Avvocato Alberto Stasi anticipa nuove rivelazioni a giugno su indagini casa Poggi e tracce di Sempio

Impronta di Andrea Sempio e nuove ipotesi investigative
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Le recenti indagini sul delitto di Garlasco si arricchiscono di nuovi e controversi elementi relativi all’impronta attribuita ad Andrea Sempio, rinvenuta vicino al luogo del ritrovamento del corpo di Chiara Poggi. Secondo il legale di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, questa traccia rappresenta un punto chiave e, al contempo, un nodo cruciale per lo sviluppo dell’inchiesta, evidenziando la possibilità di futuri sviluppi rilevanti già nel prossimo giugno.
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Il contesto investigativo – spiega De Rensis – è fortemente influenzato dall’autorevolezza della perizia firmata anche dal colonnello Iuliano, a capo della sezione impronte del RIS di Roma, facendo quindi emergere un tema centrale sulla valutazione critica e coerente della validità delle analisi forensi effettuate nel corso degli anni. L’avvocato sottolinea la necessità di applicare lo stesso metro di giudizio ai risultati nuovi e a quelli storici, mettendo in discussione alcune omissioni rilevate nelle prime indagini condotte a Vigevano.
Inoltre, si sollevano ipotesi investigative che si discostano dalla semplice presenza materiale di Sempio: la posizione e l’orientamento dell’impronta sul muro sembrano, secondo la difesa, incompatibili con un movimento naturale tipico di una persona della sua età e corporatura, aprendo così un fronte di riflessione più ampio. Si prospetta infatti che, anche qualora Sempio fosse stato frequentemente presente nell’abitazione dei Poggi, la quasi esclusività delle sue tracce biologiche e materialmente visibili interpone un interrogativo profondo sulla dinamica del reato e sull’identificazione del responsabile.
Questi elementi, combinati con le dichiarazioni del legale, indirizzano verso una possibile revisione critica e analitica degli aspetti legati all’impronta e alle evidenze raccolte in casa Poggi, con un potenziale impatto significativo sulla ricostruzione dei fatti e sulle responsabilità imputate.
Presenza di tracce e contraddizioni in casa Poggi
La presenza di tracce riconducibili ad Andrea Sempio all’interno dell’abitazione della famiglia Poggi solleva più di un interrogativo agli occhi della difesa di Alberto Stasi. L’avvocato De Rensis pone l’accento su un dato apparentemente paradossale: sebbene Sempio potesse frequentare la casa con una certa continuità, è singolare che gli unici riscontri biologici chiaramente attribuibili a lui siano proprio quelli trovati in punti estremamente circoscritti e ‘anomali’, come le dita della vittima e l’impronta sul muro nelle immediate vicinanze del corpo. Questa concentrazione di tracce, secondo la difesa, appare illogica e pone dubbi sulle modalità con cui tali evidenze si siano depositate.
Dal punto di vista tecnico, la collocazione di queste tracce sembra incompatibile con un movimento spontaneo o naturale di un soggetto come Sempio. L’impronta presenta caratteristiche tali da far escludere una normale azione di salita o discesa, come si potrebbe immaginare durante una visita ordinaria in casa Poggi. Questa valutazione apre la strada a ipotesi alternative in cui tali tracce non sarebbero state lasciate nel contesto immediatamente collegato all’evento criminoso, ma magari in momenti precedenti o in circostanze diverse, confondendo così il quadro probatorio.
Altro fattore di rilievo segnalato dalla difesa riguarda la disparità tra la quantità di tracce di Sempio e la scarsità o assenza di altre evidenze biologiche di terzi nell’abitazione, nonostante questa fosse accessibile e frequentata da un numero più ampio di persone. Questa anomalia rafforza l’ipotesi che la dialettica probatoria attuale necessiti di un riesame approfondito delle modalità di raccolta, conservazione e interpretazione delle prove. L’insistenza su questi aspetti emergenti evidenzia, nelle parole di De Rensis, la necessità di un aggiustamento di rotta nell’indagine per evitare letture errate o fuorvianti della scena del crimine.
Dibattito tra difesa e periti sui risultati delle analisi forensic
Il confronto tra la difesa di Alberto Stasi e i periti incaricati delle analisi forensi si configura come un nodo cruciale e raccolto attorno all’interpretazione delle evidenze emerse. La consulenza tecnica firmata da autorevoli rappresentanti del RIS, inclusi il comandante della sezione di Roma e un esperto dattiloscopico di fama, viene da De Rensis riconosciuta come affidabile ma contestata nella sua completa corrispondenza con la verità processuale.
La difesa evidenzia come, nonostante la firma prestigiosa, alcune valutazioni potrebbero essere riviste alla luce di elementi che sinora non sono stati adeguatamente integrati o interpretati nelle indagini storiche condotte nel 2007.
Il legale sottolinea inoltre l’assenza di una datazione certa dell’impronta attribuita a Andrea Sempio, circostanza che introduce una variabile di incertezza fondamentale. L’ex comandante dei RIS, generale Garofano, dall’altro lato solleva dubbi sulla consolidata compatibilità dell’impronta e sulla effettiva correlazione temporale con il delitto, amplificando così la complessità interpretativa.
Un elemento aggiuntivo di approfondimento riguarda la definizione di “impronte non insanguinate” nel contesto della scena del crimine, aspetto che entra nel vivo del dibattito tecnico tra periti e difesa, perché può indicare che le tracce rilevate abbiano origine in momenti diversi rispetto all’omicidio.
La posizione della difesa è dunque improntata a una critica metodologica sulle conclusioni finora proposte dagli esperti, ritenute parziali e potenzialmente condizionanti un errore giudiziario. De Rensis auspica pertanto un riesame più approfondito e un’analisi comparativa che consideri tutte le possibili variabili, per evitare che un dato tecnico venga interpretato in modo univoco e ingannevole.
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