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Chip che alimenta la serie Mate 70 di Huawei: rivelazioni sorprendenti su tecnologia e prestazioni

  • Redazione Assodigitale
  • 11 Dicembre 2024
Chip che alimenta la serie Mate 70 di Huawei: rivelazioni sorprendenti su tecnologia e prestazioni

Chipset del Mate 70: il Kirin 9020

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Secondo un’analisi condotta da TechInsights, il Huawei Mate 70 Pro+ è alimentato dal chipset Kirin 9020, realizzato con un processo a 7nm. Questo rappresenta un’inversione rispetto alle attese iniziali, che indicavano la presenza del più avanzato Kirin 9100, progettato con un nodo a 6nm. La confusione deriva dalle limitazioni della Semiconductor Manufacturing International Corporation (SMIC), che non è riuscita a fornire a Huawei chip più evoluti per il suo flagship.

Indice dei Contenuti:
  • Chip che alimenta la serie Mate 70 di Huawei: rivelazioni sorprendenti su tecnologia e prestazioni
  • Chipset del Mate 70: il Kirin 9020
  • Analisi del processo di produzione
  • Implicazioni delle restrizioni statunitensi sui semiconduttori


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Il Kirin 9020 condivide alcune somiglianze con il Kirin 9010, usato nel Mate 60 Pro dello scorso anno, ma presenta un die più grande del 15%. Questo dimensionamento maggiore si traduce in prestazioni migliorate e maggiore efficienza, pur non costituendo una riprogettazione drammatica ma piuttosto un’ottimizzazione incrementale rispetto al predecessore. Secondo le osservazioni di TechInsights, ciò suggerisce un impegno di HiSilicon nel perfezionare le proprie progettazioni esistenti, sfruttando le capacità produttive avanzate di SMIC.

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Analisi del processo di produzione

La produzione del Kirin 9020 mette in evidenza le sfide che Huawei e SMIC devono affrontare nell’attuale contesto tecnologico. L’azienda cinese impiega un processo a 7nm, mentre l’aspettativa iniziale era di un passaggio a un nodo più avanzato a 6nm. SMIC, la principale fonderia cinese, è limitata nell’uso della tecnologia di litografia avanzata a causa delle restrizioni sugli equipaggiamenti impiegabili nel processo produttivo.


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Questo vincolo ha costretto SMIC a utilizzare tecniche di realizzazione a esposizione multipla, un metodo che, sebbene efficace, introduce complessità nella produzione e può influire sulla qualità finale dei chip. La scelta di mantenere il nodo a 7nm per il Kirin 9020 dimostra una strategia focalizzata sull’ottimizzazione delle capacità esistenti piuttosto che sull’innovazione radicale. Cette strategia indirizza l’attenzione non solo verso la performance, ma anche verso l’affidabilità del prodotto finale, evidenziando un approccio pragmatico nel contesto delle attuali limitazioni tecnologiche imposte.

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Implicazioni delle restrizioni statunitensi sui semiconduttori

Le restrizioni statunitensi sull’export di tecnologie avanzate di semiconduttori hanno avuto un impatto significativo sulle capacità di produzione di Huawei e SMIC. L’introduzione di normative nazionali volte a limitare l’accesso di aziende cinesi a tecnologie critiche ha costretto SMIC a focalizzarsi su processi produttivi meno avanzati, come evidenziato nel caso del Kirin 9020. La mancanza di accesso a macchinari di litografia ad ultravioletti estremi ha impedito l’adozione di nodi di processo più sottili, limitando così la competitività dei chip cinesi sul mercato globale.

Inoltre, l’impossibilità di produrre semiconduttori a 6nm e inferiori ha costretto Huawei a compiere un passo indietro, adottando tecniche di produzione già consolidate ma meno performanti. Questa situazione evidenzia le difficoltà di Huawei di rimanere all’avanguardia nell’innovazione tecnologica, soprattutto a fronte di una concorrenza globale che si avvale di soluzioni più avanzate. La strategia di Huawei di utilizzare un chipset a 7nm, benché migliorato nel design, mostra le ripercussioni dirette delle normative statunitensi sulla sua capacità di innovare e di rispondere rapidamente alle esigenze del mercato.

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La concessione di licenze a Qualcomm per fornire processori meno avanzati ai dispositivi Huawei rappresenta un’ulteriore complicazione nel contesto operativo. Le manipolazioni effettuate sui chip per impedire l’utilizzo della connettività 5G mettono in evidenza la delicatezza della situazione e l’attenzione rivolta a mantenere questi componenti lontani dalle applicazioni militari e strategiche, aumentando ulteriormente la complessità per le aziende cinesi. Di conseguenza, Huawei si trova costretta a ripensare le proprie strategie di sviluppo e produzione per rimanere competitiva in un mercato in rapido cambiamento.


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