Bomarzo: scopri i giardini follia da non perdere in questo viaggio
Giardini folly: un viaggio attraverso la storia e l’esoterismo
In un’epoca in cui i giardini rappresentavano non solo spazi di bellezza ma anche luoghi ricchi di significato, i giardini denominati “folly” si stagliano come testimonianze di un’arte concepita per stupire e provocare. Queste meraviglie architettoniche, che evocano strutture come pagode, castelli o rovine antiche, sono espressioni di una fantasia e di un simbolismo, spesso legati alla ricerca di un significato più profondo. Secondo Antonio Rocca, storico dell’arte e curatore di un convegno a tema, “Al di là del gusto meramente formale per il bizzarro, credo che ci sia qualcosa di più profondo, di dissimulato dal gioco: un anelito al sacro”.
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Il convegno riporterà alla luce quattro giardini particolari, ognuno con la sua storia e il suo fondatore unico: il Sacro Bosco di Bomarzo, La Scarzuola, il Giardino Bortolotti e Parco Scherrer. Queste oasi di creatività raccontano non solo della passione dei loro ideatori per il verde, ma anche della loro ricerca spirituale. Rocca aggiunge che “Questi giardini sono una palestra spirituale per malinconici e nostalgici”, suggerendo che dietro le apparenti bizzarrie possiamo riscontrare percorsi di conoscenza. Da spunti di vita vissuta alle allusioni a saperi antichi, il comune denominatore è un viaggio attraverso simbolismi evocativi.
La tipologia di giardino folly, benché poco diffusa in Europa, offre visioni uniche del mondo, ponendo l’accento sul contrasto tra la natura e la mano dell’uomo. Le architetture si inseriscono in un contesto rurale e naturale, creando esperienze dirette con l’arte e la contemplazione. Questo è particolarmente vero nel Sacro Bosco di Bomarzo, noto anche come Parco dei Mostri, dove ogni scultura e ogni percorso racchiude un messaggio esoterico da decifrare.
Attraverso un’analisi di questi spazi, si può notare come ogni giardino si configuri come un viaggio iniziatico, capace di guidare il visitatore dalla selva oscura alla luce della conoscenza. Peculiarità di questo tipo di giardino sono le rovine, simbolo di un passato glorioso e di un sapere oramai dissimulato. Un mosaico di esperienze e conoscenze antiche, i giardini folly si erigono a piattaforme di riflessione, dove si intrecciano creatività, spiritualità e attualità, aprendo a nuove prospettive di interpretazione dell’esistenza e dell’arte.
Sacro bosco di Bomarzo: un’opera di arte e contemplazione
Considerato un capolavoro del 1500, il Sacro Bosco di Bomarzo è molto più di un semplice giardino; è un viaggio nell’inconscio e nel simbolismo. Creato da Vicino Orsini, un nobile dal profondo amore per le arti e la natura, quest’opera svela un percorso in cui ogni scultura e ogni monumento raccontano una storia affascinante. Il progetto, concepito e diretto dallo stesso Orsini, si distingue per la sua intenzionalità, frutto di riflessioni filosofiche e spirituali che si intrecciano con la bellezza estetica.
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La narrazione inizia con la Casa pendente, un’inquietante scultura che accoglie il visitatore in un’atmosfera di sogno e mistero. Gli elementi più iconici, come la bestia che mangia un uomo o il gigante che tiene nella mano una scultura del cavallo, non sono mere bizzarrie ma riflettono il processo di crescita personale e la lotta tra le forze che governano l’esistenza. Come sottolinea Antonio Rocca, “ ognuno di questi mostri rappresenta una fase dell’essere”, introducendo il visitatore in un cammino di introspezione e sfida.
Questo luogo affascinante è intriso di esoterismo e significati nascosti. Non si ha a che fare con un semplice parco giochi, ma con una palestra spirituale in cui la perdita di sé si trasforma in un’opportunità di rinascita. Orsini stesso ha dedicato ben vent’anni della sua vita alla realizzazione di questo ambiente, imprimendo su ogni scultura il desiderio di guidare i visitatori verso la ricerca della conoscenza e il risveglio alla luce. È un viaggio iniziatico tra il simbolico e il concreto, dal dolore verso la consapevolezza.
Questa straordinaria opera, abbandonata per secoli, ha ritrovato la sua notorietà nel Novecento, attirando l’attenzione di artisti surrealisti come Salvator Dalì, che hanno compreso e valorizzato la ricchezza culturale e spirituale racchiusa nel bosco. Passeggiando tra le sue meraviglie, il visitatore non può fare a meno di sentirsi parte di un dialogo eterno tra passato e presente, tra l’immaginario e la realtà. Ogni scultura invita a fermarsi, riflettere e, soprattutto, emozionarsi.
