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Bufala di Instagram: scopri cosa dicono tutti davvero sui social media

  • Redazione Assodigitale
  • 1 Ottobre 2024
Bufala di Instagram: scopri cosa dicono tutti davvero sui social media

L’ultima bufala di Instagram: origine e diffusione

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Il fenomeno del messaggio “Goodbye Meta AI” ha preso piede su piattaforme come Instagram e Facebook, acquirenti di una popolarità virale già a metà settembre, inizialmente negli Stati Uniti e rapidamente diffuso in Europa, inclusa l’Italia. La tendenza coinvolge utenti che condividono un testo standardizzato, spacciato per una sorta di avviso legale, che prometterebbe di salvaguardare la loro privacy. Questo messaggio, a dispetto della sua apparente serietà, basa la sua credibilità su affermazioni infondate.

Indice dei Contenuti:
  • Bufala di Instagram: scopri cosa dicono tutti davvero sui social media
  • L’ultima bufala di Instagram: origine e diffusione
  • La verità dietro il messaggio “Goodbye Meta AI
  • La verità dietro il messaggio “Goodbye Meta AI”
  • Come proteggere la privacy su Instagram
  • L’importanza della direttiva GDPR in Europa
  • Procedura per opporsi alla raccolta dei dati da parte di Meta


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Chi pubblica questa diffida sostiene che sia una misura essenziale per impedire a Meta di raccogliere dati personali. Riferiscono di aver ricevuto indicazioni da legali, promuovendo l’idea che il semplice gesto di postare questo testo possa esonerare gli utenti dal consenso implicito all’utilizzo dei propri dati e profili da parte dell’azienda. Una convinzione che trascende la logica legale. Infatti, il messaggio, che termina con l’affermazione di negare a Meta l’accesso ai propri dati, ha generato confusione tra gli utenti sulla reale efficacia di tale azione.

La proliferazione di catene di questo tipo non è una novità; spesso si fondano su interpretazioni distorte di notizie legittime. Infatti, dietro alla bufala c’è una questione reale riguardante la modifica dell’informativa sulla privacy da parte di Meta, programmata per giugno 2024. Tale riforma prevede che i contenuti pubblicati dagli utenti possano essere utilizzati, in forma anonima, nell’addestramento delle intelligenze artificiali dell’azienda. Così, l’argomento suscitato dal messaggio è divenuto oggetto di preoccupazione e malintesi.

La verità dietro il messaggio “Goodbye Meta AI

La verità dietro il messaggio “Goodbye Meta AI”


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La diffusione del messaggio “Goodbye Meta AI” è alimentata da una comprensione errata delle recenti modifiche alle politiche di privacy di Meta. L’errata percezione secondo cui la semplice condivisione di questo testo possa proteggere gli utenti è il fulcro di questa bufala. In realtà, non esiste alcuna base legale che confermi l’efficacia di tale pratica. Questo fenomeno si nutre di paure legate alla privacy, sfruttando l’ansia generale riguardo alla sicurezza dei dati personali online.

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Il messaggio afferma che pubblicare questo avviso è obbligatorio per proteggere le informazioni personali da Meta, suggerendo che, in assenza di tale pubblicazione, si possa considerare implicito il consenso all’uso dei propri dati. Tuttavia, questa convinzione è priva di fondamento. Le normative sulla privacy non funzionano in questo modo; il consenso va fornito in modo chiaro e informato, e non si può semplicemente innescare un’eccezione legislativa tramite un post sui social.

Editando la loro informativa sulla privacy, Meta ha reso nota una novità futura: a partire da giugno 2024, i contenuti degli utenti possono essere utilizzati in modo anonimo per l’addestramento dei suoi algoritmi AI. Ciò spiega perché il messaggio ha trovato così tanto riscontro; le persone, temendo che i loro contenuti possano essere utilizzati a loro insaputa, si sono lasciate trascinare dalla falsa promessa di una tutela immediata e senza conseguenze legali.

Mentre il messaggio “Goodbye Meta AI” può sembrare una forma di difesa, in realtà non si avvicina nemmeno lontanamente a garantire la privacy. È fondamentale che gli utenti comprendano quali sono i reale meccanismi di protezione dei dati e non si lascino ingannare da avvisi generici e irrealistici che circolano nei social media.

Come proteggere la privacy su Instagram

Per tutelare con efficacia la propria privacy su Instagram, è necessario intraprendere azioni consapevoli e informate, piuttosto che affidarsi a pratiche superficiali come condividere messaggi del tipo “Goodbye Meta AI”. La prima cosa da fare è esaminare attentamente le impostazioni di privacy del proprio profilo. Accedendo a Impostazioni > Privacy, gli utenti possono modificare chi può visualizzare i propri contenuti, limitando l’accesso solo ai contatti approvati o a pochi amici fidati.

