Apple- FBI scontro frontale: iPhone non si sblocca.
Quando parliamo di rivoluzione tecnologica nell’era 2.0 dobbiamo fare i conti con una grande rivoluzione socio- culturale, a monte di tutto il resto. Ormai non più solo da rete fissa, ma anche e soprattutto attraverso i dispositivi mobili, come tablet e smartphone, siamo in perenne connessione con il mondo.
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La sfera pubblica invade il privato, il privato si sovraespone comportando una contaminazione tra le due realtà, ormai non più separate. Cosa succede se questa condizione viene esasperata all’estremo?
La Apple ne sta facendo una grave questione di stato, a fronte della richiesta dell’FBI statunitense di sviluppare una versione di iOS 9 che permetta alle forze dell’ordine di sbloccare l’iPhone 5c di Sved Farook, uno dei responsabili della terribile strage di San Bernardino.
Misure intransigenti: la Apple non si piega ed è conflitto aperto.
Non si sta parlando di terrorismo e nemmeno di questioni governative, ma di privacy e delle libertà fondamentali del Primo Emendamento della costituzione statunitense. Tim Cook, amministratore delegato di Apple, ha ribadito le motivazioni che inducono lui e gli altri dirigenti di Cupertino a non accettare le richieste dell’FBI.
Cook si sente responsabile per una decisione che può coinvolgere l’intera popolazione mondiale: si tratta di libertà civile, libertà di tutelare il proprio privato. All Wrists Act può essere strumentalizzato per obbligare a fare qualcosa che renderebbe vulnerabili e passibili di pericolo milioni di cittadini: sarebbe il primo passo per un disastro sociale.
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Tutti noi saremmo potenzialmente in pericolo. L’amministratore delegato di Apple accusa velatamente le forze dell’ordine di abuso di potere, insinuando che all’FBI piacerebbe forse la possibilità di accendere la videocamera sui Mac.
Apple non si arrende: la richiesta dell’FBI.
Cook sostiene che sbloccare questo singolo iPhone non risolve la questione. Al contrario, sarebbe come aprire un vaso di Pandora, innescando una sequela di ulteriori richieste. Cyrus Vance, procuratore distrettuale di New York, ha già pronti altri 175 iPhone da sbloccare.
Qual è, esattamente, la richiesta dell’FBI a Apple? Una nuova versione di iOS 9 che non elimini tutti i dati del telefono quando viene sbagliato il PIN di accesso per dieci volte consecutive. In altre parole, le forze dell’ordine richiederebbero un sistema operativo che consenta loro tentativi per circa ventiquattrore. Cook non ha risparmiato di commentare quella che, a suo avviso, si dimostra una richiesta deplorevole e non ottemperabile.
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La posizione irremovibile dell’amministratore delegato Apple.
Gli smartphone e non solo gli iPhone sono ormai diventati finestre sulla vita di tutti noi, accessibili illimitatamente. Consentire all’FBI o a chiunque altro di accedervi implicherebbe una inaccettabile violazione della privacy. Al di là della scelta civile ed etica, non mancano riscontri pragmatici, come l’altro rischio che, una volta accettato di sviluppare questo nuovo sistema operativo, il codice creato possa essere trafugato o hackerato. Lo scenario si prospetterebbe drammatico: milioni di persone in tutto il mondo si troverebbero improvvisamente non protetti e del tutto vulnerabili agli accessi degli hackers, oltre che dal governo stesso.
Cupertino rifiuta di assumersi questa responsabilità, così come Cooks e tutte le alte maestranze dell’azienda: impossibile mettere in pericolo milioni di persone.
Privacy vs sicurezza: Apple fa fronte comune per una decisione condivisa.
Non solo Cook, ma tutto il personale di Apple ha discusso a lungo su questa scottante faccenda. Un ulteriore elemento va considerato nell’annosa diatriba tra privacy e sicurezza: sempre più applicazioni sfruttano la criptazione. Stiamo parlando soprattutto delle app di messaggistica, come WhatsApp e Facebook. Le forze dell’ordine non concluderebbero comunque nulla pur disponendo di un iPhone sbloccato, senza riuscire ad accedere alle conversazioni dei terroristi: sarebbe una inutile misura preventiva.
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Non solo Apple, ma anche ingegneri software pronti a licenziarsi.
Anziché lavorare alle richieste dell’FBI, il team di ingegneri software responsabili di iOS sono pronti a licenziarsi o ad ostacolare il lavoro sulla nuova versione di Ios.
La battaglia tra Apple ed FBI è tutt’altro che conclusa: malgrado le udienze ufficiali imminenti, il secco “no” di Apple sembra fiaccare qualunque pretesa della fazione opposta.
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