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Il Sacro Bosco di Bomarzo, quindi, non è solo un luogo da visitare, ma un’esperienza da vivere, un invito a esplorare sé stessi e le proprie paure per trovare la propria illuminazione personale. La magia di questo giardino svela che, anche nei luoghi più inaspettati, risiede un potere trasformativo capace di ispirare e arricchire l’anima di chiunque vi si avventuri.
La Scarzuola: un sogno architettonico tra spiritualità e creatività
Immersa in un angolo di Umbria intriso di storia e bellezza naturale, La Scarzuola rappresenta un luogo unico dove architettura e spiritualità si intrecciano in un’esperienza senza pari. Fondata attorno a un convento risalente al Trecento, questa oasi di creatività è stata trasformata dall’architetto Tomaso Buzzi, che ha dedicato decenni della sua vita a dar vita a un progetto che supera la mera espressione artistica, diventando un vero e proprio rifugio per il pensiero e la riflessione.
Dopo aver acquistato la proprietà nel 1956, Buzzi ha intrapreso un viaggio creativo ispirato dalla Hypnerotomachia Poliphili, un romanzo del XV secolo ricco di simbolismi e racconti onirici. Questo legame con la letteratura si traduce in una serie di edifici e sculture che sfidano la logica e la ragione, creando un percorso visivo e spirituale per il visitatore. “Solo nella follia del sogno, ricercando l’amore, vinciamo la battaglia contro la materia,” afferma Rocca, mettendo in luce il messaggio profondo che attraversa l’intero complesso.
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La Scarzuola è caratterizzata da una varietà di elementi che raccontano storie diverse: templi, torri, e sculture che sembrano emergere da un immaginario collettivo. Ogni angolo del giardino è concepito per invitare alla meditazione e alla contemplazione. La combinazione di stili architettonici diversi riflette l’eclettismo di Buzzi, che ha saputo fondere elementi della tradizione con visioni contemporanee, dando vita a una “città ideale”.
Scoprire La Scarzuola è un’esperienza interattiva dove ogni esplorazione porta con sé nuove scoperte. Il visitatore è incoraggiato a lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera mistica, dimenticando per un attimo il tempo e le preoccupazioni quotidiane. La narrazione architettonica di Buzzi, in continua evoluzione, invita a riflettere sulla propria esistenza e sulla ricerca del senso. “Non cercate di capire tutto, ma di affidarvi al potere evocativo dei simboli,” sottolinea Rocca, suggerendo che l’esperienza di La Scarzuola va ben oltre la visione estetica.
Ogni aspetto del giardino è ricco di rimandi, dai labirinti che richiamano l’inconscio alle torri che dominano il paesaggio circostante, offrendo una vista ineguagliabile. Ancor più, la presenza di figure simboliche come il numero sette, considerato mistico, rappresenta un invito a esplorare il sacro e il profano, il visibile e l’invisibile.
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In questo contesto, La Scarzuola non è solo un’opera architettonica, ma un viaggio personale che invita ogni visitatore a intraprendere un cammino di introspezione. E mentre le sculture raccontano storie di epoche passate, l’atmosfera contemplativa del luogo offre la possibilità di scrivere nuove narrazioni, creando un legame eterno tra l’arte, la natura e l’anima di chi vi si avventura.
Giardino Bortolotti: un percorso iniziatico tra natura e architettura
Immerso in un contesto di masi, vigneti e montagne, il Giardino Bortolotti, noto anche come Giardino dei Ciucioi, è un’esperienza che sorprende per la sua unicità e la sua profondità simbolica. Progettato dall’imprenditore eclettico Tommaso Bortolotti tra il 1830 e il 1860, questo giardino verticale terrazzato permette ai visitatori di intraprendere un autentico viaggio di crescita personale. “Si tratta di un giardino verticale terrazzato, che consente un percorso di tipo iniziatico verso una maturazione interiore,” spiega Andrea Brugnara, architetto e sindaco di Lavis, evidenziando l’intento riflessivo che caratterizza questo luogo.
La struttura del giardino si sviluppa in modo spiraleggiante, conducendo il visitatore attraverso una serie di scenari e architetture evocative. Il percorso inizia presso un corso d’acqua e si snoda fino alla sommità, dove si erge una cattedrale neogotica con un orologio privo di lancette. “Simbolicamente, l’orologio rappresenta i diversi tempi del cammino interiore di ogni individuo,” commenta Brugnara, sottolineando l’importanza di ogni tappa del viaggio compiuto nel giardino.
