Aumento del 45,6% dello spreco alimentare in Italia nel 2024
Numeri dello spreco alimentare in Italia
Gli italiani prestano molta attenzione alla qualità e alla preparazione dei pasti; infatti, il rapporto con il cibo è profondamente radicato nella cultura e nella tradizione. L’alimentazione non è solo e semplice nutrizione, ma anche un momento di piacere e convivialità. Riguardo ciò, il 44% degli italiani dedica abbastanza attenzione alla preparazione degli alimenti e il 42% la considera una vera e propria passione.
Il 61% della popolazione butta gli avanzi di cibo cotto meno di una volta alla settimana, il 59% degli intervistati consuma cibo prossimo alla scadenza e il 55% congela il cibo per prolungarne la durata. Il rapporto evidenzia altresì che gli italiani hanno una forte tendenza di pianificazione; infatti, il 43% fa regolarmente la lista della spesa. Ciononostante, i numeri sul food waste individuale sono aumentati rispetto al 2023, passando da 469,4 grammi a 683,3 grammi alla settimana, con un incremento del 45,6%. Le cause principali sono da attribuire alla mala gestione del cibo che si compra. Di fatto, solo il 23% degli intervistati pianifica i pasti della settimana, mentre il 37% dimentica il cibo fino al deterioramento. Il 29%, invece, si affida a ricette creative per non sprecare gli avanzi e l’11% dona il cibo cucinato in eccesso.
Quali sono le regioni che sprecano più cibo in Italia? Il Nord butta 534,1 grammi di cibo (-11% del valore medio nazionale), il Centro 744,0 grammi (+9%) e il Sud 747,5 grammi (+9%).
Perché lo spreco alimentare aumenta
Lo scopo principale di Waste Watcher è quello di generare una conoscenza del problema e adottare pratiche preventive, oltre a comprendere le dinamiche sociale ed economiche e gli stili di vita dietro lo spreco alimentare. Dal monitoraggio è emerso che la maggior parte della popolazione ha incertezza sul futuro, scarsa fiducia della situazione economica dell’Italia e si aspetta un ulteriore aumento dei prezzi.
L’aumento dello spreco alimentare è causato principalmente dalla mancanza di organizzazione e pianificazione. Questo è evidente quando si osserva che solo il 23% degli intervistati pianifica i pasti settimanali. La mancanza di organizzazione porta a dimenticare il cibo fino al deterioramento, una condizione che colpisce il 37% degli intervistati. Inoltre, l’abitudine a comprare più cibo del necessario si traduce in un aumento dello spreco. Il Rapporto rivela che il 29% si affida a ricette creative per utilizzare gli avanzi, ma solo l’11% dona il cibo cucinato in eccesso, evidenziando una potenziale opportunità di miglioramento nella gestione delle eccedenze alimentari.
Le pressioni economiche, come l’aumento generale dei prezzi alimentari, possono aver contribuito all’incertezza nelle scelte di acquisto delle famiglie. La crisi economica spinge le persone a comprare in modo più impulsivo, contribuendo così a una maggiore quantità di cibo sprecato. Una serie di fattori culturali e psicologici, unita alla difficoltà di spendere con parsimonia in un contesto di incertezze, continua a influenzare negativamente il comportamento degli italiani nei confronti del cibo.
È evidente che per affrontare questa problematica è necessario un cambio di mentalità che possa facilitare una pianificazione più efficiente e consapevole nel quotidiano, affinché sia possibile ridurre l’ampiezza dello spreco alimentare in Italia.
Limitare lo spreco di cibo
Esistono alcune soluzioni pratiche per limitare lo spreco alimentare. Per prima cosa è bene consumare gli alimenti che hanno una scadenza ravvicinata, preferire i prodotti freschi e a chilometro zero (hanno una durata maggiore), utilizzare gli avanzi per creare nuove ricette, comprare solo ciò che realmente serve e non acquistare confezioni formato famiglia.
Secondo le indagini, il 79% degli intervistati è disposto ad acquistare alimenti vicini alla scadenza. Il 55% dichiara di saper valutare fin quando si possono ancora consumare i cibi, mentre il 24% li acquista perché spesso scontati. Tuttavia, il 21% non acquisterebbe questa tipologia di alimenti, in quanto l’11% non comprende fin quando possono essere ancora consumati e il 10% pensa che non siano adatti al consumo.
Nel complesso c’è una solida conoscenza delle corrette modalità di conservazione del cibo sia prima dell’apertura delle confezioni, sia dopo. Per qualsiasi dubbio, è sempre possibile consultare l’etichetta presente sulla confezione di ogni singolo prodotto. Questo è fondamentale per garantire che gli alimenti vengano consumati in modo sicuro e tempestivo.
