Biotecnologie cinesi puntano sulla collaborazione svizzera per superare lo stallo con gli Stati Uniti

Collaborazione tra biotecnologie cinesi e svizzere in crescita
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Il settore biotech svizzero sta assistendo a un incremento significativo delle collaborazioni con aziende cinesi, spinte da un clima di incertezza crescente nel mercato statunitense. L’instabilità dei finanziamenti e la volatilità dei mercati americani stanno portando le biotech cinesi a proporsi come partner stabili e affidabili per le imprese svizzere, che da tempo dipendono da collaborazioni internazionali per la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci. L’edizione 2025 del Swiss Biotech Day, tenutasi a Basilea con oltre 3.000 partecipanti, ha visto una presenza record di rappresentanti cinesi, tra cui nomi di rilievo come WuXi Group e XtaiPi, segnalando un crescente interesse nella cooperazione con l’Europa. Questo mutamento riflette una strategia cinese rivolta a consolidare rapporti di lungo termine con la Svizzera e il Vecchio Continente, in un momento in cui le tensioni geopolitiche stanno ridisegnando le dinamiche globali della ricerca farmacologica.
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Michael Altorfer, CEO della Swiss Biotech Association, ha sottolineato come “il settore privato biotech è orientato a sviluppare prodotti in un arco temporale di 10-15 anni, mentre l’attuale instabilità geopolitica sembra dettare un orizzonte di breve termine.” In questo contesto, la Cina emerge come un interlocutore strategico, con una presenza in crescita anche nelle sessioni dedicate all’innovazione durante gli eventi biotecnici svizzeri, a dimostrazione della sua volontà di instaurare relazioni basate sulla fiducia reciproca e sulla cooperazione scientifica.
L’allargamento della partecipazione cinese rispecchia inoltre le trasformazioni nel modello di sviluppo tecnologico del paese, che ormai non si limita più a un semplice ruolo di “fast follower”, ma investe significativamente in ricerca originale e in un’ampia gamma di terapie all’avanguardia, dalla biofarmaceutica all’intelligenza artificiale applicata alla scoperta dei farmaci.
Vantaggi strategici e innovazione cinese nel settore biotech
La crescita della presenza cinese nel panorama biotech europeo si fonda su vantaggi strategici concreti, tra cui un mercato interno vasto e una rete capillare per la conduzione di studi clinici. La Cina è oggi il principale sviluppatore mondiale di classi di farmaci avanzati, come gli anticorpi coniugati, e sta emergendo come protagonista nelle terapie cellulari e geniche, settori in rapido sviluppo che richiedono ingenti investimenti e competenze altamente specializzate.
“Le aziende cinesi non si limitano più a imitare,” spiega Stella Gu, rappresentante di Tigermed a Zug con esperienza globale nelle sperimentazioni cliniche. Il Paese investe massicciamente in intelligenza artificiale per accelerare il processo di scoperta e sviluppo dei farmaci, dimostrando capacità di innovazione autonoma e crescente competitività rispetto ai tradizionali hub globali.
Le collaborazioni tra gruppi svizzeri e cinesi risultano inoltre attraenti per gli investitori, soprattutto in un momento di incertezza finanziaria internazionale. Tigen, azienda di Losanna, ha recentemente intensificato il dialogo con partner cinesi per terapie cellulari di nuova generazione, grazie alla rapidità con cui i progetti possono essere portati a studi clinici in Cina. Questo sistema consente un accesso più agevole a mercati vasti e in espansione, oltre a garantire un risparmio economico rispetto ai costi tradizionali dei trial nelle regioni occidentali.
Questi elementi posizionano la Cina non solo come semplice luogo di sperimentazione, ma come piattaforma strategica per lo sviluppo integrato di farmaci innovativi, supportando un cambio di paradigma nella collaborazione internazionale che sta progressivamente spostando l’asse della ricerca biotech verso l’Asia.
Sfide normative e di fiducia nelle partnership sino-europee
Nonostante le opportunità offerte, le collaborazioni tra biotech svizzeri e cinesi si confrontano con ostacoli significativi legati a fiducia e normative. Il consolidamento di rapporti di lavoro duraturi richiede tempo, soprattutto per superare le differenze culturali e operative evidenziate da alcune aziende svizzere. Emmanuel Savioz, CEO di Tigen, evidenzia come la costruzione della fiducia con partner cinesi sia più lenta rispetto a quella con colleghi europei, un elemento chiave in un settore in cui sicurezza e affidabilità sono imprescindibili.
Dal punto di vista regolatorio, permangono dubbi sull’accettazione da parte delle autorità europee e statunitensi dei dati clinici prodotti in Cina, un tema cruciale per il successo commerciale dei farmaci sviluppati congiuntamente. A ciò si aggiunge l’incertezza generata dall’ipotesi di approvazione del BIOSECURE Act negli USA, una proposta di legge che potrebbe limitare il finanziamento federale e l’acquisto di prodotti biotech da società cinesi, configurando un ulteriore elemento destabilizzante per le partnership transnazionali.
Le questioni relative alla protezione dei dati rappresentano un ulteriore motivo di cautela. La legge cinese sulla cybersecurity consente infatti alle autorità di accedere, utilizzare e modificare dati di ricerca senza il consenso degli interessati, provocando preoccupazioni in ambito scientifico e portando enti come il Swiss National Science Foundation (SNSF) a sospendere bandi di ricerca congiunta previsti con la Cina.
Come sottolineato da Laure Ognois, responsabile della collaborazione internazionale presso SNSF, la necessità di tutelare la proprietà intellettuale e la sicurezza nazionale pesa quanto l’interesse a mantenere rapporti di collaborazione con un partner fondamentale. In un contesto di crescenti tensioni commerciali e tecnologiche tra Stati Uniti e Cina, la posizione neutrale della Svizzera assume un ruolo cruciale, fungendo da ponte e piattaforma per concertare scambi equi e protetti tra le due grandi economie.
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