Bonus anziani e contratto badante: guida pratica per intestazione a familiari secondo INPS aggiornato

Il contratto di badante intestato ai familiari: cosa dice l’INPS
Il contratto di badante può essere intestato a un familiare convivente o a un soggetto terzo che agisce nell’interesse dell’anziano beneficiario del bonus, secondo quanto stabilito dall’INPS con il messaggio n. 3514 del 21 novembre 2025. Questa chiarificazione è fondamentale per quei casi in cui l’anziano non è nelle condizioni psico-fisiche di sottoscrivere personalmente il contratto di lavoro con l’assistente domiciliare. In tali situazioni, il contratto può essere formalizzato anche a nome di un parente convivente, di un affine, oppure di un amministratore di sostegno, curatore o tutore.
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È imprescindibile tuttavia che il rapporto contrattuale sia finalizzato esclusivamente all’assistenza della persona anziana. Deve risultare evidente, sia dalla stipula del contratto che dalle buste paga, che il luogo di lavoro è il domicilio dell’assistito e che le mansioni svolte sono rivolte unicamente a soddisfare i bisogni di cura e supporto dell’anziano.
Questo orientamento normativo consente di semplificare le procedure amministrative e di garantire l’accesso alla quota integrativa del bonus anziani anche nei nuclei familiari con anziani particolarmente fragili, tutelando così la continuità dell’assistenza domiciliare tramite canali formalmente corretti e tracciati.
Requisiti e condizioni per usufruire del bonus anziani
Per accedere al bonus anziani, è imprescindibile il rispetto di specifici requisiti normativi e condizioni chiare che garantiscono l’effettiva destinazione del contributo all’assistenza domiciliare della persona fragili. Innanzitutto, il beneficiario deve essere un individuo con un’età pari o superiore a 80 anni, titolare dell’indennità di accompagnamento, e con un valore ISEE non superiore a 6.000 euro annui, al fine di concentrare il sostegno su soggetti con evidenti limitazioni economiche e di autonomia personale.
La prestazione economica si compone di una quota fissa e di una quota integrativa mensile, erogata fino a un massimo di 850 euro, che deve obbligatoriamente essere impiegata nell’assunzione regolare di un lavoratore domestico o nel ricorso a servizi qualificati per l’assistenza, conformemente ai contratti collettivi del settore. Questa suddivisione mira a incentivare forme di assistenza domiciliare trasparenti, sostenendo sia le famiglie che gli operatori del comparto socio-sanitario.
Ulteriore elemento imprescindibile è la regolarità del rapporto di lavoro: il contratto deve dettagliare chiaramente che il luogo della prestazione è il domicilio dell’anziano e che le mansioni sono esclusivamente dedicate alla sua cura personale. Solo in queste condizioni, come sottolineato dall’INPS nel messaggio n. 3514/2025, è ammesso che il contratto sia intestato a un familiare convivente o a figure tutorie.
È necessario garantire la corretta documentazione del rapporto di lavoro e il rispetto degli obblighi di comunicazione trimestrale delle buste paga, elementi chiave per la legittimità dell’erogazione della quota integrativa del bonus anziani e per comprovare la destinazione effettiva delle risorse ai servizi di assistenza.
Controlli e documentazione per garantire la regolarità del rapporto di lavoro
La certezza della corretta utilizzazione del bonus anziani passa necessariamente attraverso un sistema rigoroso di controlli e una documentazione puntuale. L’INPS, per assicurare che i fondi siano destinati esclusivamente all’assistenza domiciliare dell’anziano beneficiario, verifica il rispetto delle normative sul contratto di lavoro e sugli adempimenti contributivi.
Tra gli strumenti di controllo, l’Istituto monitora direttamente gli archivi contributivi per accertare l’effettiva apertura del rapporto lavorativo e l’effettuazione regolare dei versamenti previdenziali. Inoltre, è indispensabile che i datori di lavoro inviino trimestralmente all’INPS le buste paga quietanzate, entro il 10° giorno del mese successivo al trimestre di riferimento, rispettando le scadenze di aprile, luglio, ottobre e gennaio.
Oltre all’automatismo dei controlli sui flussi contributivi, l’INPS si riserva la facoltà di effettuare ispezioni amministrative o approfondimenti per accertare che le prestazioni lavorative siano effettivamente rivolte al beneficiario del bonus e che il luogo di esecuzione coincida con il domicilio indicato nel contratto.
La documentazione richiesta, pertanto, non si limita al solo contratto di lavoro, ma deve comprendere:
- le buste paga debitamente quietanzate,
- eventuali comunicazioni obbligatorie di instaurazione o cessazione del rapporto,
- documentazione attestante il domicilio dell’anziano assistito,
- e ogni altra prova utile a dimostrare la corrispondenza del rapporto di lavoro con le finalità di cura previste dal bonus.
La rigorosità di tali controlli è imprescindibile per prevenire irregolarità o tentativi di utilizzo improprio delle risorse pubbliche e per tutelare la trasparenza e la correttezza nell’erogazione del servizio di assistenza domiciliare, garantendo il pieno rispetto delle normative vigenti.