Ridurre lo spreco alimentare è di fondamentale importanza per affrontare la crisi ambientale e combattere le disuguaglianze sociali. Ogni alimento che viene sprecato è un fallimento nel garantire un equo accesso al cibo per tutti, come ha ricordato l’ex Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon: “Ogni giorno sprechiamo cibo, mentre milioni di persone soffrono la fame. Ridurre lo spreco è una responsabilità morale e ambientale.”
Proprio per questo motivo, bisogna adottare pratiche più consapevoli e sostenibili. Ogni piccolo cambiamento nei comportamenti quotidiani può avere un grande impatto sull’intero sistema alimentare e sulla salute del pianeta. I cittadini dovrebbero essere motivati a intraprendere azioni concrete per limitare gli sprechi alimentari, diventando parte attiva di questa sfida contro il food waste.
Conseguenze ambientali ed economiche del food waste
Lo spreco alimentare ha impatti significativi sia sul piano ambientale che su quello economico, influenzando il modo in cui le risorse naturali vengono utilizzate e gestite. A livello globale, la produzione e la perdita di cibo contribuiscono alla degradazione del suolo, con conseguente perdita di fertilità. Si stima che l’8-10% delle emissioni globali di gas serra provenga proprio dallo spreco alimentare, rivelando un legame diretto tra scelte alimentari e cambiamenti climatici.
I costi economici associate allo spreco alimentare sono altrettanto significativi. Ogni anno, miliardi di euro vengono spesi per produrre cibo che non viene mai consumato. Questa perdita non solo rappresenta uno spreco di risorse finanziarie ma si traduce anche in uno sfruttamento eccessivo delle risorse idriche, energetiche e terrene, aumentando l’impatto ambientale complessivo della produzione agricola.
L’ingiustizia sociale emerge come un’altra conseguenza tangibile dello spreco alimentare: mentre una parte significativa della popolazione attraversa periodi di insicurezza alimentare, una quantità straordinaria di cibo viene scartata. Questo fenomeno rappresenta non solo una crisi etica, ma evidenzia anche disuguaglianze profonde nelle società contemporanee. La disponibilità di cibo potrebbe essere potenziata attraverso una gestione più efficiente delle risorse alimentari, contribuendo a mitigare la fame a livello globale.
In Italia, questi problemi si riflettono in dati allarmanti: la crescita del 45,6% nell’anno 2024 sottolinea l’urgenza di affrontare minuziosamente queste problematiche. Le azioni per ridurre il food waste non devono essere considerate solo una necessità ambientale, ma un imperativo economico e sociale per il Paese, per garantire un futuro più sostenibile e giusto per tutti.
Soluzioni pratiche e comportamenti sostenibili
Esistono diverse strategie per limitare lo spreco alimentare che possono essere facilmente integrate nella vita quotidiana. Innanzitutto, è fondamentale consumare gli alimenti che hanno una scadenza ravvicinata, per garantire che nulla vada sprecato. La preferenza per i prodotti freschi e a chilometro zero è un’altra buona pratica, in quanto questi alimenti tendono ad avere una durata maggiore e sono spesso più sostenibili.
Un’altra soluzione efficace è quella di utilizzare gli avanzi nella preparazione di nuove ricette. Non solo si riduce lo spreco, ma si stimola anche la creatività in cucina. Inoltre, è essenziale acquistare solo ciò che realmente serve, evitando le confezioni formato famiglia che spesso portano a un eccesso di acquisto e, di conseguenza, a un aumento dello spreco.
Secondo le indagini, il 79% degli italiani è disposto ad acquistare alimenti prossimi alla scadenza; e il 55% dichiara di saper valutare fino a quando i cibi possono essere consumati. Tuttavia, esiste anche una parte della popolazione, il 21%, che è riluttante nell’acquistare questi prodotti per motivi di percezione della qualità. Il 24% degli intervistati compra alimenti scontati, il che indica un’opportunità per i supermercati e i produttori di educare i consumatori su come massimizzare il valore degli alimenti prossimi alla scadenza.
È fondamentale promuovere una conoscenza efficace delle corrette modalità di conservazione del cibo, sia prima dell’apertura delle confezioni che dopo. Le etichette sui prodotti giocano un ruolo cruciale in questo contesto e dovrebbero sempre essere consultate per evitare il consumo di alimenti scaduti o deteriorati.
È importante sensibilizzare cittadini e comunità a comportamenti più responsabili e sostenibili. Ogni piccolo cambiamento, dall’acquisto consapevole alla riduzione degli sprechi in casa, può contribuire a un impatto significativo sul sistema alimentare e sull’ambiente. Per affrontare la crisi ambientale e le disuguaglianze sociali, è imperativo che la collettività adotti pratiche più sostenibili.