Chiara Ferragni sotto accusa per truffa aggravata pandoro e uova di Pasqua al centro del caso

La richiesta di condanna per Chiara Ferragni
Chiara Ferragni è al centro di un procedimento giudiziario per truffa aggravata, con la Procura che ha formulato una richiesta di condanna pari a 20 mesi di reclusione. L’imputazione riguarda la presunta pubblicità ingannevole legata al lancio promozionale del Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua, prodotti che avrebbero generato profitti ritenuti indebiti per circa 2,2 milioni di euro. Il procedimento si svolge con rito abbreviato, modalità che consente un giudizio più celermente e con una riduzione di pena in caso di condanna.
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La cifra richiesta dalla pubblica accusa testimonia la gravità delle imputazioni mosse contro l’imprenditrice e influencer digitale, la quale avrebbe, secondo l’accusa, indotto in errore consumatori e follower tramite dettagli non corretti o omissioni sui prodotti promossi. Il conteggio economico delle somme contestate riflette un ambito particolarmente significativo, sia per l’entità, sia per la risonanza mediatica della vicenda.
La posizione di Chiara Ferragni resta tuttavia difesa con fermezza, e la richiesta della Procura rappresenta soltanto una delle fasi della vicenda processuale che si profila complessa e dagli sviluppi rilevanti, non solo per l’aspetto giudiziario ma anche per le implicazioni legate alla credibilità e gestione dell’immagine pubblica dell’imprenditrice.
Le dichiarazioni di Chiara Ferragni durante il processo
Chiara Ferragni ha preso parola in aula durante l’udienza, esprimendo una linea difensiva ferma e precisa. Ha sostenuto con convinzione di aver agito “sempre in buona fede”, respingendo con nettezza le accuse di truffa aggravata che le sono state mosse. L’imprenditrice ha sottolineato come il proprio comportamento sia stato trasparente e conforme alle norme vigenti, rigettando l’ipotesi di aver lucrato in modo illecito attraverso la promozione dei prodotti incriminati.
La sua presenza in tribunale, avvenuta evitando il clamore mediatico grazie a un accesso secondario, ha mostrato un atteggiamento composto e determinato. Le dichiarazioni spontanee di Ferragni mirano a confermare la propria versione dei fatti, puntando a smontare i presupposti che hanno portato la Procura a formulare la richiesta di condanna.
In particolare, ha negato qualunque volontà ingannevole nei confronti dei consumatori e ha rimarcato l’assenza di profitti illeciti personali, evidenziando che le operazioni promozionali sono state condotte in modo trasparente e legittimo, senza falsificazione o omissioni rilevanti.
Le accuse contro Damato e Cannillo
Accanto a Chiara Ferragni, nel medesimo procedimento giudiziario risultano coinvolti Fabio Maria Damato e Francesco Cannillo, i quali secondo l’accusa avrebbero avuto un ruolo determinante nella vicenda legata alla promozione dei prodotti incriminati. La Procura ha chiesto una condanna a 1 anno e 8 mesi per Damato, mentre per Cannillo è stata avanzata una richiesta di pena pari a 1 anno di reclusione.
Le imputazioni nei loro confronti riguardano analoga truffa aggravata per aver, in concorso con Ferragni, contribuito a realizzare una campagna pubblicitaria giudicata ingannevole, che avrebbe portato a un profitto illecito di diverse centinaia di migliaia di euro. Entrambi, secondo l’accusa, avrebbero avuto un ruolo strategico nella progettazione e gestione delle attività promozionali dei prodotti Pink Christmas e delle uova di Pasqua, contribuendo così alla diffusione di informazioni fuorvianti.
La posizione dei due imputati è al momento in attesa di una valutazione giurisdizionale definitiva, con la prospettiva di pene che riflettono una netta responsabilità condivisa nell’ambito di un’operazione commerciale contestata sotto il profilo dell’onestà e della correttezza verso il consumatore.




