’America? Diventando imprenditore, il sogno degli italiani
Italiani, un popolo di navigatori, santi e poeti. Era vero una volta. Ora, sono un popolo di aspiranti imprenditori. Proprio così: il sogno del posto fisso ormai si è trasformato in una chimera inutile da inseguire. E la crisi spinge ad aguzzare l’ingegno. Così, sono sempre di più gli italiani che sono pronti a scommettere prima di tutto su se stessi.
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Secondo un’indagine promossa dall’associazione Italia Startup in collaborazione con Human Highway, sono ben 300mila gli aspiranti imprenditori del Bel Paese. Il 13,7% aprirebbe un’attività nel settore servizi web, app e software (“un segno evidente delle potenzialità offerte dalle tecnologie digitali nella creazione di opportunità lavorative”, ha commentato Federico Barilli, segretario generale di Italia Startup), mentre il 21,9% preferirebbe scommettere sulla ristorazione e l’11% sul settore manifatturiero.
Tutti pronti a rimboccarsi le maniche e a non attendere più il classico ‘miracolo dal cielo’, quindi. Fatto sta che tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. La mancanza di fondi, infatti, blocca l’iniziativa del 67,2% di loro, mentre il 30,4% teme il momento economico non favorevole e il 12,5% non ha trovato le persone giuste con cui metterlo in pratica.
Avere un progetto ben definito in mente non basta.
Ma come sono stati individuati gli aspiranti imprenditori? Italia Startup ha chiesto a un campione di 947 persone come intenderebbero investire un’inaspettata eredità di 200.000 euro da un fantomatico zio d’America.
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Le tre risposte che hanno ottenuto più consensi sono figlie della crisi economica: il 30,9% desidera avere la certezza della casa comprandone una. Il 23,2% intende pagare i debiti oppure il mutuo. Mentre il 20,9% sceglie la temporanea fuga di un viaggio o di una vacanza da sogno. Ma, al quarto posto, con il 18,8%, degli intervistati, si posizionano coloro che desiderano supportare un’iniziativa imprenditoriale: il 16,5% degli intervistati vorrebbe utilizzare i soldi per un proprio progetto imprenditoriale, mentre il 2,3% li impiegherebbe in un’impresa di amici e conoscenti.
Il principale modello di riferimento per il 31% di questi aspiranti imprenditori? Risposta fin troppo facile: è il self-made-man all’italiana alla Berlusconi o, se preferite, alla Briatore. Ma questo soprattutto per chi sogna di sfondare nel mondo commerciale. Per il 29% il modello è invece costituito dalle grandi famiglie imprenditoriali italiane, alla Agnelli pe rintenderci, che raccolgono preferenze soprattutto al Sud e nelle Isole e tra coloro più propensi a investire nella ristorazione (21,3%) o nel turismo (21,4%).
Last but not least: 1 giovane imprenditore su 4 è attratto dall’imprenditore dell’informatica e della new economy. Tra i nomi più citati ci sono (ovviamente) Bill Gates, Steve Jobs e Mark Zuckerberg. Il 70,9% di questi aspiranti imprenditori sono uomini e il 49,4% ha un’età compresa tra i 24 e i 35 anni, risiede in gran parte nel Nord (52,6%) e, se avesse a disposizione i 200mila euro dello zio d’America li investirebbe nel 29% dei casi nel settore dei Software/Servizi Web.
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Come dire: la crisi non ci rovina i sogni:. Almeno quelli, resistono intatti. “Solo per 2 aspiranti imprenditori su 10 il momento economico sfavorevole è un limite – afferma Barilli – Per la maggior parte di loro, basterebbe trovare un adeguato finanziamento per creare una nuova realtà produttiva”.
Probabilmente, è questione di dare il la. O, più semplicemente, una chance. Vera, a tutti.
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