Un elemento chiave è la gestione delle informazioni pubblicabili. All’interno del medesimo menu, ogni utente può decidere se condividere la propria posizione, le informazioni del profilo e se consentire la ricezione di messaggi diretti da sconosciuti. La scelta di condividere dati aggiuntivi o di attivare funzionalità come Facebook Login deve essere ponderata, poiché potrebbero esporre ulteriormente le informazioni personali a terzi.

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In aggiunta, è essenziale prendere coscienza delle applicazioni e dei servizi collegati al proprio account Instagram. Spesso, app terze parti richiedono accesso a dati personali per funzionare. Quindi, è consigliabile rimuovere qualsiasi applicazione non più utilizzata o di dubbia fiducia. Questo passaggio è cruciale, poiché le informazioni condivise con app di terzi possono venire sfruttate per scopi pubblicitari o di profilazione.

Per una protezione ottimale, è utile informarsi sulle politiche di privacy di Meta e tenersi aggiornati riguardo eventuali modifiche. Partecipare attivamente a conversazioni sui temi della privacy e seguire fonti affidabili di informazione può aiutare a rimanere consapevoli dei cambiamenti in corso, evitando trappole e disinformazione. Infine, sfruttare strumenti di privacy disponibili, come attivare l’autenticazione a due fattori, rappresenta un altro metodo efficace per proteggere il proprio profilo da accessi non autorizzati.

L’importanza della direttiva GDPR in Europa

La direttiva GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati) rappresenta un punto di riferimento fondamentale nella tutela della privacy degli utenti in Europa. Introdotta nel 2018, essa ha stabilito standard rigorosi per il trattamento dei dati personali, imponendo alle aziende, comprese quelle di social media come Meta, di gestire in modo trasparente e responsabile le informazioni degli utenti. La normativa conferisce agli utenti un insieme di diritti, tra cui il diritto di accesso, il diritto alla rettifica e, in determinate circostanze, il diritto alla cancellazione dei propri dati.

Una delle caratteristiche più rilevanti del GDPR è l’obbligo per le aziende di ottenere il consenso esplicito da parte degli utenti prima di trattare i loro dati personali. Questo implica che gli utenti devono essere informati in modo chiaro e comprensibile su come e perché i loro dati verranno utilizzati. Di conseguenza, pratiche come la diffusione di messaggi come “Goodbye Meta AI” non solo sono inefficaci, ma possono anche creare una falsa sensazione di sicurezza, distogliendo l’attenzione dai veri strumenti di protezione disponibili.

In aggiunta, il GDPR ha anche previsto la possibilità di opporsi al trattamento dei dati per scopi di marketing diretto e stabilisce requisiti severi per la notifica delle violazioni dei dati, obbligando le aziende a comunicare tempestivamente ogni incidente che possa compromettere i dati personali degli utenti. Questa vigilanza è cruciale nel contesto attuale, in cui le preoccupazioni riguardo alla privacy e alla sicurezza dei dati sono sempre più diffuse.

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Le misure previste dal GDPR consentono agli utenti di esercitare un controllo significativo sui propri dati, risultando essenziali per affrontare le pratiche di raccolta e utilizzo dei dati da parte di aziende come Meta. È pertanto di fondamentale importanza che gli utenti si informino e comprendano questi diritti e come possono agire per proteggere la propria privacy in un panorama digitale in continua evoluzione.

Procedura per opporsi alla raccolta dei dati da parte di Meta

Per opporsi in modo effettivo alla raccolta dei propri dati da parte di Meta, gli utenti devono seguire una procedura specifica all’interno delle impostazioni del proprio profilo Instagram. Nonostante il messaggio “Goodbye Meta AI” possa sembrare un modo semplice per esprimere il proprio dissenso, esso non ha alcuna valenza legale e non permette di bloccare la raccolta dei dati. Pertanto, è essenziale agire attraverso le modalità ufficiali offerte dalla piattaforma.

Per iniziare, è necessario accedere a Impostazioni dal proprio profilo Instagram. Da qui, si deve selezionare la voce Informazioni e quindi navigare verso l’opzione Informativa sulla privacy. Questa sezione racchiude una serie di dettagli importanti riguardanti la gestione dei dati personali e le politiche di utilizzo di Meta.

All’interno dell’informativa, gli utenti troveranno un link definito Opposizione. Facendo clic su questo collegamento, si viene reindirizzati a una nuova pagina dove è possibile iniziare un processo di opposizione formale. qui, sarà richiesto di compilare un questionario in cui specificare le motivazioni per cui si desidera opporsi alla raccolta dei dati. È fondamentale fornire informazioni dettagliate e compiere questa azione in modo consapevole, poiché ogni richiesta viene esaminata e trattata in conformità con le leggi sulla privacy.

È importante sottolineare che, nonostante la procedura possa apparire complessa, essa rappresenta uno strumento potente per gli utenti che intendono avere maggiore controllo sui propri dati. Il rispetto delle normative come il GDPR offre un certo grado di protezione che non può essere garantita da semplici post o messaggi virali. In definitiva, essere proactive e informati è essenziale per una gestione della privacy online più consapevole e sicura.


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