Azimut suggerisce di investire nell’economia reale
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Nuove opportunità in un mondo che cambia
-di Letizia Dehò- Gli italiani sono bravi risparmiatori, ma lo sono altrettanto come investitori? La risposta è no, stando all’analisi di Ruggero Bertelli, Professore di tecnica bancaria all’università di Siena: “I soldi degli italiani non lavorano, cioè non fruttano come dovrebbero. Il motivo: bisogna investirli nel modo giusto”.
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Operazione d’investimento
Una classica operazione d’investimento è efficace se promette rimborso del capitale e soddisfacente rendimento. Protezione e crescita sono, dunque, le due parole chiave per gli investitori. E queste sono condizionate, soprattutto, dal mercato in cui si sceglie di investire, che diventa il terzo elemento a cui prestare attenzione. Infatti investire nel mercato finanziario piuttosto che nell’economia reale fa un’enorme differenza in termini di rischio, ritorno economico, …
Economia reale
Di cosa si tratta e perché conviene investirvi? L’economia reale è l’ambito della vita economica direttamente collegata alla produzione e alla distribuzione di beni e servizi. Vi fanno parte proprietà come le fabbriche, i terreni, gli immobili, le merci, la produzione, gli impianti, il retail. Questo mondo si oppone a quello finanziario con soluzioni accessibili sui mercati quotati come le borse di valori di Milano, New York, Londra: alcuni esempi sono le obbligazioni, le azioni, mutui, finanziamenti, futures,…
L’economia reale è un settore dominato soprattutto da piccole e medie imprese, non quotate in Borsa, che cercano investimenti da un mercato privato, costituito tendenzialmente da fondi di investimento dei risparmiatori, private equity oppure private debt.
I vantaggi
Investire in economia reale è un vantaggio su due fronti. Da un lato gli imprenditori accedono a forme di finanziamento alternative al tradizionale canale bancario sempre più frenato, dall’altro i risparmiatori possono diversificare il rischio che vorrebbero correre. Ma tutto ciò nasce da un divario tra produttività delle aziende e i salari dei dipendenti. In realtà queste due variabili sono aumentate di pari passo fino agli inizi degli anni ’80, cioè fino a quando le aziende necessitavano di figure specializzate e dunque erano disposte a pagarle di più. Negli anni ’80 qualcosa cambia: entrano nelle aziende i computer che diversificano l’andamento dei due fattori. A questo punto Azimut, azienda leader nel settore propone una soluzione per far fronte alla situazione.
Azimut Libera Impresa
Barriere
Fino a qui sembra tutto svilupparsi secondo il buon senso, poi all’atto pratico intervengono alcuni elementi di contrasto. Innanzitutto c’è un’asimmetria informativa che rende difficile selezionare le aziende che creano valore, poi fino ad ora il taglio minimo richiesto dell’investimento era pari a 500.000 euro. Ma Azimut è riuscita a superare queste due difficoltà affidando ad un team di grandi professionisti interni ad Azimut la selezione delle aziende con valore in crescita e dialogare con Banca d’Italia per far ridurre il taglio minimo d’investimento a 25.000 euro. E in futuro l‘importo minimo potrebbe essere ancora ridimensionato.
Letizia Dehò
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