Chi è Benedetta Colombo e Artefacile?
**Artefacile** non è un cognome – anche se in diverse occasioni qualcuno lo ha creduto – ma è la missione che questa 24enne, residente a Inveruno, vicino Milano, si è data con il proprio mestiere. Su Instagram e in generale sui social racconta dettagli, curiosità e aneddoti riguardanti quadri, pittori e correnti artistiche. Benedetta Colombo, in arte **Benedetta Artefacile**, è una giovane operatrice culturale che ha dedicato la sua vita alla divulgazione dell’arte. Il suo percorso è iniziato durante gli studi universitari in Beni Culturali presso l’Università Statale di Milano, dove si è specializzata nell’estetica dell’arte contemporanea. Dopo aver capito, in un periodo di studio durante la pandemia, che doveva raccontare l’arte in modo più accessibile, Benedetta ha iniziato la sua avventura come content creator nel 2021.
«C’è questa leggenda secondo cui in Italia avremmo la maggior parte del patrimonio artistico mondiale, ma è una bufala. In genere non mi piace quando arte e cultura vengono intese come se fossero il petrolio dell’Italia. Ricordo che in molti le hanno definite così. Mi fa imbestialire». Per Benedetta, il petrolio è una merce che si vende, e afferma che dobbiamo smettere di trattare la cultura come un prodotto da dare in pasto ai turisti. La posizione di Artefacile si fonda sull’importanza di valorizzare l’arte come parte integrante della società, non come semplice attrazione turistica.
La sua passione per l’arte e il desiderio di condividerla con il pubblico la rendono una voce significativa nel panorama della divulgazione culturale. L’obiettivo di Benedetta è quello di rendere l’arte accessibile e comprensibile per tutti, utilizzando i nuovi media per connettere un pubblico più vasto alla bellezza e alla profondità delle opere artistiche.
La passione per l’arte fin dall’infanzia
Benedetta Colombo ha sviluppato la sua passione per l’arte fin da piccola, grazie ai suoi genitori che la portavano regolarmente nei musei. «A loro piaceva, ma portandoci due bimbe, molto piccole, dovevano trovare un modo per intrattenerle e tenerci buone». Questo approccio ha dato vita a ricordi indelebili per Benedetta, che ricorda con affetto le cacce al tesoro e le risate davanti ai quadri. «Ho tatuata in mente l’iconografia di San Rocco, che mostra gli effetti della peste sul corpo. I miei mi facevano credere che la persona dipinta si stesse lamentando di una botta. Da lì viene il mio approccio ai musei e all’arte». Durante l’intervista, emerge anche il pensiero di Benedetta riguardo i luoghi che conservano cultura e sapere, sottolineando come queste esperienze infantili abbiano influenzato il suo modo di percepire l’arte e la sua importanza nella vita quotidiana.
Il suo amore per l’arte è un elemento chiave nella sua carriera; non si limita solo a comprendere ma desidera trasmettere questa passione ad altri. «L’arte non era molto raccontata sui social da un punto di vista divulgativo. Mi reputo ancora oggi una seguace di Philippe Daverio», afferma Benedetta, evidenziando l’importanza di una comunicazione accessibile e coinvolgente. Questa connessione personale con l’arte ha fornito le basi per il suo impegno attuale e il suo desiderio di rendere l’arte un argomento di conversazione comune, contribuendo così a un’importante missione culturale.
La divulgazione dell’arte sui social
La divulgazione – di qualsiasi materia o nicchia – è un’attività che viaggia spedita sui social. Benedetta Colombo ha colto questa opportunità, facendo dell’arte il suo campo di battaglia. «Quando ho iniziato, mi sono resa conto che l’arte non era raccontata in modo accessibile sui social», spiega. Così, ha deciso di colmare questo vuoto, trasformando la sua intuizione in un progetto concreto. La sua apparente semplicità nelle spiegazioni non è affatto superficiale, ma riflette un’approfondita comprensione della materia.
Benedetta utilizza Instagram e altre piattaforme per condividere la sua visione, creando contenuni coinvolgenti che attraggono un pubblico variegato. «L’arte è per tutti, ma non sempre è accessibile», continua. Con uno sguardo attento ai dettagli e una narrazione avvincente, riesce a coinvolgere anche coloro che si sentono lontani dal mondo dell’arte. La sua strategia include il racconto di aneddoti storici e curiosità sui quadri, avvicinando così le persone a opere che altrimenti potrebbero passare inosservate.
Il suo approccio si distingue per la capacità di ricreare il contesto storico e sociale delle opere d’arte, stimolando un dialogo che va oltre il mero apprezzamento estetico. Benedetta sottolinea l’importanza di rendere l’arte un argomento di conversazione, superando le barriere che spesso la circondano. In un’epoca in cui il contenuto visivo la fa da padrone nei social media, il suo metodo di divulgazione dimostra che anche un semplice post può educare e informare, rendendo la cultura accessibile a tutti.
