Brand Safety e Viewability: strategie per tutelare la tua reputazione digitale e garantire visibilità online
Brand safety e viewability: una definizione essenziale
La Brand Safety si riferisce alla salvaguardia della reputazione di un marchio nel contesto della pubblicità digitale. Secondo l’Internet Advertising Bureau (IAB), ciò implica l’adozione di misure e pratiche destinate a evitare che un brand venga associato a contenuti inappropriati o controversi. In sostanza, la protezione dell’immagine del marchio dipende primariamente da due fattori chiave: la viewability, che riguarda l’effettivo posizionamento di un annuncio, e il targeting, volto a garantire che il messaggio raggiunga il pubblico giusto.
È essenziale comprendere che la mera visibilità di un annuncio non è sufficiente; occorre assicurarsi che il messaggio sia erogato nel contesto appropriato. Ad esempio, un banner destinato a un pubblico di famiglie non dovrebbe mai comparire accanto a contenuti rivolti a un adulto. Gli eventi recenti hanno dimostrato come errori di posizionamento possano gravemente compromettere l’immagine di brand riconosciuti. Questo ha portato i marketer a riconoscere la Brand Safety come una priorità fondamentale per il mantenimento della fiducia dei consumatori.
In un panorama mediatico sempre più frammentato e complesso, risulta chiaro come l’attenzione sulla Brand Safety e sulla viewability sia diventata non solo una questione di reputazione, ma anche una necessità strategica per le aziende. La salvaguardia dell’identità del marchio passa attraverso una pianificazione pubblicitaria attenta e mirata, che utilizzi le giuste misurazioni per garantire un’assoluta protezione online.
Perché la brand safety è cruciale per i marketer
La Brand Safety ha assunto un’importanza sempre più rilevante nel settore del marketing digitale, influenzando direttamente la reputazione e il valore percepito di un marchio. Con l’aumento esponenziale dei contenuti generati dagli utenti e l’ampia varietà di piattaforme disponibili, i marketer devono navigare in un panorama complesso per evitare associazioni dannose. L’aspettativa dei consumatori cresce ogni giorno: non solo si aspettano che le aziende propongano messaggi rilevanti, ma anche che si distaccino attivamente da contenuti problematici.
Un esempio emblematico di questo fenomeno è rappresentato dagli “Malgorithms”, dove un annuncio per famiglie può apparire erroneamente accanto a contenuti adulti, generando un’incoerenza disarmante che può danneggiare rapidamente la percezione del marchio. Le statistiche parlano chiaro: quasi il 71% dei consumatori sarebbe meno incline a supportare un brand associato a contenuti sgradevoli, sottolineando quindi la necessità di un’azione definita per limitare tali esposizioni.
Allo stesso modo, i dati provenienti dallo studio “The State of Brand Safety” evidenziano che il 69% dei consumatori percepisce un incremento della presenza di contenuti inappropriati online. Questi trend non possono essere ignorati; i marketer sono chiamati a prendere decisioni informate non solo per preservare la reputazione del marchio, ma anche per garantire la fiducia dei consumatori. In un contesto dove le decisioni si muovono veloci e il feedback è immediato, la Brand Safety emerge come una priorità strategica imprescindibile per qualsiasi organizzazione che desideri mantenere un’immagine forte e rispettabile.
Come garantire una corretta viewability delle campagne pubblicitarie
Assicurare che un annuncio pubblicitario raggiunga effettivamente il pubblico di destinazione richiede un approccio strategico e misurabile alla viewability. In primo luogo, è fondamentale comprendere che la viewability non si limita alla semplice esposizione di un annuncio. Secondo gli standard attuali dell’IAB, un banner è considerato “viewable” quando il 50% dei suoi pixel è visibile agli utenti per almeno un secondo, e nel caso di video, per due secondi. Tuttavia, questi parametri risultano ormai obsoleti rispetto alle dinamiche moderne di consumo dei contenuti e alle aspettative dei marketer.
Un aspetto cruciale da considerare è la durata dell’esposizione. Ricerche hanno dimostrato che un coinvolgimento significativo avviene solo dopo un’esposizione prolungata, con un tempo minimo consigliato di 25-30 secondi per favorire la memorizzazione del messaggio. Pertanto, la semplice visualizzazione di un annuncio per un brevissimo intervallo di tempo non garantisce l’efficacia della campagna; anzi, potrebbero rivelarsi controproducenti tattiche come il retargeting eccessivo.
