E se di colpo il mondo si spegne, a chi chiedi cosa succede? Io ad #emergenza24
Era notte fonda, quando il gruppo di continuità dei miei server iniziò ad urlare, mancanza di corrente, spegnere i sistemi.
Mi sono alzato, annebbiato dalla stanchezza e dal sonno, e sono corso a spegnere i sistemi e le macchine, capita di rado, ma a volte accade. Ai tempi avevo una casa piena di server e di pc sempre accesi, lavoravo in costante contatto con altri, e in quel momento si era spento tutto.
Il tempo di riprendere quel po’ di capacità di ragionare, e vado verso la finestra, sono all’undicesimo piando di un grattacielo nelle periferie di Milano, guardo verso la bergamasca, da un lato, e sul resto della città dall’altro, e ne approfitto per dare uno sguardo fuori, giusto per capire quanto sia esteso il black-out. Panico.
Improvviso stato di panico e di ansia, pensieri che iniziano ad andare velocemente, quel fiotto che sai essere adrenalina che inizia a pomparti nelle vene: fuori c’è il buio, tanto buio, il mondo la fuori è sparito. Il buio si stende per chilometri, troppo, il mio occhio abituato a riconoscere sesto san Giovanni, Bresso, lo sfondo delle montagne di cui puoi cogliere le luci delle case quando il cielo è libero: non c’è più nulla, è tutto buio, fermo.
Mi ci vuole qualche secondo per rirpendere il controllo e riportare il cervello a ragionamenti normali: non è caduta la bomba atomica, non si sono sentiti botti, c’è solo un gran silenzio, e tutto e buio.
Vado alla mia amica di una vita, il mio VHF, accendo e comincio a sentire i vari canali di emergenza, dalla protezione civile al coordinamento del 118. Silenizio. Nesusno trsamette, nessuno parla, c’è solo il maledetto brusio di fondo del canale libero. E nessuno risponde, se chiami qulle frequenze su cui sei abilitato a trasmettere, quelli che parlano con le normali centrali operative, c’è solo silenzio.
Era il 28 Settembre 2013, il black out che coinvolse, in piena notte, tutto Italia, un fenomeno di cui pochi si accorsero, ma che durò tante ore, tante.
Ecco, oggi, a fronte dei fatti di Parigi, mi è tornata alla mente quella e tante altre delle situazioni in cui questi anni sono stato coinvolto. Dai 18 anni in poi ero volontario in Protezione Civile e rispondevo alle emergenze coordinate dal ministero dell’interno, ed ero costantemente informato su quanto accadeva giorno per giorno, in tempo reale, e quando ad Alessandria arrivò l’alluvione lasciai la mia classe del liceo scientifico per passare 7 giorni (i primi dall’emergenza) a spalare fango in piazza Kennedy, eravamo arrivati con cibo e cucine da campo, e sfornavamo cibo per centinaia di cittadini che avevano le bistecche, ma non avevano il gas (a causa dell’alluvione del Tanaro).
Ero sotto al pirellone a pochi minuti da quando l’aereo lo centro’ in pieno facendo le prime riprese per Virgilio, e tra quelli che estraevano i superstiti a Milano, in viale Monza, quando crollò la casa a causa della fuga di gas (per citare alcuni esempi), ma nonostante l’esperienza ed i numerosi contatti, nonostante la radio ed il cellulare quella notte, sveglio, ero spaventato.
Ero spaventato anche perché chi questo lavoro in Italia lo dovrebbe fare non si sogna nemmeno di farlo: nonostante una copertura h24 di qualsiasi testata giornalistica ad oggi in Italia non c’è nessuno che faccia copertura h24 per dare informazioni online (ai tempi non c’erano i social network, o almeno, non erano a questo livello).
Il vero e unico mio problema era capire quanto esteso fossa il fenomeno, così inizai a fare la cosa che ero abituato a fare prima dell’esistenza di social network: mandai una serie di SMS a tutti i pazzi amici, giornalisti, operatori che erano sparsi per l’Italia, da Antonello Pirosi a Luca Sofri, sperando che qualcuno sveglio condividesse con me quello stato di panico (Antonello fu il primo a rispondere e a dirmi che in fondo all’Italia era buio come a Milano).
Ecco, questo è il problema, ed il motivo del racconto: abituato a quegli standard quando decisi di rendere il teledrin e non essere più reperibile persi quel diritto, che ormai era diventato un dovere, di essere sempre informato su cosa stesse accadendo attorno a me.
E in tutti questi anni non è cambiato nulla: ricordo con un pelo di nostalgia con Virgilio, durante la giornata delle torri gemelle, ad esempio, o dopo, quando l’america attaccò le notti sveglie a dare supporto alla redazione dei giornalisti (arrivavo con la pizza) per tenere aperto e dare notizie agli italiani anche di notte, pur di documentare e sapere cosa stesse accadendo, quali scenari ci si sarebbero presentati la mattina dopo. Ecco, eravamo gli ultimi, o quasi.
C’era un vuoto informativo, dove ansa e sky riescono a coprire una parte percentuale troppo piccola di persone, ansa non certo di notte, comunque non fonti sufficienti per essere informati. Perché tolto il problema del black out, che non ebbe conseguenze, in altre zone un black out ha significato l’arrivo di un alluvione, in altri casi l’arrivo di una slavina, o di altri rischi che in questi anni stiamo sempre più, e sempre più spesso, imparando a conoscere.
Per questo motivo i Green Geek sposano volentieri la causa di emergenza24, un network volontaristico ed auto organizzalo per la gestione, certificazione diffusone dell’informazione sullo stato di emergenza (Italiana ed estera) che permette sia di essere informati in tempo reale sullo stato di esistenza, e di gravità di emergenze, sia di essere supportati ed aiutato per la diffusione in caso di emergenza subita.
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