Questa missione di *Artefacile* non è solo un lavoro, ma una passione. Attraverso le sue attività, Benedetta vuole ispirare e invitare gli utenti a esplorare il mondo dell’arte, rendendolo una parte integrante della loro vita quotidiana. «Voglio che l’arte non sia percepita come un’eccezione, ma come una normalità», conclude, riprendendo il suo impegno in questo fondamentale progetto di divulgazione culturale.
Smartphone e musei: un nuovo modo di fruire l’arte
La presenza degli smartphone nei musei è un fenomeno in crescita che ha suscitato opinioni contrastanti. Benedetta Artefacile, nel suo approccio all’arte, analizza questo aspetto con uno sguardo aperto e critico. **«Se è vero che l’arte è di tutti e patrimonio collettivo, è anche vero che non sempre è accessibile».** Molti musei, infatti, possono risultare intimidatori per il visitatore medio, che spesso si sente perso in un mare di informazioni e opere senza un filo conduttore.
Per Benedetta, l’accessibilità non può essere solo un obiettivo dichiarato, ma deve tradursi in azioni concrete. **«Basterebbe mettere display fatti bene e che spiegano le opere»**, suggerisce, mettendo in evidenza come questo semplice miglioramento potrebbe facilitare la comprensione da parte di tutti. Spesso visitatori, se privi di un’adeguata preparazione, si ritrovano a scattare selfie accanto ai grandi capolavori senza aver realmente compreso il valore di ciò che stanno vedendo. **«O entri e sai cosa stai andando a vedere oppure arrivi e ti fai il selfie di fianco al quadro»**, aggiunge, evidenziando l’importanza di un contesto informativo.
A proposito degli smartphone, Benedetta ha una visione che si discosta dal dibattito colpevolista. **«Ma è l’unico modo per reinterpretare la realtà con gli strumenti che si hanno. È un concetto un po’ filosofico»**, spiega. Il selfie diventa una forma di coinvolgimento personale, un modo per affermare la propria esperienza con l’arte, anche se talvolta superficiale. Questo riflette un’esigenza di connessione che, al di là dell’apparente distrazione, può rappresentare un primo passo verso una più profonda interazione con le opere.
Il dibattito sugli smartphone nei musei è una questione più profonda riguardante come desideriamo interagire con l’arte. Benedetta invita a una riflessione collettiva su come l’arte possa essere vissuta nella contemporaneità, considerando le nuove generazioni e le loro modalità di fruizione culturale. **«In fondo, il museo dovrebbe essere un luogo di scoperta, non una cattedra di giudizio»**, conclude, portando alla luce un tema cruciale per il futuro della cultura visiva.
L’impatto dell’AI sull’arte e il futuro della creatività
La tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale, sta rapidamente trasformando il panorama dell’arte contemporanea, suscitando dibattiti e preoccupazioni tra artisti e appassionati. Benedetta Artefacile commenta questo fenomeno con un approccio pragmatista. **«Credo che ai fini dell’arte diventerà uno strumento»**, afferma, suggerendo che, proprio come la fotografia un secolo fa, l’AI potrebbe rivelarsi una nuova forma di espressione e creatività.
Numerosi artisti, tuttavia, esprimono timori riguardo alla violazione del diritto d’autore. **«Gli algoritmi vengono spesso allenati su prodotti dell’ingegno senza alcuna autorizzazione»**, spiega Benedetta, sottolineando la necessità di trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e rispetto per la creatività individuale. La preoccupazione principale è che l’AI possa ridurre il valore dell’arte, rendendola un prodotto riproducibile piuttosto che un’esperienza unica e personale.
Nonostante queste preoccupazioni, Benedetta invita a riflettere sulla natura conviviale dell’arte. **«Quando è stata inventata la macchina fotografica a fine Ottocento, si pensava che avrebbe rubato lavoro»**, ricorda, evidenziando che, invece, la fotografia è stata successivamente riconosciuta come una forma d’arte. Questo esempio storico serve a mettere in evidenza come le nuove tecnologie, pur generando iniziali resistenze, possano infine portare a forme d’arte innovative e all’emergere di nuove prospettive creative.
In questo contesto, ella suggerisce che l’intelligenza artificiale potrebbe anche fungere da catalizzatore per riflessioni sociali e civili. **«L’arte è civile, è sociale. È uno strumento che noi possiamo usare per cambiare la realtà»**, afferma, evidenziando come l’arte possa stimolare il dialogo e promuovere consapevolezza su temi importanti. Ciò implica che anche l’AI, se utilizzata in modo consapevole, può potenziare l’espressione artistica, anziché diminuirla.
Rimanendo ottimista sul futuro della creatività, Benedetta invita a una visione aperta e inclusiva, dove l’arte e la tecnologia non siano in conflitto, ma si integrino per arricchire l’esperienza umana. **«Chissà che non succeda lo stesso pure con l’AI in ambito creativo»**, conclude, lasciando la porta aperta a future esplorazioni artistiche che potranno emergere dalla sinergia tra tradizione e innovazione.