Per migliorare la viewability, è consigliato utilizzare strumenti di analisi avanzati per monitorare la performance degli annunci e adattare le strategie in tempo reale. Le piattaforme pubblicitarie moderne, come Google Ads e altre DSP, offrono funzionalità che consentono di ottimizzare la posizione degli annunci sulla base di dati storici e comportamenti registrati. Attraverso un’analisi continua e l’ottimizzazione del posizionamento, è possibile massimizzare il tasso di visualizzazione e garantire che i messaggi raggiungano realmente il pubblico desiderato, contribuendo così ad una campagna pubblicitaria più efficace e rispettosa dell’immagine del brand.
Tecnologie e strategie per proteggere il brand online
La protezione dell’immagine del brand online richiede un insieme integrato di tecnologie e strategie. Le moderne piattaforme pubblicitarie offrono strumenti sofisticati che consentono di monitorare e schermare i contenuti inappropriati, garantendo una maggiore sicurezza delle campagne. L’implementazione di tecnologie anti-frode rappresenta un passo fondamentale per evitare che gli annunci siano esposti in contesti nocivi o irregolari. Queste soluzioni operano analizzando in tempo reale i contenuti accanto ai quali gli annunci stanno per essere visualizzati, assicurando auspicabilmente una selezione rigorosa delle fonti.
Un altro elemento chiave è l’utilizzo di whitelist e blacklist. Creare e mantenere aggiornate liste di siti web e contenuti approvati o vietati è essenziale per ottimizzare la Brand Safety. La whitelist dovrebbe includere solo i siti considerati affidabili e coerenti con i valori dell’azienda, mentre la blacklist deve essere costantemente monitorata per riflettere i cambiamenti nel panorama mediatico. Strumenti di analisi come DoubleVerify e Integral Ad Science possono migliorare notevolmente l’efficacia di questo processo, fornendo dati utili per identificare posizionamenti problematici.
Inoltre, l’esplorazione di tecnologie predittive e l’analisi dei big data sono diventate prassi comuni per anticipare e mitigare i rischi reputazionali. Tali tecnologie permettono di analizzare tendenze e comportamenti online, fornendo agli inserzionisti informazioni strategiche per adattare le campagne pubblicitarie in modo tempestivo. La chiave del successo risiede nella volontà degli operatori di implementare attivamente questi strumenti, collaborando con partner tecnologici adatti e investendo nella formazione continua. Creatività e innovazione devono andare di pari passo con una solida strategia di Brand Safety, affinché i marchi possano navigare con successo in un contesto digitale sempre più interconnesso e complesso.
Creare una blacklist efficace per la pubblicità digitale
Per garantire una Brand Safety ottimale, diventa fondamentale predisporre una blacklist accurata, che consente di evitare associazioni indesiderate tra il marchio e contenuti inappropriati. La prima fase nel costruire una blacklist efficace consiste nell’identificare le minacce e i contenuti da escludere. È necessario stabilire quali tipologie di contenuti sono considerati dannosi, come violenza, razzismo, pornografia e fake news, in modo da proteggere l’immagine del brand.
Il passo successivo è l’utilizzo di strumenti di analisi e monitoraggio. Soluzioni come DoubleVerify, Integral Ad Science e Moat possono fornire dati importanti sui posizionamenti pubblicitari, aiutando a identificare tempestivamente aree problematiche e contenuti inappropriati accanto ai quali gli annunci sono esposti. In questo contesto, creare una lista di parole chiave è cruciale. Questo strumento deve includere termini legati a contenuti inadeguati, fungendo da filtro durante la pubblicazione degli annunci.
Un altro elemento essenziale riguarda la compilazione di un elenco di URL e domini da evitare. È fondamentale che questa lista venga aggiornata regolarmente per tenere il passo con l’evoluzione del panorama online. Infine, è necessario implementare la blacklist nei sistemi di gestione delle campagne pubblicitarie, come Google Ads e altre DSP (Demand-Side Platforms), per garantire l’esclusione automatica di annunci su siti non desiderati. Con un approccio metodico e proattivo, un marchio può significativamente migliorare la propria Brand Safety, mantenendo un’immagine coerente e positiva nel panorama digitale.