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Durante questa ascensione, il visitatore si imbatte in un castelletto crociato, un criptoportico, e diverse strutture architettoniche dai tratti moreschi. Ogni elemento non è solo un pezzo da ammirare, ma parte integrante di una narrazione più ampia, che invita a riflessioni sulla storia e le emozioni. L’arte di Bortolotti si manifesta anche attraverso una serra riscaldata a pavimento, un esempio di come il giardino fosse non solo un luogo di bellezze visive, ma anche un’opera ingegneristica mirata alla funzionalità e all’innovazione agraria.
Tuttavia, il Giardino Bortolotti non è esente da oscurità. Negli anni successivi alla morte di Bortolotti nel 1872, il giardino conobbe un periodo di decadenza e oblio. “Dopo la sua morte, iniziò la decadenza,” osserva Brugnara, e solo nel 2000 il Comune di Lavis ha acquistato il giardino avviando un delicato processo di restauro. La riapertura al pubblico nel 2019 ha riportato in vita questo scrigno di esperienze, rendendolo nuovamente accessibile a chi desidera intraprendere il proprio percorso di riflessione.
Una delle esperienze più suggestive si ha in tarda estate, al tramonto, quando il vento solleva nuvole di polline dai cipressi. Questo momento magico sembra trasportare il visitatore in una dimensione orientale, avvolgendolo in un’atmosfera di contemplazione e introspezione. La bellezza estetica e il profondo significato simbolico del Giardino Bortolotti lo rendono non solo un luogo da esplorare, ma un’autentica palestra per l’anima, dove l’arte e la natura si intrecciano per proporre un cammino di conoscenza.
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Parco Scherrer: l’incontro tra culture e simboli nel Canton Ticino
Affacciato sul lago di Lugano, il Parco Scherrer rappresenta un vero e proprio viaggio attraverso culture e simboli, frutto dell’estro creativo di Arturo Scherrer. Tra il 1930 e il 1956, questo commerciante tessile di origini svizzere ha dedicato la propria vita alla creazione di un giardino botanico che si propone come un microcosmo di bellezze naturali e architettoniche. La sua passione per le diverse culture del mondo trova un espressione sublime in questo luogo, dove piante esotiche e architetture evocative si fondono in un’unica esperienza sensoriale.
Quando Scherrer acquistò i terreni, iniziò un ambizioso progetto, combinando stili rinascimentali e barocchi con un assortimento di manufatti, dalle riproduzioni in scala dell’Eretteo e della Palazzina indiana, ai templi dedicati a Nefertiti e al Sole. Il Parco si configura così come un’arena di dialogo tra diverse epoche e culture. La scelta di inserire una varietà di elementi architettonici è il risultato di una ricerca accesa dai suoi viaggi e studi sull’Orientalismo. Il giardino è altresì un invito alla meditazione, in cui la presenza dei cobra, simboli di rinascita, accentua ulteriormente il messaggio di trascendenza.
Dalla Palazzina indiana, ornata da quattro eleganti elefanti, al Tempio del Sole, che offre una vista panoramica spettacolare sul lago, gli spazi di Scherrer sono stati concepiti per suscitare meraviglia e riflessione. Caterina Hörtig, architetto e capodicastero Cultura al Municipio di Morcote, sottolinea l’importanza di esplorare il significato intrinseco di ogni elemento: «Arturo Scherrer non ha lasciato alcun testo esplicativo sul giardino, però ci sono molti indizi che ci inducono a ipotizzare un percorso spirituale». Ogni visitatore è dunque invitato a interpretare gli spazi secondo il proprio bagaglio culturale e le proprie esperienze personali.
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Quando ci si immerge nel Parco Scherrer, si è avvolti da una sinfonia di colori e profumi, una combinazione di oleandri, ortensie, palme e bambù, che creano un’ambientazione da sogno. Gli elementi botanici si mescolano sapientemente ai manufatti architettonici, consentendo ai visitatori di rivivere mitologie e storie antiche attraverso l’arte e la natura. L’ambiente scenico è un invito a fermarsi e lasciarsi permeare dalla magia che permea ogni angolo del parco.
Il giardino è accessibile al pubblico dal 1973 e continua a rappresentare non solo un’importante attrazione turistica, ma anche un richiamo spirituale, un luogo dove le culture si intersecano e dove la bellezza riesce a commuovere e a far riflettere. In questo luogo, l’importanza del viaggio personale e dell’approfondimento culturale trova una sua espressione originale, invitando ogni visitatore a condividere i propri pensieri e sentimenti, rendendo il Parco Scherrer un simbolo di connessione e armonia tra l’uomo, la natura e il divino.
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