Cartelle esattoriali addio in 220 giorni con la strategia del silenzio assenso poco conosciuta

come funziona la strategia del silenzio-assenso per le cartelle esattoriali
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La strategia del silenzio-assenso rappresenta uno strumento essenziale e spesso sottovalutato per annullare cartelle esattoriali entro 220 giorni dalla notifica. Questo meccanismo si basa su un principio giuridico preciso: quando l’Agenzia delle Entrate-Riscossione riceve un’istanza di autotutela presentata dal contribuente, è obbligata a rispondere entro termini rigorosi. Se questa risposta non viene fornita entro i tempi stabiliti, il debito iscritto a ruolo viene annullato d’ufficio, liberando il contribuente dall’onere economico senza necessità di un procedimento giudiziario.
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In pratica, il cittadino interessato deve presentare una richiesta formale motivata – ad esempio per errori nell’importo o per pagamento già effettuato – che avvia una procedura amministrativa. L’Agenzia dispone di 10 giorni per inoltrare la domanda all’ente creditore competente (Comune, INPS, Regione, ecc.), il quale a sua volta ha 60 giorni per valutare e fornire una risposta.
Se l’amministrazione non risponde entro questi termini, entra in gioco il principio del silenzio-assenso: trascorsi complessivamente 220 giorni dalla presentazione dell’istanza, la cartella deve essere considerata automaticamente annullata. Questo sistema riduce drasticamente la durata delle controversie con il fisco, consentendo una risoluzione rapida e un recupero della serenità economica per il contribuente.
i tempi e le modalità per richiedere l’annullamento entro 220 giorni
Per sfruttare efficacemente la strategia del silenzio-assenso, il contribuente deve presentare un’istanza di autotutela entro i **90 giorni successivi alla notifica della cartella esattoriale**. La domanda deve essere dettagliata e contenere una motivazione valida, come l’errato calcolo dell’importo, un pagamento già effettuato o altri vizi rilevanti dell’atto. È fondamentale allegare la documentazione comprovante la propria posizione, così da facilitare la valutazione dell’istanza.
Una volta ricevuta la richiesta, **l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha 10 giorni per trasmetterla all’ente creditore** interessato, che può essere il Comune, l’INPS o qualsiasi altro ente che ha iscritto il debito a ruolo. Quest’ultimo ha poi **60 giorni per esaminare la domanda e rispondere**, accogliendola, respingendola o chiedendo chiarimenti. Il mancato riscontro entro questo termine si traduce nell’applicazione del silenzio-assenso.
In totale, dall’inoltro dell’istanza all’Agenzia, trascorrono **220 giorni entro i quali deve arrivare una risposta definitiva**: se questa non perviene, la cartella viene automaticamente cancellata. Questo meccanismo garantisce tempi certi e stringenti, evitando che le pendenze tributarie si protragano indefinitamente, e offre al contribuente un’opportunità concreta per risolvere problematiche fiscali in tempi contenuti senza dover ricorrere immediatamente al giudice.
cosa fare in caso di risposta negativa o mancata comunicazione dall’ente riscossore
In caso di risposta negativa da parte dell’ente riscossore o di mancata comunicazione entro i termini stabiliti, il contribuente dispone di ulteriori strumenti per tutelare i propri diritti. Se l’istanza di autotutela viene respinta, è possibile proporre un ricorso davanti al giudice tributario entro 60 giorni dalla notifica del diniego. Questo passaggio è fondamentale per evitare la definitiva cristallizzazione dell’addebito e per ottenere una revisione imparziale da parte dell’autorità giudiziaria.
Quando invece non si riceve alcuna comunicazione nel termine di 220 giorni, si attiva il meccanismo del silenzio-assenso, che comporta l’annullamento automatico della cartella esattoriale senza bisogno di ulteriori interventi del contribuente. Tuttavia, è consigliabile monitorare attentamente le scadenze e conservare tutta la documentazione relativa alla richiesta, in modo da poter dimostrare l’assenza di risposta o l’eventuale rigetto ingiustificato.
Nel caso di mancata risposta, il contribuente può inoltre richiedere un estratto di ruolo aggiornato per verificare la cancellazione effettiva del debito dal sistema di riscossione. Se il debito risulta ancora presente nonostante siano trascorsi i termini, è possibile sollecitare un intervento dell’Agenzia mediante un’ulteriore istanza o rivolgersi a un professionista esperto per attivare le opportune procedure legali volte a ottenere il rispetto della normativa sul silenzio-assenso.
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