Come funziona la disinformazione algoritmica
Le fake news non hanno bisogno dei social per esistere, ma le piattaforme digitali amplificano significativamente la loro diffusione. Gli algoritmi che governano questo flusso informativo sono progettati per massimizzare l’engagement degli utenti, sfruttando meccanismi come la condivisione virale e la profilazione. Tiziano Bonini Baldini, esperto di sociologia della cultura e della comunicazione, ha evidenziato durante il Wired Next Fest Trentino 2024 che “gli algoritmi non fanno cambiare idea alle persone, amplificano quello che già credono”. In sostanza, la disinformazione si radica principalmente in coloro che già possiedono credenze affini ai messaggi manipolativi, giocando sui bias cognitivi.
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Bonini Baldini ha delineato il concetto di “risonanza”, che implica che le persone tendono ad accogliere e credere più facilmente informazioni che si allineano con le loro convinzioni pregresse. Tuttavia, è fondamentale non rappresentare gli utenti come burattini impotenti nelle mani delle macchine: “In realtà, gli utenti stessi sono molto attivi. È un confronto continuo, dove cercano di contrastare gli algoritmi e si organizzano per alterare l’ordine dei contenuti e violare le regole delle piattaforme”.
Virginia Padovese, presidente di NewsGuard Europa, ha portato esempi concreti, come gli attivisti pro-Palestina che, per eludere i divieti, hanno iniziato a usare simboli come il cocomero. Allo stesso modo, comunità di attivisti estremisti e gruppi antivaccinisti hanno trovato modi per aggirare i filtri utilizzando parole chiave cifrate. Bonini Baldini sottolinea che queste tattiche, che emergono da diverse prospettive politiche, dimostrano la capacità degli utenti di confrontarsi attivamente con il potere degli algoritmi, un fattore cruciale nella battaglia contro la disinformazione.
Il ruolo attivo degli utenti nella lotta alla disinformazione
Il potenziale dell’intelligenza artificiale contro le fake news
Nel panorama attuale della disinformazione, l’intelligenza artificiale emerge come uno strumento potente nella lotta contro le fake news. Virginia Padovese ha evidenziato durante la discussione al Wired Next Fest Trentino 2024 come l’AI possa svolgere un ruolo chiave nell’identificazione di contenuti manipolati o creati artificialmente. Questa tecnologia non solo è in grado di analizzare massicce quantità di dati in breve tempo, ma può anche aiutare i giornalisti a discernere tra ciò che è autentico e ciò che è una manovra di disinformazione.
Nonostante i potenziali benefici, Padovese sottolinea l’importanza di un utilizzo etico e trasparente dell’intelligenza artificiale. “È fondamentale mantenere un patto di fiducia con i lettori”, afferma. Ciò implica comunicare chiaramente gli algoritmi e i processi utilizzati per la moderazione e la pubblicazione dei contenuti, assicurandosi che ci sia sempre una supervisione umana prima della diffusione di qualsiasi informazione. Solo così si può garantire che l’AI non sostituisca l’umanità nel giornalismo, ma funzioni come un alleato nell’identificazione delle fake news.
Il potenziale dell’intelligenza artificiale si estende anche all’efficacia nel contrastare le narrazioni fuorvianti che possono infiltrarsi nei discorsi pubblici. Con una costante evoluzione delle tecnologie di apprendimento automatico, è possibile sviluppare sistemi più raffinati che non solo individuano contenuti falsi, ma forniscono anche contesti e spiegazioni che aiutano gli utenti a comprendere e analizzare criticamente le informazioni. Questo approccio proattivo può contribuire a equipaggiare gli individui con strumenti utili per navigare un’informazione complessa e spesso fuorviante.
Il potenziale dell’intelligenza artificiale contro le fake news
L’impatto della disinformazione sulla fiducia nel sistema informativo
La crescente diffusione di disinformazione algoritmicamente potenziata ha impatti significativi sulla fiducia nei media tradizionali e nel sistema informativo nel suo complesso. Tiziano Bonini Baldini ha avvertito durante il Wired Next Fest Trentino 2024 che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il principale rischio non risiede tanto nell’alterazione delle opinioni individuali, ma in un processo di “inquinamento del discorso pubblico”. Questo fenomeno genera una generale sfiducia nei confronti delle notizie e delle fonti di informazione, alimentando un clima di scetticismo che può minacciare la coesione sociale e la salute democratica.
Bonini Baldini ha evidenziato come la disinformazione non si limiti a confondere il confine tra vero e falso, ma tenda a compromettere la **credibilità dell’intero sistema informativo**. Studi recenti confermano questa analisi, dimostrando che l’obiettivo primario della disinformazione è proprio quello di contaminare l’ecosistema informativo, rendendo più difficile per il pubblico distinguere tra notizie affidabili e contenuti manipolati.
