Combattere la dipendenza dall’alcool dei giovani grazie ad internet ed ai social network
Da casa quasi tutti ormai utilizzano una connessione adsl o con fibra ottica per navigare su internet senza limiti. Le offerte di Tiscali, Infostrada, Teletu, ecc. permettono appunto, pagando un canone mensile, di avere telefono fisso e connessione internet con una spesa alla portata di tutte le tasche. Essere sempre collegati alla rete è però salutare, difficile dirlo. Soprattutto i giovani, i quali, più del resto della popolazione, dedicano alla navigazione una larga parte della giornata, rischiano di incorrere nei problemi di dipendenza dalla rete e dalla perdita, nei casi più gravi, del rapporto con la realtà.
Una ricerca australiana però, forse per la prima volta, evidenzia un lato positivo del tempo che i giovani passano su internet. Monitorando il cambiamento nei comportamenti di giovani tra i 14 e i 17 anni, la ricerca ha mostrato un’estesa diminuzione nel consumo di alcool da parte degli adolescenti nell’ultimo decennio in Australia. Gli esperti attribuiscono il trend in buona parte a internet, che attrae i giovani nei social media. La cosa interessante è che, come si legge sul sito del Ministero della Salute che riporta i dati Istat sui giovani e l’alcol, anche in Italia il trend dei bevitori in età adolescenziale sembra essere in calo rispetto agli anni precedenti.
L’ISTAT ha rilevato che tra i giovani tra i 14-17 anni il consumo fuori pasto di bevande alcoliche ha presentato un trend tendenzialmente in crescita fino al 2011; al contrario, tra il 2011 e il 2012 si è registrato un notevole calo, che ha riportato i valori del 2012 a un livello più o meno analogo (15,1%) a quello rilevato nel 2001.
Tornando al paese, l’Australia, in cui il bere è da sempre il vizio nazionale, la ricerca dell’Università del Nuovo Galles del sud mostra chiaramente che il 50% dei giovani tra 14 e 17 anni tende ad astenersi dall’alcool, contro una percentuale del solo 33% nel 2001.
Lo stesso vale anche per il consumo di sostanze stupefacenti, calato nelle stesse fasce di età. Michael Livingston, responsabile del Centro di Ricerca su droghe e alcool dell’Ateneo, sulla rivista Addiction, scrive: «Andare online è un’attività che si impossessa dello spazio prima occupato dal bere e dai party».
È un potenziale lato positivo del “tempo davanti a uno schermo – aggiunge Livingston – Con tante cose che si dicono su Facebook, questo può essere un reale lato positivo». Altri fattori, in ogni caso, sempre secondo la ricerca, hanno consentito di raggiungere questo importante traguardo: innanzitutto la maggiore consapevolezza fra gli adolescenti dei danni causati dall’alcool, oltre alla prepotente immigrazione da paesi con culture meno legate al bere.
Questo elemento, in particolare, sembra confermato dal fatto che quasi due terzi dei giovani che vivono in famiglie in cui si parla una lingua diversa dall’inglese sono astemi, contro la metà dei loro coetanei che parlano solo inglese.
I dati della ricerca dell’Università del Nuovo Galles coincidono con gli ultimi dati rilevati dell’Ufficio di Statistica australiano: nel 2013 il consumo totale di alcool è diminuito per il sesto anno consecutivo, fino a raggiungere il livello minimo degli ultimi 17 anni. Nel corso dell’anno, gli australiani dai 15 anni in su hanno consumato in media 9,88 litri di alcool.
La birra risulta essere sempre la bevanda alcolica preferita con un consumo medio che si è comunque abbassato, toccando il livello minimo dopo 67 anni. Il consumo di vino, invece, ha raggiunto il minimo in sette anni. Aumenta invece la popolarità del sidro, il cui consumo è raddoppiato rispetto a quattro anni fa.