Questa perdita di fiducia è particolarmente preoccupante in un’epoca in cui l’accesso alle informazioni è più facile che mai. Un’informazione inaffidabile e distorta può condurre a decisioni errate da parte del pubblico e può influire negativamente sulla partecipazione democratica. Le persone cominciano a disconoscere anche le fonti più autorevoli, il che ha ripercussioni dirette sulla qualità del dibattito pubblico e sulla capacità delle istituzioni di comunicare efficacemente con i cittadini.
È quindi fondamentale lavorare per ripristinare la fiducia nell’informazione, attraverso pratiche etiche e responsabili da parte dei professionisti del settore. Solo con un impegno condiviso nella trasparenza e nell’integrità del giornalismo sarà possibile contrastare l’assalto della disinformazione e promuovere una società informata, in grado di prendere decisioni consapevoli e responsabili.
L’impatto della disinformazione sulla fiducia nel sistema informativo
L’iniziativa di NewsGuard per la trasparenza e la responsabilità nel giornalismo
In questo contesto di crescente disinformazione, l’iniziativa di NewsGuard si propone come un faro di speranza. Fondata nel 2018, l’organizzazione si prefigge l’obiettivo di contrastare la disinformazione “validando le testate che rispettano standard di trasparenza e responsabilità, per ridare loro autorevolezza”. Virginia Padovese, presidente di NewsGuard Europa, ha illustrato il lavoro svolto dall’organizzazione durante il Wired Next Fest Trentino 2024, ponendo l’accento sulla necessità di un’informazione verificata e responsabile.
NewsGuard analizza le testate giornalistiche focalizzandosi su vari aspetti fondamentali, tra cui la trasparenza sulla proprietà e la leadership editoriale, la correzione degli errori, la segnalazione di contenuti sponsorizzati e la dichiarazione di un’agenda politica o ideologica. Questo processo meticoloso ha consentito all’organizzazione di esaminare oltre 10.000 siti web in 9 paesi, inclusa l’Italia, per fornire una valutazione chiara e accessibile ai lettori.
Un punto di riferimento fondamentale del lavoro di NewsGuard è l’esito di questo processo: “2500 testate, dopo il nostro contatto, hanno modificato le loro pratiche per diventare più trasparenti”, sottolinea Padovese. Questo cambiamento evidenzia l’importanza della responsabilità nel giornalismo moderno e il ruolo attivo che gli organismi di controllo possono avere nel promuovere standard elevati di informazione.
In un’era in cui le fake news possono diffondersi rapidamente e influenzare le opinioni pubbliche in maniera destabilizzante, l’iniziativa di NewsGuard rappresenta un passo cruciale per restituire credibilità all’informazione. Attraverso la certificazione delle fonti giornalistiche affidabili, si mira a creare un ecosistema informativo più sano e sostenibile, dove i lettori possano confrontarsi con contenuti di alta qualità e in grado di sostenere il dibattito democratico.
L’iniziativa di NewsGuard per la trasparenza e la responsabilità nel giornalismo
In questo contesto di crescente disinformazione, l’iniziativa di NewsGuard si propone come un faro di speranza. Fondata nel 2018, l’organizzazione si prefigge l’obiettivo di contrastare la disinformazione “validando le testate che rispettano standard di trasparenza e responsabilità, per ridare loro autorevolezza”. Virginia Padovese, presidente di NewsGuard Europa, ha illustrato il lavoro svolto dall’organizzazione durante il Wired Next Fest Trentino 2024, ponendo l’accento sulla necessità di un’informazione verificata e responsabile.
NewsGuard analizza le testate giornalistiche focalizzandosi su vari aspetti fondamentali, tra cui la trasparenza sulla proprietà e la leadership editoriale, la correzione degli errori, la segnalazione di contenuti sponsorizzati e la dichiarazione di un’agenda politica o ideologica. Questo processo meticoloso ha consentito all’organizzazione di esaminare oltre 10.000 siti web in 9 paesi, inclusa l’Italia, per fornire una valutazione chiara e accessibile ai lettori.
Un punto di riferimento fondamentale del lavoro di NewsGuard è l’esito di questo processo: “2500 testate, dopo il nostro contatto, hanno modificato le loro pratiche per diventare più trasparenti”, sottolinea Padovese. Questo cambiamento evidenzia l’importanza della responsabilità nel giornalismo moderno e il ruolo attivo che gli organismi di controllo possono avere nel promuovere standard elevati di informazione.
In un’era in cui le fake news possono diffondersi rapidamente e influenzare le opinioni pubbliche in maniera destabilizzante, l’iniziativa di NewsGuard rappresenta un passo cruciale per restituire credibilità all’informazione. Attraverso la certificazione delle fonti giornalistiche affidabili, si mira a creare un ecosistema informativo più sano e sostenibile, dove i lettori possano confrontarsi con contenuti di alta qualità e in grado di sostenere il dibattito democratico.